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Archives 2009

Battibecco all’italiana, si salvi chi può!

blog150Si salvi chi può da questo vortice mediatico che trasforma politici in orchi da minorenni. Chi se ne frega di votazioni, di cosa ne sarà dell’Italia alle prossime Europee o degli sbalzi d’umore della Corea del Nord. L’importante è ficcare il naso nel cortile e vedere che aria tira: due direttori di giornale che si azzuffano in tv sul gossip politico-pubblico-familiare del momento, dimenticando che qui nessuno è santo e che l’Italia dell’editoria è fatta di “padrini” e “padroni” senza eccezioni.  Si salvi chi può dai leader imprudenti che non pensano prima di parlare, offendendo e tirnado in ballo persino la figliolata dell’avversario politico.  E mentre una coppia di giornalisti italiani prosegue sulle vecchie orme di Woodward e Bernestein del Washington Post per innescare il “Watergate italiano”, il rebus del gossip si fa più complicato. Dopo il fidanzato, spunta “la zia” della dolce pupilla e l’intrigo diventa al gusto di soap opera. Ci sarà ancora qualcuno di buonsenso con il coraggio di distaccarsi da questa sceneggiata? Il gossip dilagante non serve a farci star meglio. Le nostre tasche sono sempre più vuote e all’estero continuano a ridere di noi.

Il sogno di un veneto al Castello di Bevilacqua

castello150Continua a piacermi l’idea di vagabondare in posti minuscoli dello stivale italiano alla ricerca di storie da raccontare, dei sogni di piccoli uomini. Come quello di un imprenditore veneto che quasi venti anni fa ha visto il rudere di un castello e se ne è innamorato. Gabriele Cerato non ha pensato di restituirgli una seconda vita per viverci con la sua famiglia, ma per condividerlo con gli altri. Oggi il Castello di Bevilaqua è una delle location più suggestive del padovano,  a pochi passi da Montagnana. Pernottando lì ho capito che le atmosfere fiabesche possono stare anche ad un passo da casa tua, basta cercarle. Al di là delle leggende, non ci sono fantasmi, ma solo una memoria storica di più di 700 anni. Il sogno di quell’anziano signore veneto è rimasto in eredità a Roberto Iseppi e sua moglie Miresi che gestiscono il castello di Bevilacqua con ragguardevoli riscontri. Oltre ad apprezzare l’audace arte culinare dello chef, mi ha colpito la vera anima di questa coppia castellana: aprire la location a tutti, anche per una semplice visita monumentale. Un’amica insegnante alle elementari mi ha raccontato di aver portato la classe. Gli alunni sono rimasti entusiasti. Qui la questione è un’altra. A rendere fiabeschi gli scenari non sono i luoghi, ma soprattutto le persone. E il sogno di quel signore veneto aleggia ancora tra le mura perché è la memoria di Gabriele Cerato a custodire la magia di quel castello nel padovano! 

Noemi Letizia, nuova “velina” del reality del Belpaese

noemi-letizia150Fino a qualche mese fa quando si digitava il nome “Noemi” su Google, veniva fuori la vincitrice morale di X Factor: Veronica Scopelliti in arte Noemi. Certo che se la brava vocalist del talent show di Raidue avesse saputo cosa sarebbe accaduto da lì a poco, forse avrebbe optato per un altro nome d’arte. Il nome di Noemi è finito sulla bocca di mezza Italia, ma riferendosi a Noemi Letizia, la pupilla di Silvio Berlusconi che ha scatenato un vera e propria bufera. Se ne sono dette di tutti i colori in rete e la pagina di Facebook “Berlusconi rispondi!” ha già superato i 65.000 iscritti : è figlia naturale del Premier o è un’altra delle solite infatuazioni, colpevoli di aver messo fine al matrimonio con Lady Veronica? Inoltre, pare che l’ex ragazzo di Noemi abbia rivelato notizie scottanti al quotidiano La Repubblica, che hanno fatto inviperire la famiglia.  Mentre l’Italia continua a star dietro a questo gossip gigante, io mi chiedo: perché sprecare pagine intere di giornali con foto ed interviste dedicate a Noemi Letizia? Per vendere qualche copia in più o far finta che sia tutto un complotto per spodestare re Silvio dal suo trono? E poi fanno bene a prenderci per culo all’estero, perché in procinto di nuove elezioni politiche il Belpaese si distrare volentieri sulla gobba dell’inciucio!

Simona Ventura, saggia a lasciare X Factor?

simo150Quando hanno chiesto ad Annie Lennox cosa pensasse di X Factor, lei non ha esitato un attimo prima di rispondere: “Varietà da circo. Dove i concorrenti vengono giudicati da incompetenti e subiscono pressioni e umiliazioni”. Condividiate o no questa dichiarazione, io mi fermerei sul termine “incompetenti”. Nell’edizione italiana dei tre giudici quella poco competente era proprio Simona Ventura, che ha deciso di non prendere parte alla terza edizione di X Factor. Simo – così la chiama il suo popolo su blog e forum – ha preso una decisione saggia, ma senza neanche sfiorare la probabile ipotesi che fosse un pesce fuor d’acqua assieme alla Maionchi e Morgan. Nella lettera pubblicata sul suo sito sottolinea: “Io sento di stare attraversando una fase della vita in cui voglio lasciare spazio anche ad altre priorità come gli affetti e la famiglia, che sono la cosa più importante”. Questa potrebbe essere una giustificazione come tante altre, magari come la solita tiritera che si leggeva sui vecchi rotocalchi. Nel congedarsi, la Ventura mette in chiaro due cose: “A partire dalla consacrazione di Francesco Facchinetti, in cui ho fortemente creduto fin dai suoi esordi come inviato dell’Isola; alla grande soddisfazione di aver contribuito alla nascita di una nuova stella della musica italiana quale è Giusy Ferreri”. Che sbadato, non mi ero mai accorto che Simo fosse una grande talent scout. Chi sarà il prossimo erede? Speriamo che i vertici Rai si giochino la carta della “competenza musicale”, strappando il jolly della popolarità da tubo catodico. Forse così Annie Lennox potrebbe ripensarci e rendere meno acido il suo “sindacabile” giudizio!

Il prosciutto di Montagnana, dal sapore alla geografia dei luoghi

prosciutto150A casa mia il prosciutto crudo non è mai mancato. Da ragazzino ero sfaticato nelle faccende domestiche, ma a fare la spesa ero il numero uno! Se il salumiere non me lo dava a taglio perfetto,  lo eliminavo dalla lista della spesa.  La salumeria è un’arte e lo conferma la mia recente sosta a Montagnana, graziosa località veneta e patria di un prosciutto dolce dop. Volete provare a far sussultare il vostro palato? Assaggiando il crudo dell’antico prosciuttificio Attilio Fontana , mi sono convinto della via che unisce gusto e geografia dei luoghi. Lo so di essere troppo “proustiano”, ma il sapore del crudo di Montagnana non ha spalmato solo qualche ricordo nel mio fine settimana veneto. Ha risvegliato in me una più acuta tutela e promozione del patrimonio gastronomico locale, a cui le istituzioni locali devono dedicare tutti gli sforzi possibili. Potrebbe essere la volta buona per farci disinnamorare dei salumi industriali e delle tristi corsie degli ipermercati.

“Casini” in famiglia per la campagna elettorale dell’Europee

casini150Si avvicina la tornada elettorale delle Europee e devo dire che quest’anno non vedo il solito assalto dei manifesti politici. Qualche oscenità si intravede in ambito locale, ma la crisi si sente anche in tal senso: molti politici hanno ridotto le affissioni e, prendendo il buon esempio da Obama, si sono riversati sui social network (Facebook in testa!). Il povero Pierferdinando Casini ha lanciato una campagna di comunicazione lineare per l’UDC, urtando gli equilibri familiari. Il petteghuless politichese parla di “casini” in famiglia! Infatti, i bambini coinvolti nelle immagini dei nuovi manifesti sono nati dall’unione con Azzurra Caltagirone. Insomma, già ai cattolici non va giù che “un divorziato” cammini a spalle alte e adesso si mette pure l’ex moglie di Casini, offesa per aver lasciato fuori “i figli da primo letto”. Senza mettere il dito tra “ex” moglie e marito, io guarderei il bicchiere mezzo pieno: con questa scelta Pierferdinando Casini ha risollevato la massima eduardiana “E figli so ‘ffigli”, ribadendo timidamente che  anche i figli postumi devono tornare ad avere il ruolo che gli spetta nei giorni delle “famiglie allargate”. E chi si è visto escluso dai manifesti elettorali, può sempre consolarsi con l’altra massima da sceneggiata “I figli so piezz’e core”.

E poi dice che non si può mangiare fuori spendendo poco!

carbonara0704_468x454150Sono in molti a sostenere che i giornalisti siano “scrocconi”. Per quelli che lavorano come me nel settore dell’intrattenimento, le malelingue si moltiplicano: ti invitano qui, ti invitano lì! Anche a noi succede di pagare e, vista la miseria degli stipendi, la scelta di andare a pranzo fuori di questi tempi è davvero un dilemma. Un pranzo low cost? Qualcuno lo snobba perché poi nel menu c’è  lo scarto. Smettiamola di generalizzare. Sabato scorso ero seduto all’Osteria dell’Operetta, in corso di Porta Ticinese a Milano. Un posto delizioso: nonostante la dieta, mi sono gustato la mia carbonara e del pesce spada alla griglia con un contorno di verdue, accompagnato da una mezza bottiglia di acqua San Pellegrino. Mi sono visto arrivare il conto: 12 euro. Non vedevo un prezzo così da chissà quanto tempo. Credevo avessero sbagliato, invece era giusto perché rientravo nella formula del menu fisso. I gestori dell’Osteria dell’Operetta sono giovani ed hanno un grande pregio: tenersi distanti dal solito “disfattismo lagnoso da effetto crisi” e impegnarsi a mantenere – per la gioia del palato e delle tasche – un buon rapporto qualità-prezzo. Mangiar fuori ci svuota i portafogli? Quasi quasi mi abbono e così pranzo fuori ogni sabato, alla faccia della “mia dieta” e della “crisi”!

Musica, quanta voglia di beneficenza per l’Abruzzo!

renato-zero150Musica e solidarietà sono due parole che si incrociano e spesso vanno pure d’accordo, raccogliendo anche fondi da capogiro. La tragedia del terremoto in Abruzzo ha scosso l’anima di molti musicisti: da Vasco che ha donato 100 mila euro dal palco del concertone del 1° Maggio alle decine di eventi musicali che si moltiplicano lungo lo stivale italiano. Persino quando c’è di mezzo la beneficenza può scattare “la competizione” e quel timido orgoglio che smuove punte di campanilismo. Milano chiama e Roma non perde tempo a rispondere! Mentre Laura Pausini recluta le donne della musica per un mega evento il 21 giugno a San Siro, Renato Zero, Claudio Baglioni, Antonello Venditti e tanti altri si incontrano dall’altra parte della barricata per una notte di note all’Olimpico di Roma: la capitale gioca d’anticipo e la data è fissata per il 20 giugno. E’ di buon auspicio guardare tanti artisti che si danno da fare per una giusta causa. Sarebbe più stimolante se ci fosse sempre una continuità nei progetti benefici, anche da parte dei management che fanno il buono e il cattivo tempo sui costi dei concerti. E qui il traguardo non è realizzare il mega show per fare il colpo grosso nel Belpaese, scimmiottando i concertoni americani, ma spingere il cervello in un’altra direzione: la musica può farci ritrovare il piacere della “diversità”, da qualsiasi parte provenga e non importa se quel palco sia a Roma o Milano.

Il mio addio “in ritardo” a Domenico Di Meglio, direttore del quotidiano IL GOLFO

domeni-di-meglio-ischia150Ho sempre snobbato la stampa locale campana e i motivi sarebbero troppo lunghi da spiegare. Quando ho iniziato a fare questo lavoro, il mio destino mi ha portato al Golfo anziché al Giornale di Napoli. Ho preso il traghetto per Ischia e mi sono presentato dal direttore per un colloquio dicendogli: “Voglio fare questo mestiere, ma non sono né figlio né nipote di un giornalista”. E lui mi ha dato una pacca sulla spalla, replicando: “Sei coraggioso, ma da noi non c’è bisogno della raccomandazione.”. Qualche giorno fa a Milano, per un beffardo gioco del destino, ho scoperto che Domenico Di Meglio, esemplare giornalista e direttore del quotidiano Il Golfo, se n’è andato poco più di un mese fa: giusto il tempo di finire l’ultimo editoriale e la sua penna si è fermata per sempre. Di Meglio o lo adoravi o lo detestavi. Lo detestavano coloro che non gradivano “i militanti dell’informazione” combattivi e senza peli sulla lingua. Lo adoravano quelli come me che, al di là degli allineamenti ideologici, erano esterefatti dalla sua tenacia. Non ho mai subìto alcuna “censura” sotto la sua direzione: una volta ho scritto un lungo elogio al teatro-canzone di Giorgio Gaber e lui col suo modo sornione mi ha sussurrato: “Da qualsiasi parte sei, la grande arte resta sempre tale”. Conoscendo Domenico Di Meglio ho imparato a voler bene agli “isolani” e il rammarico è quello di non esserci stato all’ultimo saluto. In ritardo gli scrivo: “Direttore, mi spiace essermene andato perché tu dicevi sempre che noi giovani eravamo la salvezza del Sud. Ho mollato, sono stato un vigliacco”. Addio a Domenico Di Meglio, giornalista di trincea che ha trasformato un quotidiano locale in una voce forte del golfo di Napoli e delle sue Isole.

Quella sera in auto con Gianni degli Audio 2

audio2150Alcuni anni fa, al ritorno da un concerto di Eduardo De Crescenzo, ho “scroccato” un passaggio in auto per tornare a casa. Alla guida c’era una persona che ti sembrava di conoscere da una vita. Ci siamo messi a parlare di musica, intrattenendoci parecchio sotto casa mia. Lui era Giovanni Donzelli degli Audio 2, bellissima voce accusata dai più ottusi di imitare Lucio Battisti. E lui mi ha detto: “Che colpa ne ho se ho quel timbro di voce? E pensare che all’inizio Battisti non mi piaceva per niente“. L’episodio che mi ha divertito è stato quello della telefonata di Mina, scambiata dalla moglie di Gianni come “uno scherzo di cattivo gusto”. E poi diciamoci la verità: cosa sarebbe l’album cult Mina-Celentano senza le canzoni degli Audio 2? Il loro penultimo album è passato inosservato, ma adesso il duo partenopeo è tornato a far parlare di sè: un disco con Giulio Rapetti (preferisco chiamarlo Mogol solo se lo associo a Battisti!) non capita tutti i giorni. MogolAudio 2 è un progetto musicale fatto da dieci inediti scritti con la compilicità di grande maestro. Gianni Donzelli e il suo amico di “sventura musicale” Vincenzo Leomporro meritano ancora tanto successo per professionalità e vena creativa! Tifo per loro non solo perchè sono partenopei.  Speriamo di “scroccare” anche stasera un altro passaggio in auto: e se alla guida ci fosse di nuovo Gianni?