Milva mi appartiene: la prima intervista non si scorda mai
Ho un legame speciale con Milva, all’anagrafe Maria Ilva Biolcati, per chi l’ha amata semplicemente la Pantera di Goro. A febbraio del 1994, dopo un lungo colloquio al Quotidiano Il Golfo di Ischia, il compianto direttore Domenico Di Meglio mi disse: “Pipolo, mi piaci. Sei dei nostri. Riferiscono che le interviste sono il tuo forte. Chi vorresti incontrare per il primo articolo?”.
MILVA AL TEATRO DIANA DI NAPOLI
La mia scelta cadde sulla grande attrice e cantante, scomparsa oggi all’età di 81 anni. Mi fissarono l’intervista con Milva il 15 febbraio, prima dello spettacolo, ai tempi in cartellone al teatro Diana di Napoli. Arrivai al Vomero con largo anticipo con la 127 bianca di papà, ma in via Luca Giordano nel tardo pomeriggio era quasi un miraggio trovare un buco. La parcheggiai di sbieco e lasciai un postit specificando che ero in teatro per l’intervista, sperando nella clemenza dei vigili.
Mi tremavano le gambe, avevo taccuino e penna, il fidato registratore a cassette, regalo dei miei nonni a battesimo della nuova avventura lavorativa. Entrai nel camerino, Milva si stava truccando, mi fece sedere accanto a lei ed escalmò: “Un giovane giornalista! Sono felice di essere tornata a Napoli, una città che sa sempre stupirti. Voi napoletani siete delle persone speciali“.
LEZIONE TRA TEATRO E MUSICA
Milva mi mise subito ad agio e, a distanza di anni, devo dire che non fu frettolosa perché ero “un giornalista alle prime armi”. Si dilungò con piacere e la nostra conversazione fu per me una lezione tra teatro e musica: il rapporto speciale con il suo pigmalione Giorgio Strehler, il teatro di Brecht nelle sfaccettature di lente privilegiata dell’esistenza umana, la svolta musicale con il disco dedicatole da Ennio Morricone, il flirt cantautoriale e sperimentale con Franco Battiato, il successo all’estero in Francia e Germania, il desiderio musicale di un disco tutto dedicato a Napoli (nel 1997 avrebbe pubblicato Mia bella Napoli).
Mi innamorai di Milva durante quell’incontro e ancora oggi sono convinto che Maria Ilva sia la donna che ogni uomo desidererebbe al suo fianco: intelligente, elegante, guerriera, appassionata, rispettosa della memoria, emancipata lontana dai cliché, senza peli sulla lingua, in difesa dei diritti e concreta all’occorrenza nelle battaglie civili.
Quella notte sotto il ticchettio di una macchina da scrivere Lettera 35 buttai giù l’intervista, che fu pubblicata il 18 febbraio 1994. Ricordo l’emozione di leggerla nelle edicole campane, la prima copia la regalai a mio padre.
IL REGALO DI MILVA A MILANO: PRESENTARMI ALDA MERINI
Dieci anni dopo ho ritrovato Milva a Milano in occasione dello spettacolo emozionante Milva canta Merini. Nel 2004, dietro le quinte del Filodrammatici, Milva mi ha accompagnato in camerino da Alda Merini, presentandomi alla poetessa in questo modo: “Alda, ho conosciuto questo giovane giornalista a Napoli diversi anni fa. Si è trasferito a Milano. Lo sai che ho tenuto a battesimo i suoi esordi?”.
Ricorderò Milva, oltre che per il suo temperamento artistico, per l’essenza di donna speciale, che oggi mi fa ritrovare queste sue parole:
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