Negli ultimi anni qualcuno ci ha ricordato sottovoce che l’America non era solo quella guerrafondaia di George Bush, del potere dei petrolieri che si erano giocati a dado le sorti di John Kennedy, della superpotenza che voleva imporre a tutti costi il suo “regime democratico” ovunque e a qualsiasi costo. Avevamo dimenticato l’America di Joan Baez, Bob Dylan e Bruce Springsteen, quella dei raduni sotto il cielo utopico di Woodstock, quella che aveva protestato conl megafono per fermare il genocidio del Vietnam, quella incantata per “I have a dream” di Martin Luther King, quella letteraria della Beat Generation tra le pagine irriverenti di un Kerouac o un Bukowski. C’era e c’è un’altra America: è quella che oggi entra alla Casa Bianca con l’elezione di Barack Obama a Presidente degli USA. La vera vittoria non è nei confronti del soldato McCain e della sua spalla Palin, ma verso la lobby della spietata Hillary Clinton, simbolo fallico dell’ipocrisia democratica statunitense. Nessun candidato alla presidenza ha attirato così l’interesse dei giovani di mezzo mondo. La raccolta di fondi sul web, l’uso calibrato di You Tube e Facebook hanno trasformato Obama nel “Cavaliere di Internet”. Nel giorno dell’euforia, non tralasciamo un particolare. Barack Obama è il primo afroamericano, il primo “nero” ad entrare nella camera del potere americano. Un riscatto storico e sociale per “i neri” di tutto il mondo, quelli schiavizzati dall’America contradittoria che mise contro Nordisti e Sudisti, quelli discriminati dall’America razzista che fece del colore della pelle il passepartout per avanzare o retrocedere. La vittoria di Obama cambia il destino di questa America, nonostante siano tante le ferite da rimurginare in Medio Oriente, in Economia, nell’Ambiente, in Politica Estera con l’espansionismo minaccioso di Russia e Cina. Gli americani si aspettano dal nuovo Presidente la fine di un sistema sanitario che non tutela i deboli, facendoli divorare dalla brama delle compagnie assicurative. Per adesso godiamoci l’aria di festa perché la sfida è davvero più difficile di quello che immaginiamo.
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Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli. »
(Martin Luther King)
Sicuramente una persona non può da solo cambiare un sistema e sicuramente molti buoni propositi saranno difficili da raggiungere ... però il discorso proclamato stanotte da Obama è stato davvero ricco di energia èositiva, umiltà e di speranza! Sono davvero contenta che abbia vinto, ma soprattutto che il popolo l'abbia scelto!
Come dice Matteo "una persona non può da solo cambiare un sistema" però può sempre guidare il cambiamento! Sono fiduciosa, anche se non dovesse riuscire in tutto quello che si è ripromesso sono convinta che ci proverà... ed è già meglio di niente!
Ho sperato sino alla fine nella vittoria di Obama.
Sino alla fine sono stata, però, un pò scettica circa l'audacia degli americani per questa virata. Eh si, perchè ancora oggi, ahimè, quel che conta è lo stupore per " il colore diverso" che detiene il potere.
Sebbene sia una magra consolazione, riconosciamo comunque il merito al grande pugno in faccia contro secoli di squallido schiavismo!
Quest'elezione dovrebbe non sconvolgerci, e già appartenerci ma, in fondo, non è mai un male riconoscere un segnale di cambiamento, di evoluzione, e di superamento di "una certa storia".
Benvenuto Obama, aspettiamo la "tua America"!
dopo 8 anni di bush, va bene anche un afro-americano pur di cambiare e votare l'opposizione!!!!!
del resto l'America è la terra delle opportunita', e con questo l'ha dimostrato...
ma tutti quelli che dicono "finalmente", non hanno pensato che guardare solo "oltre"...ma in casa loro? nessuno ha pensato o ha paura che si ribaltino i ruoli? che le persone di colore si trasformino nei "bianchi" di adesso? non ci credo!!! uscite allo scoperto vigliacchi!!!
e piantatela di di fare i buonisti!!!!