Per Lucia, regalo di Natale
Napoli, 24 dicembre 1945. E’ la vigilia di Natale. In serata una giovane coppia, sposata da pochi mesi, si ferma dinanzi alla vetrina della pasticceria Pintauro a via Roma. Lucia è incinta e Pasquale è disoccupato da un po’ di tempo. Lucia guarda i dolci e sofferma lo sguardo su una cascata di roccocò (tipici dolci natalizi partenopei). Pasquale mette le mani in tasca e riesce a sentire a malapena la forma di una monetina. Entra in pasticceria e mostra al commessa quel soldo, che gli vale mezzo roccocò. Mentre la sposa mangiucchia quel dolce natalizio, Pasquale le prende la mano e la conduce verso piazza del Plebiscito. E’ racchiuso in quel minuscolo gesto d’amore la loro cena della Vigilia di Natale. Non è né l’incipit di un romanzo né il primo capitolo di un romanzo d’appendice che fa il verso a Charles Dickens. La bambina nel pancione di Lucia era mia madre, che sarebbe nata cinque mesi dopo. Puntualmente il 24 dicembre mi ritrovo a Napoli, con gli occhi appannati appoggiati alla vetrina della pasticceria Pintauro, e faccio vivere nel mio cuore quell’istante come se Lucia fosse ancora lì. Lucia Alterio, mia nonna, ha raggiunto la sua metà durante le feste natalizie di dodici anni fa. Da allora per me l’albero di Natale si è spento. Eppure sono questi ricordi, racchiusi nel mio scrigno segreto, a farmela cercare nelle cose belle della vita e farmi canticchiare un melodioso motivetto di Riccardo Fogli che più o meno faceva così: “Per Lucia ci sarà la luna più piena ma non basterà. Io vorrei continuando un mare di grano per cullarla ogni tanto. Buonanotte quando spegnerai indosserai le stelle e sognerai, avrai un mare calmo dove navigare e un silenzio quando vuoi parlare”. Pensando a te, fino all’ultimo respiro. Buon Natale, ovunque tu sia.
luca l'americano
i tuoi racconti colpiscono sempre nel profondo del cuore!
buon natale rosario!