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Archives 2009

Pene d’amore, cercasi “strizzacervelli” disperatamente!

Lo strizzarcervelli

Rosario PipoloAlcuni anni fa una collega di mia sorella finì dallo psicologo perché il ragazzo la aveva lasciata per un’altra, che per giunta era la sua migliore amica. Che stronzo! E lo strizzacervelli le disse: “Signorina, se la goda, sia dia alla pazza gioia”. Sono sempre alla ricerca di aneddoti curiosi da condividere con voi e il prossimo arriva dal nostro Sud. Parliamo delle solite famigliole che si illudono di tenere sotto controllo le pene d’amore dei figli. Una volta la figlia che voleva scappare col ragazzo che amava, veniva mandata in collegio, dal prete del paese o addirittura dall’esorcista: “Quella svergognata è posseduta dal demonio. Vuole andarsene senza arte né parte”.  Oggi, dopo averle tentate tutte (chiusa in casa, diseredata, colpevolizzata, telefono sotto controllo, lavoro a pochi passi dall’ufficio di mammà), è arrivata l’ora dell’ultima spiaggia: lo strizzacervelli. Basteranno una decina di sedute per ripulire mente e cuore dai ricordi e far tornare “la figlia svergognata” sulla retta via, sotto la campana di vetro dei borghesotti di provincia? Sarà sufficiente un cachet di 1000 euro per liberarla una volta per tutte dal “plagio” del suo Romeo? E se il plagio significava non rispettare le regole della “sacra e mamma santissima famiglia”, ci vorranno un paio di medici  per mettere fine a tutto, magari torturandola con Valerio Scanu che canta Beyoncè!  Più che di queste pene d’amore, mi preoccuperei di organizzare una seduta collettiva. Fabrizio De Andrè diceva che sotto il letame può nascere un fiore. Aggiungerei: a meno che la cacca non sia nascosta sotto i tappeti del salotto di casa. Tra regali, borsette di Vuitton e vestitini griffati l’allegra famiglia tornerà nella squallida quotidianità. Sotto quel letame lo strizzarvelli troverà quel mucchio di pene d’amore tra i petali di un fiore. E a questo punto dovrà consultare a sua volta un bravo giardiniere!

L’alpinista e il richiamo della montagna

L'alpinista Cristina Castagna

Rosario PipoloQualche estate fa ho fatto trekking in Valle D’Aosta e sono rimasto incantato dinanzi alla bellezza della montagna. Per uno come me che viene dalla cultura del mare, è complicato scrollarsi di dosso il banale rimprovero: “Che ci vai a fare… il mare è un’altra cosa”. Quell’estate, osservando il Monte Bianco e lasciando cadere lo sguardo nel vuoto, mi sembrò di risentire la voce di tutti coloro che da quelle cime non sono tornati più. Il richiamo della montagna è suggestivo e misterioso, anche quando di mezzo c’è la morte. L’alpinista Cristina Castagna è precipitata in un crepaccio sul K3. L’ennesima tragedia che non si è potuta evitare, ma che mi fa riflettere su quanto sia forte il legame tra una parte dell’umanità e la natura.  C’è una minoranza fortunatamente che vive e rischia per le proprie passioni. Per l’alpinista italiana non si trattava soltanto di una sfida, ma di un bisogno umano che ha trasformato la devozione alla montagna in una religione, in una ragion di vita. E il biglietto lasciato da Cristina ai genitori ce ne fa fare una ragione: “Se mi succederà qualcosa lasciatemi dove la montagna mi ha chiamato a sé”. Adesso che Cristina non scenderà più da quella cima, potrà sentirsi più libera di guardare l’immenso che le montagne sovrastano?

Montreux Jazz Festival ci serva da lezione!

Prince al Montreux Jazz Festival 2009

Rosario PipoloLa Svizzera può insegnarci qualcosa su come si fa un festival. Aggirandomi al Montreux Jazz Festival, ho ritrovato la concezione di “festa”, quella stessa che Gillo Pontecorvo cercò di portare negli anni ‘90 al Festival del Cinema di Venezia. Pontecorvo non tradì la sua indole di “innovatore” perché aveva capito che un festival doveva essere “condivisione” per tutti, e non passerella elitaria di pochi. Ritornando alla musica di Montreux, mi ha fatto immensamente piacere vedere migliaia di giovani assiepati sul lungo lago, nel parco o fuori all’Auditorium ad ascoltare musica, condividere divertimento e un buon bicchiere di birra, senza avere necessariamente il biglietto della grande serata. Chi se ne frega di tirar fuori dalla tasca 120 euro per Prince, quando poi al Jazz Cafè ci danno la possibilità di vederlo in diretta video gratis? Questa sì che è vera democrazia! Ispirarsi ad una manifestazione, non significa copiarne in parte soltanto il programma. E’ lo dimostra la scarsa presenza di pubblico al Milano Jazzin’ Festival che scimmiotta Montreux. Per non parlare delle date annullate, come l’interessante duetto tra Occidente e Oriente con Hancock e Lang lang. Non sono un arcipelago di live a casaccio all’Arena Civica a farci sentire ad un festival. Eppure l’anno scorso il Milano Jazzin’ Festival era tutta un’altra musica. Montreux ci serva da lezione per fare qualche riflessione intelligente, senza piangerci addosso.

Biglietti troppo cari e la crisi dei mega concerti

Madonna

Rosario PipoloIl mio primo concerto lontano da casa risale al 1989. Avevo 15 anni e Paul McCartney al Paleur di Roma è stato per me l’apripista di centinaia e centinaia di live, visti per passione e poi per lavoro. Negli anni ’90 in Italia riuscivi a sacrificarti per un biglietto a costi  ragionevoli, ma poi con l’arrivo dell’euro i prezzi sono saliti alle stelle, soprattutto quelli dei mega concerti. La crisi planetaria dell’industria discografica ha portato gli artisti e i management a fare una scelta obbligata: perdiamo da una parte, ma recuperiamo dall’altra. Un Keith Jarrett alla Scala di Milano o un David Gilmour a piazza San Marco a Venezia possono pure valere 250 euro. Bisogna essere “malati cronici” per tirar fuori tutti questi soldi? Tirando la corda, prima o poi si spezza. Ed è accaduto questa estate tra diverse date annullate o biglietti invenduti. E i sold out annunciati?  Quelli lasciano il tempo che trovano e sono  “lo specchietto per le allodole”. C’è una via di scampo? Puntare alla formula last minute e sperare che qualche ora prima del concerto ci sia una svendita in atto. E’ successo alle recenti tappe milanesi dei Depeche Mode e U2 con biglietti acquistati tra i 10 e i 30 euro. Nonostante l’euforia mediatica, persino Madonna in Italia non riesce a fare il tutto esaurito: per la dea del pop a Milano sono rimasti più di 20.000 biglietti invenduti, mentre la tappa di Udine del 16 luglio fa registrare dati ancora più sconfortanti! Un fan di Veronica Ciccone mi ha confessato: “Con il budgest da investire per vederla a Roma due anni fa, ho pagato un volo a/r per Parigi, una notte in albergo e il biglietto per la tappa francese”.  Mi sembra un’altra via d’uscita per scampare i soliti ricatti all’italiana e dare un nuovo senso ai nostri viaggi lampo in Europa. Il 24 agosto lady Madonna sarà a Belgrado e il biglietto più economico costa 32 euro… Facciamoci un pensierino per riannodare il fascino dei Balcani alla musica pop trasgressiva e visionaria!

Quando una storia finisce su Facebook…

facce da facebook

Rosario PipoloNon vale sempre la legge dell’happy end. Mi ricordo la fine di una storia un ventina di anni fa. Paola, una cara amica d’infanzia, e Gennaro chiusero il loro fidanzamento  scaraventando dal balcone tutti  i regali. I passanti erano lì sbalorditi, ma almeno questo “sfogo plateale” fece capire a tutti e due che il destino li invitava a prendere strade diverse. E così fu. Nell’estate dei social network e della sindrome collettiva “da reality”, finiscono su Facebook matrimoni, fidanzamenti, flirt o storie transitorie. Persino una suora ha visto la vendetta del suo ex , che ha pubblicato su Facebook alcune foto in topless e non si è rassegnato a “quel maledetto voto di castità”. Come finisce una storia su un social network?  Lei mette in scena, secondo un copione da sceneggiata napoletana, il suo “status” di disperazione, e lui è lì a non fare niente. Arrivano gli amici che tra commenti e foto urlano: “Perché farci i cazzi nostri? Vieni qui che ti difendiamo noi da quello stronzo”. Nel passaggio dall’agorà reale a quella virtuale, la coppia ha perso il sacrosanto diritto di confrontarsi perchè al bivio è più opportuno scegliere la strada più comoda e patire il vittimismo della fragilità da YouTube generation. Paola e Gennaro hanno detto basta ai loro sentimenti adolescenziali con un raptus “folcloristico”, ma pienamente aderente alla realtà.  Nel cono d’ombra virtuale sulla via di Facebook o Twitter si consuma tutto in silenzio, ma trasuda come un sepolcro imbiancato l’invadenza degli ultimi baluardi delle famiglie patriarcali e matriarcali. Per fortuna, un razza in estinzione: genitori che “colpevolizzano” i figli perché l’involucro della piccola borghesia di provincia sia l’unico stile di vita: “Fa’ la cosa giusta. Lascialo e salvati finché sei in tempo”. E cosa farne di questi padri, servi per una vita intera e detentori di un labile autoritarismo, o madri che hanno scambiato la meschinità per saggezza? Lasciarli annegare nell’agorà virtuale del web come “due miserie in un corpo solo” (disse l’apostolo Gaber!), mentre “il gabbiano con l’intenzione del volo” se la dà a gambe.

Viareggio, sarai più la stessa dopo quei funerali?

viareggioblog

Rosario PipoloPiù che preoccuparci dei funerali di Michael Jackson e della sceneggiata mediatica a Los Angeles, dovremmo mantenerci nei paraggi: a Viareggio, dove rabbia e dolore non scemano dopo i funerali delle 22 vittime a seguito del deragliamento del treno merci. La città della Versilia non sarà più la stessa, soprattutto in questi giorni in cui il calendario ci dice che è estate. Ma quale estate? Chi ha voglia di aprire sdraio e ombrellone? Quando sarà ripristinata la stazione completamente, proveremo lo stesso smarrimento che ci assale sui binari di Bologna ripensando al nefasto attentato del 2 agosto del 1980. Sì, perché anche Viareggio ha subito il suo “attentato” scatenato dalla negligenza e dall’incompetenza di chi gestisce i treni in Italia. Basteranno questi fiumi di lacrime  a restituire dignità e sicurezza ai viaggatori? O una lapide commemorativa per seppellire la puzza delle coscienze? Ho un bel ricordo che mi lega ai viareggini: durante un carnevale di tanti anni fa, mi sono ritrovato a far festa nei quartieri della città toscana, marinando la solita sfilata dei carri. Tra coriandoli e maschere, la gente in strada mi offriva dolci e bevande. Ed io mi sono detto: mica hanno la puzza sotto il naso? Queste persone sono più “terrone” di me. Soffermandomi sull’immagine straziante di quelle bare, mi sono chiesto se tra le 15 vittime italiane ci fosse qualche volto incrociato in quell’occasione. I corandioli adesso sono lacrime, ma ci auguriamo che tornino ad essere “corandioli” di speranza per tutta la comunità.

Dove sono gli 007 come John Sawers? In mutande su Facebook…

bondblog

Rosario PipoloChissà se James Bond, ai tempi di Sean Connery, si sarebbe fatto incastrare dei social network, tra la fame del gossip e il motto dei curiosi della rete che sbandierano: “Perchè dovremmo farci i cazzi nostri?”. La moglie di un agente britannico ha peccato di ingenuità, mettendo a repentaglio la carriera di suo marito. Nel centro del mirino c’è John Sawers, capo supremo degli 007, che adesso potrebbe vedersi tagliato fuori dalla sua superpagata posizione lavorativa: Sua Maestà si è arrabbiata perché la sicurezza britannica è in pericolo. Mettiamoci un pizzico della nostra immaginazione. “Dove è Sawers?”, avrà esclamato dal suo trono.  “Maestà, non abbiamo sue notizie da qualche giorno. Qualcuno giura di averlo visto giocare a frisbee su Facebook”. Infatti, la signora Sawers ha pubblicato alcune foto imbarazzanti del suo uomo. Un agente segreto vestito da Babbo Natale ci può stare, ma “in mutande” no. Non ne va dell’orgoglio cazzimmoso degli inglesi? E adesso chi glielo dice a Sua Maestà che un altro simbolo del Regno Unito si è “sputtanato” per sempre?

Colazione svizzera con Kofi Annan

Rosario PipoloChi vuole fuggire da occhi indiscreti sceglie la Svizzera per un motivo: lì ognuno si fa i fatti suoi. I vip o i personaggi noti la reputano un rassicurante  “paradiso fiscale”, ma anche un rifugio perché hanno pace assicurata.

Lo scorso weekend ero in visita al Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano. A colazione, mentre litigavo con la marmellata finita sulla mia polo, ho notato un distinto signore di colore. A dire il vero lo avevo scambiato per l’attore Morgan Freeman. Il metre gli ha portato il quotidiano ed ho capito che era Kofi Annan, Segretario Generale dell’Onu fino al 2006. Quando accadono questi incontri, per me scatta una doppia sindrome: quella professionale da “reporter” che non resiste alla tentazione di tornare a casa con un’intervista; quella genetica da “napoletano”, condannato dagli altri ad essere  il curioso di turno! Niente di tutto ciò: mi sono limitato ad osservare il diplomatico ganese mentre si godeva il breakfast tra latte bianco e corn flakes.

 

Ad un certo punto il savoir faire partenopeo ha preso il sopravvento e mi sono avvicinato per sussurargli: “Signor Annan, sono contento di condividere con lei la colazione di questa domenica mattina”. Il Nobel per la Pace mi ha sorriso – speriamo che non si sia accorto della chiazza di marmellata – ed ha replicato: “Gli italiani sono simpatici. Mi piace il vostro Paese”.

Sono ritornato al mio tavolo e ho continuato la colazione. Prima di andare via, Annan si è fermato al mio tavolo e mi ha sorriso. Mentre mi ha salutato con un cenno del capo, ha sussurrato: “La sua Napoli e i napoletani esprimono la solarità dei popoli del Sud del mondo”.  In quel momento mi sono reso conto che dal mio accento aveva capito la provenienza.

Kofi Annan si avviò lentamente verso l’uscita. Scomparve come in un acquerello.

Trenitalia a Viareggio e Poste Italiane a Roma, la vergogna del Belpaese

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Rosario PipoloE’ ancora tragedia sui binari italiani. Un altro deragliamento e Viareggio finisce in fiamme a causa dello scoppio del treno merci Trecate-Gricignano che trasportava gas gpl. La città della Versilia proclama un lutto di tre giorni mentre sale ora dopo ora  il bilancio di morte e feriti. Il vero orrore è un altro: i vertici di Trenitalia sprecano parole inutili pur di difendersi. Lo stesso personale delle FS dichiara alla stampa che c’è “scarsa manutenzione”.  Nel caso di Viareggio, ad essere in pericolo non sono stati solo i viaggiatori, ma anche la stessa comunità. E pensare che quella zona è frequentata da tanti giovani e la tragedia sarebbe stata insostenibile se fosse successo in un altro orario. L’Italia è messa male anche per quanto riguarda il recapito della corrispondenza e Poste Italiane torna nel mirino dopo il polverone alzato dal free press Leggo: “A Roma finiscono al macero tra i 50 e 55 quintali di posta. C’è anche corrispondenza buona, quella che ha tutte le carte in regola per essere recapitata”.  Da Milano a Napoli scatta l’allarme dei consumatori che ormai ne possono più di questa indecenza. In questo inizio di luglio i dirigenti di Trenitalia e Poste Italiane si beccano un monito dal Belpaese incazzato: “Fa’ la cosa giusta! Dimissioni”.

IPhone e H3G, il grande bluff di Tre Italia!

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Rosario PipoloL’oggetto del desiderio della telefonia ha un nome: IPhone. La notizia che l’operatore Tre Italia avrebbe venduto “a prezzi accessibili” il telefonino della Apple ha fatto sussultare mezza Italia. Un’operazione di marketing ben confezionata? La maggior parte dei consumatori picchia duro contro TIM e Vodafone per i costi dell’apparecchio e le tariffe applicate. Ecco che spunta 3 Italia  nella nuova veste di paladino del mobile con una missione:  liberare l’Iphone e trasformarlo nel telefono di tutti. Macchè, il trucco c’è e come se si vede. Chi vuole fuggire dal “ricatto” dell’abbonamento può anelare sempre all’oasi della “ricaricabile”. Lo specchietto per le allodole è il vecchio Iphone 3 G a 99 euro con un piano ricaricabile. Peccato che, per averlo a questo prezzo, il cliente debba ricaricare il telefonino ogni mese con 30 euro! Moltiplichiamo 30 per 12 mesi e, facendo due conti, ci convinciamo che è meglio acquistare l’Iphone sganciato da qualsiasi operatore. Inoltre, se non c’è copertura UMTS, 3 Italia farà pagare una tariffazione extra per la navigazione Internet. La partita è ancora aperta e vale la pena aspettare, sperando ci sia una controproposta dei due player Tim e Vodafone!