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Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Agata, la bimba con le trecce e un piccolo batticuore

agata150Charlie Brown aveva nel mondo magico delle sue strisce “la ragazzina dai capelli rossi”, che gli fece perdere da subito la testa. Io ho recuperato dalle sequenze dell’infanzia il mio primo batticuore. Era un pomeriggio estivo del 1976. Mio padre si fece aiutare da un collega per montare la porta blindata all’ingresso di casa. Quest’ultimo si fece accompagnare dalla figlia, una deliziosa bimba con le trecce che prese la mia palla rossa e iniziò a farla rimbalzare contro il muro. Neanche mia mamma si accorse di quanto la guardassi incantato. Agata era assorta nei suoi movimenti, mentre a me piacevano le sue lunghe trecce. Ogni tanto si voltava e mi sorrideva, invitandomi a palleggiare. A me aumentava il battito cardiaco in panne per la prima “cottarella” (i pediatri sostengono sia improbabile all’età di tre anni!) e per non fare figuracce restavo lì imbambolato (lei aveva un paio d’anni più di me). Rimase da noi tutto il pomeriggio e fece merenda con me. Poi arrivò l’ora di andar via e si dissolse come un tramonto. Lasciai la palla immobile in un angolo della casa, sperando che lei ritornasse il giorno dopo, o l’altro ancora. Niente, Agata non si fece più viva. Sperai che qualcuno sfondasse quella “maledetta porta blindata”,  con la sperenza che tornasse col papà. Così come ha fatto Charlie Brown con la sua ragazza dai capelli rossi, io l’ho cercata invano e, col passar del tempo, Agata è diventata un ricordo vaporoso come un dolce fiocco di zucchero filato. La settimana scorsa ho ricevuto una telefonata inaspettata con la complicità dei miei. Era Agata, incredibile! Adesso non ha più le trecce, è cresciuta anche lei e dopo tutto non abitiamo poi così lontano. Al di là di quello che pensino gli altri, il ricordo di quella “bimba dalle lunghe trecce” mi ha fatto riafferrare l’intensità dei legami creati nell’infanzia, anche se poi durano pochi istanti. Agata è riapparsa come una dolce sorpresa da un uovo di Pasqua ed è perciò che voglio condividere con lei qualche briciola pasquale, in questi tristi giorni dopo il terremoto in Abruzzo.  Sì, proprio con Agata, che forse crescendo si è tagliata su misura un manto di speranza come succede nel film Agata e la tampesta di Silvio Soldini. Ed io? Io preso da una nostalgia canaglia ho lasciato volare quel ricordo come un aquilone, con l’augurio che arrivi sul davanzale della finestra di Agata.

Imprevisti a San Valentino

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La maggior parte delle coppie si è data da fare per il rituale regalo di San Valentino. Guai a lasciare il proprio partner a bocca asciutta il 14 febbraio. La festa degli innamorati potrebbe essere fatta di qualche imprevisto di troppo e così in rete si scova spesso qualcosa di divertente per scampare la monotonia! Ecco spuntare il simpatico video virale “Abbiamo previsto ogni imprevisto” che Europ Assistance ha messo in rete per il lancio web del nuovo prodotto Eura casa. Sono davvero simpatici i due interpreti. Chissà che Facebook non faccia qualche miracolo per aiutarci a trovarli, a scoprire la loro misteriosa identità. In una coppia è meglio non metterci il dito, ma qualche “imprevisto” può spezzare la routine. E speriamo senza far danni!

Barbie, 50 anni da diva dei giochi

barbie150Non so se ci sia stata una volta in cui noi maschietti abbiamo invidiato le femminnucce durante i giochi d’infanzia. Forse una volta sì: quando le vedevamo giocare con Barbie, la bambolina di plastica della Mattel che ha fatto compagnia a più generazioni. Noi ci consolavamo con Big Jim, mezzo agente segreto della stessa Mattel, ma Barbie era Barbie. Non pensiamo mai che anche una bambola possa festeggiare il compleanno. Quando ci dicono che ha 50 anni, pensiamo ad una bella signora di mezza età (Leggi lo speciale!). Invece per lei non è andata così: sempre giovane, affascinante e seducente, senza mai aver speso un soldo da un chirurgo estetico! Qual è il modo più originale per festeggiare l’evento? Tirare giù dall’armadio la vostra Barbie preferita e i suoi accessori. Ricordo che mia sorella e le amiche organizzavano delle mini sfilate di moda pur di farle gareggiare in passerella. Io non ho una Barbie, ma diversi anni fa sono entrato in un ipermercato e ne ho comprata una. Era la vigilia della Befana ed una cassiera mi ha detto: “Ottima scelta per sua figlia”. Quella Barbie era per “mia figlia che verrà” ed ha un significato speciale, un regalo che lega la memoria al futuro, il passato dei miei giochi sognanti e il futuro di una bimba che spero arrivi presto. Intanto, buon compleanno a te, Barbie! 

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Al supermercato, una cassiera tutta per me!

cassiera150Da bambino non ero affatto servizievole a casa, ma fare la spesa era il mio forte. Ho fatto la prima spesa a mia madre all’età di cinque anni. La salumeria era sotto casa e la signora Buzzo, titolare del piccolo alimentari, erà lì pronta ad aspettarmi. Le consegnavo la lista, le davo 5.000 delle vecchie lire (nel ’78 mi avanzava pure la mancia per il salvadanaio) e me ne tornavo. Poi è arrivata l’era dei supermercati più grandi e le cassiere mi sono diventate subito simpatiche. Alcune mi stritolavano le guanciotte, ma in compenso me ne andavo con una manciata di caramelle. Negli anni degli ipermercati e dei centri commerciali, nonostante la frenesia, resta ancora il tempo per scambiare qualche battuta con la cassiera di turno. Quanto tempo durerà ancora? In diverse catene alimentari ci sono queste maledette casse automatiche. Tutto è computerizzato e se va qualcosa storto arriva un addetto per aiutarti. E il fascino della cassiera? Per favore, voglio fare la fila con un sacrosanto diritto da consumatore: una cassiera tutta per me!

E fuori nevica…

nevicata_150Il mio compaesano Vincenzo Salemme aveva scritto una commedia dal titolo “E Fuori nevica”. E fuori nevica davvero, perlomeno nel Nord Italia. Dalle mie parti non siamo abituati a queste nevicate: alle scuole medie io e i miei compagni abbiamo rischiato un’espulsione di massa per aver bloccato una noiosa lezione di matematica. Come si fa a frenare lo stupore per i primi fiocchi di neve? La neve porta i suoi disagi, ma ha anche il suo fascino. Stamattina ho attraversato in treno una striscia di Lombardia e mi sono incantato dinanzi a questo manto bianco. Ho rovistato nella mente per trovare un passo letterario a cui accostare questo incantesimo. In aiuto è arrivato un ricordo del mio album familiare. Ad Acerra, un paese della provincia di Napoli, nel 1949 un bambino vide la neve per la prima volta. Il piccolo Antonio era in aperta campagna e rimase a bocca aperta. Voleva condividere questa gioia con i fratelli e così decise di nascondere un mucchietto di fiocchi sotto terra. Quando ritornò poco dopo, non era rimasto più niente. E’ stato così ingenuo e poetico l’incontro di mio padre con la neve. La neve è neve, dovunque sia, al Sud come al Nord, dentro e fuori di noi, soffice persino nella tenerezza dei ricordi!

2009, anno nuovo in un trasloco

trasloco150E’ inutile dirlo: Anno nuovo, vita nuova. Se poi di mezzo c’è un trasloco nel passaggio dal 2008 al 2009, questa massima è ancora più saggia. I buoni propositi spuntano dopo il consueto brindisi, nonostante col passare delle ore “le promesse” diventano più difficili da mantere. Ho cambiato casa e adesso sono sommerso dai pacchi. Nella maggior parte delle scatole ci sono vecchie vhs,  fotografie, libri, dischi, cd, giornali, riviste… una marea di ricordi. Un trasloco aumenta la confusione. C’è tanto disordine davanti ai miei occhi, da riordinare nel più breve tempo possibile. In quale scaffale va messo questo libro e in quale angolo troverà posta quel quadro? Scavando nella memoria si trova sempre un compromesso per risolvere i piccoli dilemmi quotidiani. Fossero questi i veri problemi della vita! Per alcuni sono stato un matto a circondarmi di tutto questo. Perché non buttar via le vecchie videocassette o sostituire gli Lp e le audiocassette con un comodo hard-disk zeppo di mp3? Non posso farci niente perché questa miriade di pacchi fanno parte della mia memoria, delle mie radici che non voglio svendere per niente. Risistemando tutto e osservando la fisionomia della mia nuova casa, avverto il bisogno di un riordino interiore con l’augurio che questo 2009 porti a tutti una tranquillità di spirito. Il mio brindisi di inizio anno è stato troppo veloce, forse condiviso con le persone sbagliate. Voglio ripeterlo con voi, cari lettori: Buon Anno a tutti!

Per Lucia, regalo di Natale

nonnatif150Napoli, 24 dicembre 1945. E’ la vigilia di Natale. In serata una giovane coppia, sposata da pochi mesi, si ferma dinanzi alla vetrina della pasticceria Pintauro a via Roma. Lucia è incinta e Pasquale è disoccupato da un po’ di tempo. Lucia guarda i dolci e sofferma lo sguardo su una cascata di roccocò (tipici dolci natalizi partenopei). Pasquale mette le mani in tasca e riesce a sentire a malapena la forma di una monetina. Entra in pasticceria e mostra al commessa quel soldo, che gli vale mezzo roccocò. Mentre la sposa mangiucchia quel dolce natalizio, Pasquale le prende la mano e la conduce verso piazza del Plebiscito. E’ racchiuso in quel minuscolo gesto d’amore la loro cena della Vigilia di Natale. Non è né l’incipit di un romanzo né il primo capitolo di un romanzo d’appendice che fa il verso a Charles Dickens. La bambina nel pancione di Lucia era mia madre, che sarebbe nata cinque mesi dopo. Puntualmente il 24 dicembre mi ritrovo a Napoli, con gli occhi appannati appoggiati alla vetrina della pasticceria Pintauro, e faccio vivere nel mio cuore quell’istante come se Lucia fosse ancora lì. Lucia Alterio, mia nonna, ha raggiunto la sua metà durante le feste natalizie di dodici anni fa. Da allora per me l’albero di Natale si è spento. Eppure sono questi ricordi, racchiusi nel mio scrigno segreto, a farmela cercare nelle cose belle della vita e farmi canticchiare un melodioso motivetto di Riccardo Fogli che più o meno faceva così: “Per Lucia ci sarà la luna più piena ma non basterà. Io vorrei continuando un mare di grano per cullarla ogni tanto. Buonanotte quando spegnerai indosserai le stelle e sognerai, avrai un mare calmo dove navigare e un silenzio quando vuoi parlare”. Pensando a te, fino all’ultimo respiro. Buon Natale, ovunque tu sia.

Armando, l’amico ritrovato

armando150Questo mese mi tocca pagare il condominio. Ahimé, ho la mia casetta e devo inziare ad avere a che fare con gli amministratori. Non sono un sostenitore della categoria, ma frugando nei ricordi mi torna in mente una scena. Era un pomeriggio autunnale del 1978 quando alla porta mi ritrovai questo giovane signore baffuto: faccia simpatica e affabile. Mi conquistò subito regalandomi una caramella. Armando Schiavottiello era il nostro amministratore condominiale, ma poi abbiamo imparato a volergli bene ed è diventato un amico di famiglia. Tutti volevano bene ad Armando, sul posto di lavoro, ovunque al mio paese perché lui era una persona perbene e sincera. Era anche il nostro commercialista e, quando mio padre andava a trovarlo nello studio, io smanettavo con la calcolatrice. Era la prima volta che ne vedevo una e non mi capacitavo come quello strano aggeggio fosse capace di fare i calcoli così velocemente! Nel periodo natalizio di tantissimi anni fa, ero al bar assieme ad Armando e al mio papà. Mi offrì un buonissimo mustacciolo (tipico dolce natalizio napoletano) e  ci raccontò che stava per diventare papà di una splendida bambina. Quando mi è giunta la notizia che Armando non c’era più, ho pianto di rabbia. La rabbia perché se ne era andato troppo giovane, la rabbia per non avergli mai detto che gli volevo bene. Ho sempre detestato la provincia e le sue ipocrisie. Oggi alla provincia devo qualcosa: aver affollato la mia vita con persone speciali come Armando, che per la semplicità si sono trasformati in personaggi di un romanzo che Qualcuno scrive per noi. Caro Armando, grazie ad Internet ho ritrovato i tuoi figli: sono cresciuti, sono in gamba, ti assomigliano. Hanno avuto la fortuna di avere una mamma speciale che non li ha mai lasciati soli ed io me lo ricordo. Caro Armando, avevi ragione su una cosa: con i “numeri” continuo ad essere imbranato ed ho bisogno di una calcolatrice, ma con le “parole” riesco ancora a trovare il giusto equilibrio per esprimermi, ovunque sono, con qualche capello bianco, perché i fin dei conti i sentimenti meritano il giusto tono.

Villeggiatura o vacanza da catalogo?

E’ arrivata l’estate. Il caldo afoso anticipato ci fa presagire che anche le stagioni non ne possono più dei nostri scempi ecologici ai danni di madre natura. Nell’epoca della globalizzazione, dove vige il culto della “vacanza breve di alta qualità”, si fa a gara a chi va immergersi nei mari più lontani. Adesso con Internet è ancora più semplice. Pochi clic, acquistiamo un pacchetto turistico su misura e siamo tutti felici e contenti. Atmosfera vacanziera o stress da vacanza?
Eppure c’è un termine, gettato nel dimenticatoio, che caratterizzava le nostre estati di tanti anni fa: la villeggiatura, ovvero “la permanenza a scopo di riposo e svago in località adatta”. Sfogliando il dizionario della lingua italiana, il significato di questa parola è molto chiaro. C’era una ritualità nelle partenze e negli arrivi che andava dall’affitto della casa a quello dell’equipaggiamento per l’auto con accortezza e meticolosità. Dove sono finite quelle piccole spiagge di provincia, affollate e rumorose, i nostri castelli di sabbia, le lunghe corse in riva al mare, gli sguardi sdolcinati pomeridiani degli innamorati, quelle brevi escursioni in canotto, le schizzate d’acqua salata, quei tuffi ridicoli a pochi metri da riva, i ghiaccioli sciolti al sole o i canti notturni delle cicale che accompagnavano i nostri sogni beati? Dove sono finite le voci campanulate delle nostre mamme e delle nostre nonne che ci invitavano a rincasare perché il pranzo era pronto? Tavole imbandite, profumi indimenticabili e una folla di amici e parenti. Niente albergo, niente pensione o mezza pensione, ma soltanto villeggiatura. E se fosse soltanto un capriccio nostalgico? Tuttavia, con la consapevolezza che la nostalgia di un trentacinquenne è più patetica di quella di un sessantenne, una riflessione trova sempre la sua buona giustificazione nel passato o nel presente. Buona villeggiatura, anzi pardon, buone vacanze con la speranza che le vostre non siano “da catalogo”.

E tu che Puffo sei?

I Puffi compiono 50 anni, ma continuano a contagiare persino le nuove generazioni, di qualsiasi età e di tutti i paesi del mondo. Chi di noi non ha immaginato, almeno per un giorno, di fare il turista nel loro villaggio a cartoni animati e sentirsi un omino blu? Persino Sergio Rubini, nel suo ultimo film in sala “Colpo d’occhio”, sostiene di essersi ispirato ai “puffi e al Grande Puffo”.

Io? Sono stato da sempre identificato come “puffo quattrocchi” per essere occhialuto dalla tenera età di quattro anni. Tuttavia, oggi mi vedo più “brontolone” di quanto non lo sia stato in passato. Nel villaggio dei Puffi ne succedevano di tutti i colori e c’erano una marea di significati in controluce. E tu che puffo sei? Puffa un commento sul nostro puffblog…