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L’ultima notte assieme ai Pooh

I Pooh

Rosario PipoloNel 1981 ero sul tetto di un palazzo storico del corso Garibaldi di Acerra. Eravamo a casa di un’amica di famiglia. Mentre io e mia sorella giocavamo a nascondino tra i panni  stesi, da una radio in soffitta volavano le note di Chi fermerà la musica dei Pooh. Continuo ad associare il ritmo di quella canzone a questo ricordo d’infanzia, ancora in volo sul panorama che vedevo da lì. Quando i Pooh hanno festeggiato 25 anni di carriera, ho dovuto mettere da parte tutti i miei risparmi (40.000 delle vecchie lire) per acquistare il biglietto dello splendido ed intimo concerto al Politeama di Napoli. E certamente ieri non mi aspettavo di finire per lavoro all’ ultima data del tour assieme a Stefano D’Orazio: 30 settembre al Forum di Milano. Non discuto la scelta del batterista di lasciare i compagni di lavoro di una vita, piuttosto l’idea che gli altri tre possano continuare con un’alternativa. Credo che la buona musica di queso longevo gruppo italiano sia finita tanti anni fa, poco prima dell’LP Uomini Soli. C’è chi li accusa di aver triturato i soliti temi melodrammatici all’italiana tra amori finiti e tradimenti. C’è chi come me li apprezza per essere stati i primi a diventare “manager di loro stessi” ed aver resistito alla tipica diffidenza degli anni ’70 in Italia: o facevi musica impegnata politicamente o eri uno sfigato raccontaballe! Scrivere una bella canzone “popolare” è il desiderio di molti, ma l’arte di pochi. Trascrivere sentimenti o vita quotidiana in maniera trasversale è stato il loro punto di forza. I primi accordi imparati alla chitarra sono stati quelli di Tanta voglia di lei. Ho dedicato quei versi stonati alla ragazza di cui mi ero invaghito negli anni del liceo. Non ha funzionato. Mi sa che non avevo capito il significato di quella canzone!

I Beatles rimasterizzati svenduti su Amazon.com

la discografia rimasterizzata dei Beatles

Rosario PipoloLa fatidica data del 9 settembre è arrivata e per la gioia di tutti i fan l’intero catalogo musicale dei Beatles  è stato rimasterizzato. Una grande operazione commerciale che porta Emi ed Apple a recuperare qualche soldino nei giorni bui dell’ industria discografica. I Fab Four sono da sempre cari e per un appassionato come me è un flagello. Nell’estate del 1989 ho comprato la prima discografia originale in cassetta e mi sono fatto amico un venditore all’ingrosso di musica per avere gli album a prezzo decente. Gli ho detto: “Ho 15 anni, non ho partita IVA e non sono un negoziante, ho pochi soldi nel salvadanaio e non posso fare la cresta sulla spesa perché mamma se ne accorgerebbe. Come la mettiamo?”.  Nel 1993 sono passato al vinile e poi negli ultimi anni ai CD, che non sono di qualità eccelsa essendo in analogico. Adesso ad attirare i cultori sono due confanetti che in Italia costano in maniera spropositata: la versione stereo (14 cd + 1 dvd a 280 Euro) e mono (13 cd limited edition (tra i 330 euro e i 380 euro). Per fortuna c’è Internet che abbatte tutte le frontiere. Sul sito americano Amazon.com  i Bealtes sono davvero low cost con lo stereo a 180$/130€ e  il mono 230$/158€. Il risparmio è più della metà, anche se con spedizione ordinaria occorre aspettare almeno un mese. La pazienza ha un suo perché!  L’unica differenza dalla versione made in UK è la diversa etichetta (Emi) e il pericolo che il dvd dello stereo box non funzioni (il sistema americano è diverso da quello europeo).  Un vero beatlesiano preferisce quella “made in England”, disponibile sul sito Amazon.co.uk. Ehi, mamma, capisci adesso perché i chili di sogliole comprati alla ferrovia costavano il 20% in più? Era tutta colpa dei Beatles! Mannaggia a me che faccio il giornalista e non “il pianista in un bordello”.

Montreux Jazz Festival ci serva da lezione!

Prince al Montreux Jazz Festival 2009

Rosario PipoloLa Svizzera può insegnarci qualcosa su come si fa un festival. Aggirandomi al Montreux Jazz Festival, ho ritrovato la concezione di “festa”, quella stessa che Gillo Pontecorvo cercò di portare negli anni ‘90 al Festival del Cinema di Venezia. Pontecorvo non tradì la sua indole di “innovatore” perché aveva capito che un festival doveva essere “condivisione” per tutti, e non passerella elitaria di pochi. Ritornando alla musica di Montreux, mi ha fatto immensamente piacere vedere migliaia di giovani assiepati sul lungo lago, nel parco o fuori all’Auditorium ad ascoltare musica, condividere divertimento e un buon bicchiere di birra, senza avere necessariamente il biglietto della grande serata. Chi se ne frega di tirar fuori dalla tasca 120 euro per Prince, quando poi al Jazz Cafè ci danno la possibilità di vederlo in diretta video gratis? Questa sì che è vera democrazia! Ispirarsi ad una manifestazione, non significa copiarne in parte soltanto il programma. E’ lo dimostra la scarsa presenza di pubblico al Milano Jazzin’ Festival che scimmiotta Montreux. Per non parlare delle date annullate, come l’interessante duetto tra Occidente e Oriente con Hancock e Lang lang. Non sono un arcipelago di live a casaccio all’Arena Civica a farci sentire ad un festival. Eppure l’anno scorso il Milano Jazzin’ Festival era tutta un’altra musica. Montreux ci serva da lezione per fare qualche riflessione intelligente, senza piangerci addosso.

Biglietti troppo cari e la crisi dei mega concerti

Madonna

Rosario PipoloIl mio primo concerto lontano da casa risale al 1989. Avevo 15 anni e Paul McCartney al Paleur di Roma è stato per me l’apripista di centinaia e centinaia di live, visti per passione e poi per lavoro. Negli anni ’90 in Italia riuscivi a sacrificarti per un biglietto a costi  ragionevoli, ma poi con l’arrivo dell’euro i prezzi sono saliti alle stelle, soprattutto quelli dei mega concerti. La crisi planetaria dell’industria discografica ha portato gli artisti e i management a fare una scelta obbligata: perdiamo da una parte, ma recuperiamo dall’altra. Un Keith Jarrett alla Scala di Milano o un David Gilmour a piazza San Marco a Venezia possono pure valere 250 euro. Bisogna essere “malati cronici” per tirar fuori tutti questi soldi? Tirando la corda, prima o poi si spezza. Ed è accaduto questa estate tra diverse date annullate o biglietti invenduti. E i sold out annunciati?  Quelli lasciano il tempo che trovano e sono  “lo specchietto per le allodole”. C’è una via di scampo? Puntare alla formula last minute e sperare che qualche ora prima del concerto ci sia una svendita in atto. E’ successo alle recenti tappe milanesi dei Depeche Mode e U2 con biglietti acquistati tra i 10 e i 30 euro. Nonostante l’euforia mediatica, persino Madonna in Italia non riesce a fare il tutto esaurito: per la dea del pop a Milano sono rimasti più di 20.000 biglietti invenduti, mentre la tappa di Udine del 16 luglio fa registrare dati ancora più sconfortanti! Un fan di Veronica Ciccone mi ha confessato: “Con il budgest da investire per vederla a Roma due anni fa, ho pagato un volo a/r per Parigi, una notte in albergo e il biglietto per la tappa francese”.  Mi sembra un’altra via d’uscita per scampare i soliti ricatti all’italiana e dare un nuovo senso ai nostri viaggi lampo in Europa. Il 24 agosto lady Madonna sarà a Belgrado e il biglietto più economico costa 32 euro… Facciamoci un pensierino per riannodare il fascino dei Balcani alla musica pop trasgressiva e visionaria!

Michael Jackson muore e il Pop ha il suo angelo

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Rosario PipoloLa musica mi appartiene. Ho attraversato la mia adolescenza tra John Lennon e i Beatles, naufragando sul rock di Bruce Springsteen negli anni ’80. Il rock è parte di me, il pop di meno. L’uragano Michael Jackson non ha mai avuto accesso alla mia sterminata discografia, se non con l’album Thriller. La morte improvvisa del Re del Pop e il delirio dei fan di queste ore mi portano ad una considerazione. Essere un angelo o un demone in questa vita poco importa, se poi si diventa l’ultimo immortale della musica. E’ accaduto una sola volta nella storia della musica, con la scomparsa di Elvis Presley, il re del Rock. L’anno scorso su questo blog ho ficcato il naso nelle contraddizioni dell’uomo Michael in bilico tra vizi, manie, accuse e l’affannosa ragione di essere “l’uomo che volle farsi bianco tra i neri”. Chi ha fatto della musica una religione ne sa qualcosa sull’effetto redenzione.  Michael Jackson ha consegnato la musica pop nelle mani degli Dei. I peccati evaporano col tempo, la faccia si consuma e vale la pena riesumare l’antenato della star: il bambino genuino dei Jackson Five, l’ultimo angelo ancora in volo! 

Amici, supersfida da Torino con gli spasimi di Valerio Scanu

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Rosario PipoloFacendo zapping in tv, ho captato fragorose urla di una folla di ragazzine infuocate. Credevo fosse la messa in onda di un vecchio concerto dei Beatles all’Hollywood Bowl. Ahimé, mi sono sbagliato! Era il delirio per la supersfida di Amici , trasmessa su Canale 5 da Piazza San Carlo a Torino. Un bella mossa strategica della regina mediatica Maria de Filippi che continua a trainarsi dietro la folla dei teenager. Si prepara ad affrontare una nuova stagione  il talent show più appetibile dal punto di vista pubblicitario. Vi confesso che rabbrividisco a vedere una scuderia della discografia italiana che acclama gli spasimi musicali e uterini di un Valerio Scanu o dice “brava, brava, brava” a Giulia Ottonello per le orribili cover della Streisand People e Memory. Amici continua a distrarre i nostri discografici: purtroppo il settore è in crisi – ha chiuso i battenti pure l’ultimo Virgin Mega Store newyorkese – e così si corre dietro a tutto finché c’è aria di business, rinunciando ai veri talenti che l’Italia musicale mortifica.

Simona Ventura, saggia a lasciare X Factor?

simo150Quando hanno chiesto ad Annie Lennox cosa pensasse di X Factor, lei non ha esitato un attimo prima di rispondere: “Varietà da circo. Dove i concorrenti vengono giudicati da incompetenti e subiscono pressioni e umiliazioni”. Condividiate o no questa dichiarazione, io mi fermerei sul termine “incompetenti”. Nell’edizione italiana dei tre giudici quella poco competente era proprio Simona Ventura, che ha deciso di non prendere parte alla terza edizione di X Factor. Simo – così la chiama il suo popolo su blog e forum – ha preso una decisione saggia, ma senza neanche sfiorare la probabile ipotesi che fosse un pesce fuor d’acqua assieme alla Maionchi e Morgan. Nella lettera pubblicata sul suo sito sottolinea: “Io sento di stare attraversando una fase della vita in cui voglio lasciare spazio anche ad altre priorità come gli affetti e la famiglia, che sono la cosa più importante”. Questa potrebbe essere una giustificazione come tante altre, magari come la solita tiritera che si leggeva sui vecchi rotocalchi. Nel congedarsi, la Ventura mette in chiaro due cose: “A partire dalla consacrazione di Francesco Facchinetti, in cui ho fortemente creduto fin dai suoi esordi come inviato dell’Isola; alla grande soddisfazione di aver contribuito alla nascita di una nuova stella della musica italiana quale è Giusy Ferreri”. Che sbadato, non mi ero mai accorto che Simo fosse una grande talent scout. Chi sarà il prossimo erede? Speriamo che i vertici Rai si giochino la carta della “competenza musicale”, strappando il jolly della popolarità da tubo catodico. Forse così Annie Lennox potrebbe ripensarci e rendere meno acido il suo “sindacabile” giudizio!

Musica, quanta voglia di beneficenza per l’Abruzzo!

renato-zero150Musica e solidarietà sono due parole che si incrociano e spesso vanno pure d’accordo, raccogliendo anche fondi da capogiro. La tragedia del terremoto in Abruzzo ha scosso l’anima di molti musicisti: da Vasco che ha donato 100 mila euro dal palco del concertone del 1° Maggio alle decine di eventi musicali che si moltiplicano lungo lo stivale italiano. Persino quando c’è di mezzo la beneficenza può scattare “la competizione” e quel timido orgoglio che smuove punte di campanilismo. Milano chiama e Roma non perde tempo a rispondere! Mentre Laura Pausini recluta le donne della musica per un mega evento il 21 giugno a San Siro, Renato Zero, Claudio Baglioni, Antonello Venditti e tanti altri si incontrano dall’altra parte della barricata per una notte di note all’Olimpico di Roma: la capitale gioca d’anticipo e la data è fissata per il 20 giugno. E’ di buon auspicio guardare tanti artisti che si danno da fare per una giusta causa. Sarebbe più stimolante se ci fosse sempre una continuità nei progetti benefici, anche da parte dei management che fanno il buono e il cattivo tempo sui costi dei concerti. E qui il traguardo non è realizzare il mega show per fare il colpo grosso nel Belpaese, scimmiottando i concertoni americani, ma spingere il cervello in un’altra direzione: la musica può farci ritrovare il piacere della “diversità”, da qualsiasi parte provenga e non importa se quel palco sia a Roma o Milano.

Quella sera in auto con Gianni degli Audio 2

audio2150Alcuni anni fa, al ritorno da un concerto di Eduardo De Crescenzo, ho “scroccato” un passaggio in auto per tornare a casa. Alla guida c’era una persona che ti sembrava di conoscere da una vita. Ci siamo messi a parlare di musica, intrattenendoci parecchio sotto casa mia. Lui era Giovanni Donzelli degli Audio 2, bellissima voce accusata dai più ottusi di imitare Lucio Battisti. E lui mi ha detto: “Che colpa ne ho se ho quel timbro di voce? E pensare che all’inizio Battisti non mi piaceva per niente“. L’episodio che mi ha divertito è stato quello della telefonata di Mina, scambiata dalla moglie di Gianni come “uno scherzo di cattivo gusto”. E poi diciamoci la verità: cosa sarebbe l’album cult Mina-Celentano senza le canzoni degli Audio 2? Il loro penultimo album è passato inosservato, ma adesso il duo partenopeo è tornato a far parlare di sè: un disco con Giulio Rapetti (preferisco chiamarlo Mogol solo se lo associo a Battisti!) non capita tutti i giorni. MogolAudio 2 è un progetto musicale fatto da dieci inediti scritti con la compilicità di grande maestro. Gianni Donzelli e il suo amico di “sventura musicale” Vincenzo Leomporro meritano ancora tanto successo per professionalità e vena creativa! Tifo per loro non solo perchè sono partenopei.  Speriamo di “scroccare” anche stasera un altro passaggio in auto: e se alla guida ci fosse di nuovo Gianni? 

X Factor, Matteo, Jury, i Bastard e il miracolo EP!

cover-ep_jury_media150Vincitori e vinti, anche in un talent show come X Factor, adesso devono fare i conti con la popolarità musicale. Riusciranno il giovane Jury e i fantastici Bastard sons of Dioniso a spodestare Matteo dal trono? Tutti e tre sono coccolati discograficamente dalla Sony/BMG e si stanno sfidando all’ultima canzone con un album EP. Finiti sul mio iPod, li ho ascoltati diverse volte. Impossibile di Matteo conferma l’indole melodica del vincitore livornese . Qualcuno vuole negare la tendenza di Matteo ad imitare l’impronta vocale degli interpreti originali delle coverr? Jury ci prova con Mi fai spaccare il mondo: l’inedito che dà il titolo all’EP non è malvagio, nonostante le pecche della dizione siano troppo evidenti. Jury smentisce un luogo comune, ovvero che non sempre si possono far miracoli in uno studio di registrazione! Infine, nell’ Amor carnale i Bastard sons of Dioniso sono poco convincenti negli inediti, ma insuperabili nelle cover. L’EP dei “Fab Four” della Valsugana è un memorabile “esercizio di stile” perchè passano con disinvoltura da Pietrangeli ai Rokes come se avessero respirato quei cambi di marcia musicale! Spero che nel secondo album inseriscano pure la beatlesiana With a little help from my friends. E la copertina? Per chi è legato al supporto anche l’occhio vuole la sua parte. Mi piace quella dell’album di Jury perché quella fiamma rappresenta l’entusiasmo di un ragazzo con la voglia di spaccare il mondo.  Ad majora a tutti!