Cartolina da San Paolo del Brasile: la domenica specialmente sulla Paulista
L’incontro con il cantautore brasiliano Carlinhos Vergueiro e il suo concerto sull’avenida Paulista, ha contribuito a farmi vivere una domenica speciale in una delle arterie principali di San Paolo del Brasile. Nello stato di San Paolo ci sono arrivato per una promessa fatta ad Elvira, la moglie del fratello di zio mimmo, in una sera d’estate abruzzese di una vita fa: lei era originaria di qui e ci raccontò della sua città che, nonostante godesse della pessima nomea di “città frenetica per essere capitale economica”, era l’ombelico del Sudamerica.
Le grandi città brasiliane si svuotano la domenica, ma il brio che invade l’avenida Paulista nel “dì di festa” ti travolge all’insegna del calore sudamericano: mamme e papà che portano a passeggio i bimbi, artisti da strada assiepati ovunque, podisti che vanno su e giù, c’è chi pedala o chi entra negli spazi culturali dove cultura e arte sono a disposizione di tutti e ad ingresso gratuito.
Gli artigiani e le bancarelle con i loro manufatti fanno da perimetro ad un mercatino che fronteggia il MASP, il Museo d’Arte di San Paolo nel quale sarei rimasto volentieri in ostaggio non solo per le preziose collezioni, ma per l’allestimento e per il modo in cui chi ci lavora ti coinvolge nella scelta dei percorsi.
Nel primo pomeriggio osservare la Paulista da un grattacielo vuol dire incrociare lo sguardo con una fiumana di giovani, il cui “struscio domenicale” mi ricorda quello praticato nei paesotti del mio Sud per fare “acchiappanza”.
Tornando a Carlinhos e al suo canzoniere, la sua musica dal vivo su un palco piazzato tra le fermate della metropolitana Consolaçao e Trianon è una molla che fa scattare un feeling tra ritagli di vita e ritmi brasiliani e la brama del viaggiatore in solitaria di far parte di questa comunità: ripenso alla chiacchierata con un musicista alla Livraria Cultura fino a tarda sera.
I Brasiliani sono espressione di generosità, proprio come Vergueiro che dona la sua storia cantautoriale ai passanti: ripenso al cassiere di Starbucks che mi offre il dolcetto e il cappuccino perché la mia carta non va; l’agente di viaggio Mauro che, dopo avermi procurato autista e auto per tornare in aeroporto, mi saluta con quel “Dio ti benedica”, una manna dal cielo per chi vagabonda in giro per il mondo; chi si prodiga per darmi una mano a ritrovare la strada persa alla faccia di chi pensa che Google Maps sia l’unica bussola se perdi la rotta.
Daniel è il simpatico autista che mi riporta in aeroporto. Mi racconta della storia d’amore con la moglie nata sui banchi di scuola, dei figli, del suo lavoro che gli porta a conoscere tante persone. Tra una chiacchiera e l’altra mette come colonna sonora del nostro tragitto Agua Viva, la famosa telenovela che io dall’Italia e lui dal Brasile guardavamo in tv con le nostre mamme.
Io e Daniel ci sentiamo due minuscoli puntini attraversando San Paolo, la città più popolosa del Paese e del Sudamerica, tenendo stretta alle nostre vita una sola speranza, quella che ogni uomo dovrebbe imparare a ritrovare alla fine di ogni viaggio.
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