Una settimana a Expo Milano 2015 per tenere sotto osservazione e raccontare, attraverso i miei canali social, i primi giorni della tanto criticata Esposizione Universale. Nonostante le polemiche e gli scheletri nell’armadio, è meglio farsene una ragione: Milano sarà nell’occhio del ciclone da qui ai prossimi sei mesi.
La “terra promessa” non ci è stata concessa: il viale principale, il cosiddetto Decumano, richiama l’avenue di Disneyland a Los Angeles con enormi padiglioni a destra e sinistra. E le aree verdi? I disfattisti urlano “sagra paesana”, gli ottimisti si limitano a dire semplicemente atmosfera da Luna Park, con la pecca dell’ invadenza di alcuni brand, soprattutto nella confusionaria zona italiana.
Lo show dell’Albero della Vita, che appena fa buio incanta grandi e piccini, varrebbe da solo l’entrata serale low cost da 5€, anche se in fin dei conti riproduce un’attrazione ben fatta di un grande parco giochi.
Scusate, qui non si doveva parlare di cibo e nutrizione? Il dubbio scatta perché alcuni Paesi sono andati fuori tema e pensano di essere finiti in una fiera dove si fa propaganda turistica. Nonostante tutto, ecco i Padiglioni da non perdere: Repubblica di Corea per le istallazioni sulla fame nel mondo e nutrizione; Giappone per poesia, magia e fantasia prima dello show interattivo sul cibo; Brasile per la giocosità della rete e le proposte per sfamare il mondo; Germania per interattività, intelligenza sostenibile e percorso a misura di studente; Olanda per un futuro sostenibile nel gusto retrò di un luna park en plein air; Messico per la sovrapposizione della nutrizione sull’arte nel cerchio della rigenerazione della vita; Angola per l’armonia tra cibo, vita e terra; Svizzera per la lezione intelligente contro gli sprechi alimentari; Kazakistan per la spettacolarità della memoria e l’uso del cinema 3D; Emirati Arabi per la connessione tra ciò che eravamo e ciò che saremo; Thailandia per la memoria del Re dell’agricoltura; Colombia per l’equilibro tra natura e uomo.
Menzioni speciali al Padiglione 0, per la narrazione da set cinematografico, e alla sala degli specchi di Palazzo Italia.
Per quanto riguarda i ristoranti, in questo mio primo giro, passano il turno l’Angola con la chef Elsa Viana; l’Uruguay con lo chef Rodrigo Fernandez; l’Olanda e la cucina fusion con lo chef Sergio Oddovero e lo zampino dell’olandese Anne Pekelharing ; il Giappone con lo chef Shinjii Wakasugi del ristorante Kakiyasu; il Kazakistan nel gusto del Lagman; lo street food della Colombia.
In fine dei conti, cosa fa brillare il logo Expo Milano 2015? La disponibilità, la cortesia e il sorriso di tutti coloro che vi lavorano, dai volontari agli addetti alla sicurezza. Forse è proprio il caso di vivere questa Esposizione Universale con l’occhio lungo del backstage e smontare qualche pregiudizio di troppo.
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