Caro Papà,
con l’aiuto della mamma ho scritto questa letterina per te. Oggi è la Festa del Papà. Voglio solo dirti che, anche se ogni tanto faccio il birbante, ti ringrazio tanto perché assieme alla mamma mi avete dato la vita con il vostro amore.
Come regalo ti ho incorniciato il biglietto aereo che ha riportato la mamma da te dopo tantissimo tempo. La maestra ci ripete sempre che, in ogni favola d’amore, il destino sa metterci il suo aiuto. Quando la mattina la mamma mi accompagna a scuola, mi piace ascoltarla mentre mi racconta la vostra storia, come vi siete conosciuti, quanto vi siete amati e come vi siete ritrovati dopo tanto tempo.
Mi ha detto che quando è ritornata tu, distratto come al solito, neanche l’avevi riconosciuta. Aveva cambiato la montatura degli occhiali e tu l’avevi scambiata per la signora del terzo piano. Mi scappa una risata, posso?
Tu hai compreso che era lei dal profumo fragolino che avvolgeva la sua pelle. Mi ha raccontato che, appena hai capito chi era, l’hai abbracciata così forte e hai cantato un motivetto buffo, come quello inventato per lei in riva al mare.
Mi ha detto pure che trasferirsi qui è stato difficile all’inizio. Come la capisco, se penso alla separazione dai nonni e dagli zii: ogni volta che andiamo in vacanza a Napoli, la nonna mi cucina gli gnocchi, il nonno mi fa vedere il mare dalle impalcature dei palazzi che costruiva, e gli zii mi portano sempre a spasso con quella bella macchina lunga. E poi, mica sono imbranati come te al volante?
Senti, papà. Ho scoperto che hanno scritto anche una favola per te e la mamma. Stasera quando torni, me la racconti? Se tu sei un delfino e la mamma una stella, io voglio essere il cielo e il mare.
Sai sei l’unico papà ad avere i capelli brizzolati. Io non avevo capito che non bastassero le mie 10 dita per contare gli anni che ti separano dalla mamma. Cosa importa. I papà dei miei compagni sono più giovani, ma nessuno saprebbe farmi divertire come te.
Papà come sei buffo quando inventi le favole per me, mi rimbocchi le coperte e cerchi di insegnarmi a giocare a palla. No, no, lo sport non fa per te. Tu sai solo scrivere, lo dice sempre pure la mamma.
Stasera non fare tardi a lavoro. Io e la mamma ti abbiamo preparato una cenetta che ti farà leccare i baffi brizzolati. Da Napoli sono arrivate pure le zeppole di San Giuseppe che ti piacciono tanto. Per la tua festa non ascolterai le canzoni di Biagio Antonacci che piacciono tanto alla mamma e quelle dei Beatles che tu adori. Ti farò ascoltare una bella canzoncina dedicata ai nostri papà, scritta assieme alla maestra e ai miei compagni di classe. Ti piacerà, ne sono sicuro.
Auguri, Papà.
Ti voglio bene.
Antonio,
Il tuo bimbo monello
Milano, 19 marzo 2022
PS: Stasera toccherebbe a te il turno per portar via la spazzatura. Non preoccuparti, ci penseremo io e la mamma.
Sessantacinque giorni in viaggio nel Sudest asiatico mi tornano in mente uno per uno nel…
Michaela (DePrince all'anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo…
Addio ad Alain Delon (1935-2024), il principe della bellezza al cinema, tra polemiche, faide ereditarie…
Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del…
I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio "libro delle facce" delle…
IL Festival di Sanremo è sempre stato caratterizzato dalla melodia fin dalla sua età della…
This website uses cookies.
View Comments
Bellissima, mi hai fatto commuovere.
Ciao, Maria. Tra pochi giorni uscirà un ebook che raccoglie 40 storie tratte da questo blog. Ci sarà anche questa naturalmente. A presto. grazie, Rosario