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Archives 2009

Silvio e Veronica, trappola mediatica?

silvio150Il reality trasloca dalla casa del Grande Fratello nella tenuta di Arcore. Veronica Lario annuncia il divorzio da Silvio Berlusconi e tutti i media stanno al gioco, persino i siti web stranieri. E questa volta non si tratta di un anonimo vicino della porta accanta né di un capriccioso gossip per vendere qualche copia in più dei giornali: al centro della tormenta c’è il Premier e la sua first Lady in una nuova tornada di campagna elettorale. I panni sporchi si lavano in famiglia e i più saggi preferirebbero che le questioni private restassero tali. Senza entrare nel mertito del romanzetto rosa che va avanti da mesi – dalla Carfagna al caso Noemi – mi concedo una considerazione.  Leggo in un articolo del Corriere.it l’affermazione “Non esageri, presidente, Repubblica e Stam­pa hanno fatto semplicemente il loro lavoro”. Io farei un passo indietro a cavallo delle notizie di inciucio da salotto di due prestigiosi quotidiani italiani. A quel 31 gennaio del 2007, data in cui Repubblica decise di pubblicare un lettera di Veronica Lario dal titolo  “Mio marito mi deve pubbliche scuse”. E forse qui ad essere indignati dovremmo essere “noi lettori” nei confronti di un direttore di testata che ha accartocciato il giornalismo in una pattumiera da reality show. Sia o no una trappola mediatica, la love story di Silvio e Veronica ha il sacrosanto diritto di vedere  in privato la fine dei suoi giorni!

X Factor, Matteo, Jury, i Bastard e il miracolo EP!

cover-ep_jury_media150Vincitori e vinti, anche in un talent show come X Factor, adesso devono fare i conti con la popolarità musicale. Riusciranno il giovane Jury e i fantastici Bastard sons of Dioniso a spodestare Matteo dal trono? Tutti e tre sono coccolati discograficamente dalla Sony/BMG e si stanno sfidando all’ultima canzone con un album EP. Finiti sul mio iPod, li ho ascoltati diverse volte. Impossibile di Matteo conferma l’indole melodica del vincitore livornese . Qualcuno vuole negare la tendenza di Matteo ad imitare l’impronta vocale degli interpreti originali delle coverr? Jury ci prova con Mi fai spaccare il mondo: l’inedito che dà il titolo all’EP non è malvagio, nonostante le pecche della dizione siano troppo evidenti. Jury smentisce un luogo comune, ovvero che non sempre si possono far miracoli in uno studio di registrazione! Infine, nell’ Amor carnale i Bastard sons of Dioniso sono poco convincenti negli inediti, ma insuperabili nelle cover. L’EP dei “Fab Four” della Valsugana è un memorabile “esercizio di stile” perchè passano con disinvoltura da Pietrangeli ai Rokes come se avessero respirato quei cambi di marcia musicale! Spero che nel secondo album inseriscano pure la beatlesiana With a little help from my friends. E la copertina? Per chi è legato al supporto anche l’occhio vuole la sua parte. Mi piace quella dell’album di Jury perché quella fiamma rappresenta l’entusiasmo di un ragazzo con la voglia di spaccare il mondo.  Ad majora a tutti!

In aula con Alessandro Lucchini

foto_lucchini120Le aule sono diventate posti noiosi e scontati. Se mettiamo piede in alcune Università pubbliche del nostro Paese, spuntano professori che hanno fatto la muffa. Nei miei anni universitari alla Federico II di Napoli ho ribadito la mia posizione: portare in aula un numero maggiore di docenti esterni per far conquistare agli studenti il contatto con le realtà aziendali. Fare questo discorso da Roma in giù equivale a sbattere la testa contro il muro! Qualche anno fa ho incrociato su una rivista il nome di Alessandro Lucchini ed ho tentato invano di contattarlo per un’intervista. Per puro caso mi sono ritrovato in aula da allievo per un corso di Business Writing. E’ stata un’esperienza costruttiva e non solo perché Lucchini è tra i nomi più autorevoli in questo settore (procuratevi i volumi “La magia della scrittura” e “Business Writing”). Estremamente versatile e multimediale,  ha una capacità di coinvolgimento sorprendente e sa come prendere per la gola chiunque gli stia di fronte: quando a un partenopeo gli servi una piccola porzione di celluloide di Totò, Peppino e la malafemmena, è inevitabile che scatti la scintilla! Scivolando sulla neurolinguistica, mi sono riscoperto “visivo” e “olfattivo”. E a proposito di ricerca di odori, Lucchini mi ha restituito inconsapevolmente un ricordo perduto: ogni volta che annuso una scia di dopobarba Denim, mi metto alla ricerca di mio nonno Pasquale. Accadrà finché resterò ingabbiato nella mia memoria, finché i ricordi da Napoli mi daranno la caccia in ognu punto di Milano. Spero che questo accostamento tra una briciola di emozione e il business writing non sia sacrilego e poco adatto alla circostanza. Mi auguro che Alessandro Lucchini chiuda un occhio: è nostalgia cronica riportare a galla un puzzle degli anni della gioventù?

Benedetta e l’alba di un nuovo giorno

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Rosario PipoloQuando ti ho vista piccina piccina tra le braccia di tua madre e mi sono accovacciato nei tuoi occhi, mi hai riportato all’estate del 1992. Benedetta, ho conosciuto tuo padre allora, durante una vacanza studio a New York: lui era un milanese con la faccia da secchione (mi incantavo quando mi parlava di James Joyce) ed io un napoletano con la faccia stralunata, malato di teatro e musica. Lo sai quando siamo diventati amici per la pelle? Condividendo una notte indimenticabile al Greenwich village, girando tra i locali, con pochi soldi in saccoccia e sperando di incrociare Bob Dylan o Woody Allen. Rincasando gli ho chiesto un prestito di 50 dollari per comprare il primo lettore CD! Me li ha dati e si è fidato di un napoletano. Quando sono stato a Milano al concerto di Paul McCartney, mi ha ospitato a casa sua ed ho trascorso delle belle ore. Non c’era Internet , Facebook o le email per comunicare, ma siamo rimasti in contatto. Quando nel 1998 sono venuto a Milano con una valigia piena di sogni, tentando in vano di trasferirmi, tuo padre mi ha aiutato in tutti modi pur di non farmi sentire “un emigrante”. Ricordo quando mi ha accompagnato alla stazione a prendere un Espresso notturno (un treno da film in bianco e nero!) che mi avrebbe riportato a Napoli. Mi ha dato una paccata sulla spalla come per dire ” i sogni possono esistere se lo vogliamo”. Ho pianto dallo sconforto, ma lui non se ne è accorto. Tutto questo per condividere con te, Benedetta, la voglia di sognare, sì con te che sei venuta al mondo da poco più di un mese. Saranno in tanti a voler farti indossare una camicia di forza, ma con un paio di sogni in tasca non ti sentirai mai sola. E’ bello ritrovarsi, soprattutto di questi tempi in cui i legami veri sprofondano nella superficialità. Ho ritrovato Francesco, marito e papà, e non è poco. Ti sono grato, Benedetta, perché nel tuo sguardo ho ripescato qualche briciola di me, all’alba di un nuovo giorno della tua vita, un dono immenso. Felicità.

Grande Fratello 9, non sparate contro Ferdi!

ferdi150A parte la prima edizione, mi sono sempre rifiutato di guardare il Grande Fratello. E non voglio neanche sprecare queste poche righe a disposizione per spiegare il perché. A buon intenditore poche parole. Tuttavia, la vittoria di Ferdi, il ragazzo montenegrino con una triste storia alle spalle, mi porta a qualche considerazione. Si sa che gli autori del reality show della Endemol ne sanno una più del diavolo.  Il colpo grosso di uno scaltro sceneggiatore è quello di non perdere mai il contatto con la realtà. Quale migliore ispirazione di un fatto di cronaca di ieri o di oggi?  Arrivo da clandestino nel nostro Paese, rifiutato dal padre e abbandonato dalla madre, una riproposta da romanzo d’appendice in stile balcano. Così questa vittoria inaspettata commuove l’Italia del tubo catodico, che ha trovato una buona occasione per lavarsi le coscienze. All’estero ci dicono che siamo diventati “razzisti”. E così metteremo una foto di Ferdi sul comodino, restando incazzati neri con l’amministratore del condominio perché non ha trovato la maniera garbata per sfrattare il vicino “extracomunitario”.  Mi fermo qui altrimenti il discorso si complica. Tuttavia, mi sono indignato ascoltando alla radio qualche giornalista “brillante” che ha proposto un sondaggio: “Cosa fareste se vostra figlia si presentasse a casa con uno zingaro?”. Il male peggiore, oltre ai soliti problemi di integrazione, è offrire spazio a personaggi sospetti e afflitti da luogi comuni, analfabeti di storia e geografia, che non hanno ancora imparato a scindere la dignità dalla diversità!

X Factor, vince “il mieloso” Matteo Becucci ma l’Italia tifa per i Bastardi!

matteobecucci_xfactor150Che cosa potevamo aspettarci da una domenica sera in tv su Raiuno? Il Belpaese poltronaio è riuscito a trasformare con i giochi di prestigio del televoto un trampolino di lancio come X Factor nell’ennesimo tonfo della giostra musicale della tv generalista! Ha vinto Matteo Becucci, ha vinto il “bacchettone belloccio”, ha vinto la scontata melodia all’italiana grattuggiata da sempre. Chi negli anni ottanta era sintonizzato sul Festival di Sanremo con le canzoni mielose di Christian – ve lo ricordate il ricciolone  che ha incanto le nostre mamme con Abbracciami amore mio e Cara? – ha preso un abbaglio ed ha ritrovato un figlio legittimo di quella canzonetta all’italiana. E basta con la solita storia. Il jolly ce lo avevamo a portata di mano e si chiamano Bastard Sons of Dioniso.  Chi più di loro, dopo la performance strepitosa con Elio e le storie tese, avrebbe meritato di vincere la seconda edizione del talent show? L’Italia che apprezza l’alternativa al solito tam tam musicale, si è accorta dei nuovi moschettieri della Valsugana. Sono loro ad essere stati eletti a furor di popolo perché funzioneranno dal vivo. Se avranno tra le mani pezzi validi, saranno anche un buon successo discografico.  Nell’ultima puntata promossa su Raiuno, Morgan è stato troppo quieto per i miei gusti. Da chi è stato addomesticato? Jury sopravviverà imparando a scrivere altre canzoni belline e Matteo finirà nel dimenticatoio dei ricordi riciclati. Il vero souvenir da tenere stretto in questo X Factor 2009 sono loro, i Bastard Sons of Dioniso. Il fato bacia sempre gli esclusi e, per fortuna, questo succede anche nei tempi folli del Televoto!

Terremoto in Abruzzo, tutta colpa di una vignetta di Vauro?

vauro150La scomunica del vignettista Vauro Senesi dalla trasmissione Annozero non servirà né a lenire ferite né ad aiutare chi è rimasto senza tetto. Sono deluso dal questo teatrino televisivo all’italiana, da un professionista come Michele Santoro che continua a fare la vittima di una “dittatura persistente”. La libertà di satira è un sacrosanto diritto, ma per me quella caricatura sull’aumento delle cubature dei cimiteri si poteva evitare. Il terremoto dell’Abruzzo ha riunito l’Italia per pochi giorni, ma adesso ognuno è tornato al suo destino: o sei di Destra o sei di Sinistra, e non c’è via di scampo. Appena esprimi un’opinione finisci nel calderone. Che lo spettatore torni ad avere il diritto di contestare perché c’è anche chi quella vignetta non l’ha mandata giù. Il problema è un altro: è necessaro trasformare tutto in un caso politico? Vauro è comunque un artista e un creativo che merita rispetto per il suo lavoro. A me sono piaciute due caricature: “Gli sciaccalli si aggirano tra le macerie, i lupi invece aspettano gli appalti delle ricostruzioni!” e “Si poteva prevenire? Pare fossero troppo impegnati a prevenire quello della Borsa”.  Censurare non è una soluzione spicciola e approssimata? Al di là della “vignetta offensiva”, qui quello da censurare è Bruno Vespa con il suo piagnucolio da chierichetto: il patron di Porta a Porta dovrebbe rileggere la sua scheda nella Garzantina della Televisione curata da Aldo Grasso!

Briciole, la rivincita di Noemi

noemi2150Diciamoci le cose come stanno. Simona Ventura continua a giocare all’incompetenza musicale e, nella semifinale di X Factor, butta fuori Daniele Magro. Jury continua a fare figuracce e riesce a spuntarla per la finale del talent show di Raidue. Tuttavia, a mettere in ombra gli altri c’è Noemi, “imgiustamente squalificata”, che a inizio puntata ha cantato da ospite il nuovo singolo Briciole. Non c’è bisogno di attendere il primo album (in uscita il 24 aprile) nè guardare i dati di iTunes (Briciole è il pezzo più scaricato!) per capire che la ragazza ha stoffa ed è migliorata tecnicamente. A parte la mia cottarella iniziale per i Farias, io continuo a sostenere Noemi e The Bastard sons of Dioniso. La band dell’Alta Valsugana ci ha regalato una bella cover di Elvis e sono convinto che dal vivo farà furore! Piccolo appunto: ho apprezzato la jam session all’Alcatraz di Milano per aiutare i terremotati dell’Abruzzo. La sarabanda di X Factor – in rete circolano alcuni spezzoni del concerto – è riuscita a trasmettere entusiasmo e solidarietà. Adesso aspettiamo la finale, sperando di non avere brutte sorprese. Che lo scettro sia dei Bastard e Noemi assapori  il successo di Giusy Ferreri!

Agata, la bimba con le trecce e un piccolo batticuore

agata150Charlie Brown aveva nel mondo magico delle sue strisce “la ragazzina dai capelli rossi”, che gli fece perdere da subito la testa. Io ho recuperato dalle sequenze dell’infanzia il mio primo batticuore. Era un pomeriggio estivo del 1976. Mio padre si fece aiutare da un collega per montare la porta blindata all’ingresso di casa. Quest’ultimo si fece accompagnare dalla figlia, una deliziosa bimba con le trecce che prese la mia palla rossa e iniziò a farla rimbalzare contro il muro. Neanche mia mamma si accorse di quanto la guardassi incantato. Agata era assorta nei suoi movimenti, mentre a me piacevano le sue lunghe trecce. Ogni tanto si voltava e mi sorrideva, invitandomi a palleggiare. A me aumentava il battito cardiaco in panne per la prima “cottarella” (i pediatri sostengono sia improbabile all’età di tre anni!) e per non fare figuracce restavo lì imbambolato (lei aveva un paio d’anni più di me). Rimase da noi tutto il pomeriggio e fece merenda con me. Poi arrivò l’ora di andar via e si dissolse come un tramonto. Lasciai la palla immobile in un angolo della casa, sperando che lei ritornasse il giorno dopo, o l’altro ancora. Niente, Agata non si fece più viva. Sperai che qualcuno sfondasse quella “maledetta porta blindata”,  con la sperenza che tornasse col papà. Così come ha fatto Charlie Brown con la sua ragazza dai capelli rossi, io l’ho cercata invano e, col passar del tempo, Agata è diventata un ricordo vaporoso come un dolce fiocco di zucchero filato. La settimana scorsa ho ricevuto una telefonata inaspettata con la complicità dei miei. Era Agata, incredibile! Adesso non ha più le trecce, è cresciuta anche lei e dopo tutto non abitiamo poi così lontano. Al di là di quello che pensino gli altri, il ricordo di quella “bimba dalle lunghe trecce” mi ha fatto riafferrare l’intensità dei legami creati nell’infanzia, anche se poi durano pochi istanti. Agata è riapparsa come una dolce sorpresa da un uovo di Pasqua ed è perciò che voglio condividere con lei qualche briciola pasquale, in questi tristi giorni dopo il terremoto in Abruzzo.  Sì, proprio con Agata, che forse crescendo si è tagliata su misura un manto di speranza come succede nel film Agata e la tampesta di Silvio Soldini. Ed io? Io preso da una nostalgia canaglia ho lasciato volare quel ricordo come un aquilone, con l’augurio che arrivi sul davanzale della finestra di Agata.

Terremoto in Abruzzo, si dimetta Bertolaso

terremoto150In Italia siamo pronti a piangerci addosso quando il guaio è fatto. Il terremoto in Abruzzo è sicuramente un altro brutto colpo che riporta a galla una nozione dimenticata. Io me la ricordo ancora la mia maestra in cattedra a ribadire che “l’Italia era un paese sismico”. C’è stato qualcuno a ricordarcelo per evitare la catastrofe ed è stato pure denuciato. E’ un paradosso in stile Belpaese da far rabbrividire. Giampaolo Giuliani, ricercatore sul Gran Sasso, aveva annunciato un “sisma disastroso” e il capo della protezione civile Guido Bertolaso lo aveva etichettato tra “gli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false” (la notizia è sul Corriere.it del 6 aprile).  E’ davvero grave se un terremoto si può prevedere e non si fa niente per tutelare i cittadini, nemmeno in un disastro di così larga misura. Mentre l’Abruzzo piange le vittime, l’Italia dovrebbe indignarsi di fronte a questa vicenda spiacevole  e il capo della protezione civile chiedere le dimissioni. In un paese civile succede così, ma nel Belpaese cialtrone la tendenza è incollare “il culo” sulle proprie poltrone.