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Sanremo 2009, Arisa vincitrice indegna delle nuove proposte

arisa1501Nei giorni scorsi più di qualcuno sotto il palco dell’Ariston si è chiesto se Arisa “c’è o ci fa”. Questa formula già collaudata ha funzionato così bene che è proprio Arisa con il brano Sincerità ad essere vincitrice delle nuove proposte della 59a edizione del Festival di Sanremo. Una vittoria che può destare sgomento perché la sezione dei giovani sanremesi aveva alcuni bocconcini prelibati. I vincitori morali restano tre: Simona Molinari, Malika Ayane e Karima perché una di loro avremmo voluto vedere sul podio. Colpo di scena, Arisa è incoronata “reginetta” e Sanremo ci fa cadere di nuovo nello sconforto, nel dubbio e nell’incredulità, nel mistero dei “calci in culo” all’italiana, nel dubbio amletico del televoto giocattolo, nella contraddizione fiseologica che ha permesso a Sanremo Lab di procreare la brava ,”l’egocentrica”, Simona Molinari e il personaggio insignificante, scemotto e vintage da manga chiamato Arisa. Rosalba Pippa (questo è il suo vero nome) è genovese di nascita, ma lucana d’adozione. Ha vissuto una bella favola, da diplomata estetista al sogno di entrare dalla porta principale dell’Ariston di Sanremo con questo look retrò. La vittoria di Arisa è la beffa del Sanremo di Bonolis perché tra qualche anno nessuno se ne ricorderà più e Arisa sarà sepolta negli annali del festival. Se così non fosse, quelli come me saranno costretti a cambiare mestiere perché la musica sarebbe affollata di canzonette. Resti tra noi e “con sincerità”!

Sanremo 2009 atto III, duetti salvafestival

sanremo-20091501I duetti non sono una novità all’Ariston, fanno parte del dna sanremese fin dagli albori. Tuttavia, Paolo Bonolis gioca una carta vincente per la terza serata del Festival di Sanremo, musicalemte la migliore delle tre. Finalmente spazio ai giovani subito, senza dover aspettare fino a tarda notte e meno siparietti comici inutili. Il ritorno di qualche “figliol prodigo” sanremese come Riccardo Cocciante, Massimo Ranieri, Zucchero, Gino Paoli e Lucio Dalla hanno creato una bella atmosfera, costruento un ponte tra vecchia guardia e giovani promesse. La migliore performance resta quella di Karima, accompagnata dal piano raffinato di Burt Bacharach e la voce indecifrabile di Mario Biondi. Delicata l’accoppiata Malika-Paoli, insuperabile Simona Molinari con o senza Vanoni (E se fosse “Egocentrica” la canzone regina della sezione nuove proposte?), mentre Irene se la gioca in famglia, accompagnata da papà Zucchero e la sua combriccola! Fa uno strano effetto vedere il professor Vecchioni leggere sul gobbo il testo della canzone di Chiara Canzian o Pino Daniele strizzare l’occhio alla Napoli bassoliniana. L’unica nota stonata della serata è l’apertura con la musica di  Giovanni Allevi, che magari ha fatto rivoltare nel sofà di casa Uto Ughi (“La sua musica mi offende!”, da Panorama del 19/02/2009). Insomma, la musica è tornata protagonista del festival, senza risparmiare a Bonlis la grana del televoto “truccato”. Il mistero a Sanremo fa parte della genetica della manifestazione. Vecchie leggende ci riportano indietro all’Ariston del Pentapartito, nel Belpaese spartito tra socialisti e democristiani, dove si investivano soldi per comprare schedine Totip e stravolgere all’ultimo minuto la classifica dei vincitori.

Sanremo 2009 Atto II, la PFM festeggia Faber

pfm-sanremo150La seconda serata del Festival di Sanremo è stata noiosissima. L’entusiasmo per gli ascolti è scemato con l’uscita di scena di Roberto Benigni, ancora argomento di discussione su blog e forum. Iva Zanicchi gioca a fare la parte dell’offesa e accusa l’attore toscano. Caro Roberto, forse hai osato troppo nel tirare in ballo di nuovo “la patonza”? Paolo Bonolis si è salvato in calcio d’angolo grazie alla splendida esibizione della Premiata Forneria Marconi, che ha festeggiato il compleanno di Fabrizio De Andrè con due regali esecuzioni di “Bocca di rosa” e “Il pescatore”, movimentando l’Ariston. Di Ciccio e compagnia bella hanno dimostrato per l’ennesima volta di essere animali da palcoscenico, convincendo anche i più testardi sulla relatività dell’età anagrafica (ascoltate l’ultimo album “Pfm canta De Andrè” della Edel!).  Tolto questo fulmine a ciel sereno, il Festival di Bonolis è scivolato giù con l’impacciata Abbagnato e la singhiozzante apertura Mozart-Pink Floyd! E la musica? Neanche al secondo ascolto hanno convinto i Big. Tra “i salvabili” proviamo a ripescare la meliosa serenata di Marco Carta, l’easy-listening di Dolcenera, la pseudo romanza di Francesco Renga e lo sprint partenopeo di Sal Da Vinci. Tra le nuove proposte spiccano il volo Karima e Iskra (bravissima corista di Dalla), mentre ad inquietare è la presenza di Arisa, figlia di Sanremo Lab! La partita è ancora aperta, sperando di evitare la catastrofe e di sostituire davvero la scaletta sanremese con quella di X Factor.

Sanremo 2009 atto I: uragano Benigni

sanremo150Paolo Bonolis ha superato parzialmente la prima prova nella serata d’apertura del Festival di Sanremo.  L’inizio dello show era lento, la scenografia di Castelli era claustrofobica, la platea dell’Ariston ha abbandonato quell’aria da snobismo provinciale per presentarsi come spettatrice ” da studio televisivo”. Può starci, così come il video d’apertura di Mina che, nonostante sia un prodotto artificiale, mi ha regalato qualche buccia di emozione (indimenticabile l’apertura sanremese dell’84 della tigre di Cremona con Rose su rose), legando al filo tutte le passate edizioni del Festival. A casa mia Sanremo è nel Dna, ricordando nonna Lucia che lo ascoltava in radio fin dalla prima edizione del ’51 o i miei genitori, in luna di miele, in fotografia dinanzi all’Ariston. Il vero re della serata è stato  Roberto Benigni, uragano irrefrenabile e già censurato da YouTube “a causa della violazione dei termini e condizioni d’uso”. Mi ha emozionato per il suo pamphlet in difesa degli omosessuali, riportandomi agli studi universitari, alla landa straniera dei pensieri profondi e profetici di Oscar Wilde. E la musica, dove è finita? Quella non c’è. Si disperde tra le banalità di Leali e della Zanicchi, l’inspiegabile presenza di Pupo e compagnia bella, le stonature di Patty Pravo, la solita tiritera sull’Italia di Masini, lo sforzo degli Afterhours di sostare su un palcoscenico non adatto o il prevedibile refrain firmato da Fabrizio-Morra per Al Bano (ha sempre una voce da leone!). Per fortuna a salvare la musica di Sanremo 59 ci sono i giovani, ma Bonlis commette un grave errore, farli esibire dopo la mezzanotte. La vera principessa del primo round è la giovane Malika Ayane, bella voce e buona interpetazione;  a cui riesce a tener testa solo lo swing di Simona Molinari.

Addio a Mino Reitano, voce degli emigranti

mino-reitano150Quando ho saputo della morte di Mino Reitano, mi sono venute in mente alcune sequenze del film di Visconti “Rocco e i suoi fratelli” dove una famiglia calabrese emigra dal Sud al Nord Italia. Mino Reitano era un emigrante e quel suo atteggiamento un po’ saccente era tipico del calabrese purosangue. Nonostante le decine e decine di sfottò di cui è stato vittima, Reitano ha avuto il pregio di restare in disparte dallo star-system musicale italiano. E’ rimasto il semplice “Ragazzo di provincia” che ha inseguito per tutta la vita una passione, riuscire a fare il musicista di professione nel Belpaese canterino. “Avevo un cuore (che ti amava tanto)” resta il suo cavallo di battaglia ed è una canzone conosciuta con la complicità di mia madre. Mino Reitano era uno senza troppe pretese, il suo canzoniere è composto di piccole melodie, niente di più. Al di là della critica che gli si è scagliata contro – Benimamino parlava senza peli sulla lingua – è forse l’ultimo erede della nostra canzone nazional-popolare, giocata sull’emotività e sui veri consensi della gente. Una volta mi hanno detto che Mino Reitano ha aperto un concerto dei Beatles ad Amburgo (allora i Four Fab si chiamavano ancora Querrymen). Credevo fosse la barzelletta del giorno. Mi sono dovuto ricredere perché è stato lui stesso a raccontarlo. Mi mancherai, caro Mino Reitano, e oggi l’Italia ritrova un pizzico di ottimismo nelle parole di una tua canzone: “Quest’Italia che respira, sempre bella e c’è un perché . Questa gente le vuol bene, questa gente è come me”.

Sanremo, i gay minacciano Povia

povia150Se Paolo Bonolis sta lavorando per costruire un Festival di Sanremo all’insegna delle polemiche, la partenza è buona. Questa volta al centro del mirino vi è finito Povia, vincitore morale all’Ariston nel 2005 con il brano “I bambini fanno oh” e guerriero contro il baudismo assieme all’amico Baccini per l’esclusione del brano dalla selezione. Giuseppe Povia non trova tranquillità neanche quest’anno che a Sanremo ci ritorna, ma con una canzone che ha fatto arrabbiare i gay. “Luca era gay” è un pezzo ambiguo perché pare che il ritorno all’eterosessualità restituisca la felicità. Senza voler stare né da una parte né dall’altra, nel nostro Paese stiamo perdendo la bussola della libertà di espressione. Ognuno di noi è libero di esprimersi perché nessuno ha in mano “il libro della verità”. Da bambino faceva bene ad ammonirmi mia nonna sul sacrosanto diritto di tutti a dire la nostra. Mi chiedo se Povia avesse cantato il contrario cosa sarebbe successo. “Luca era eterosessuale” avrebbe davvero fatto incazzare l’altra parte del Belpaese? Peccato che in Italia si faccia di tutto una questione morale e qualche politico ne approfitti per sventolare la solita bandiera ideologica. Non parliamo di “pregiudizio” o “ignoranza”, piuttosto della volontà di ghettizzare contorni e dintorni. E nessuno dovrebbe permettersi di togliere a Povia il diritto inviolabile di salire sul palco dell’Ariston!

Francesco Guccini benedice X Factor

x-factor150Cosa c’entra Francesco Guccini, paladino della musica cantautoriale, con la scuderia delle nuove vedette di X Factor? Mi sembrano due mondi diversi. A lasciarmi perplesso è stata la dichiarazione del cantautore bolognese a proposito del reality show di Raidue: “Oggi le case discografiche non possono più investire tanti soldi sui personaggi. Per cui è difficile sfondare se non si passa per questi canali”. Concordo sul fatto che il mercato discografico abbia cambiato pelle, soprattutto a seguito della rivoluzione digitale. Non credo che la questione sia “sfondare” passando per “canali” come X Factor – la democrazia sventola ancora su Internet e non certo in tv – ma è complicato individuare “musica di qualità”. Senza farmi prendere la mano dalla sindrome dello snobismo, in questa partenza di X Factor non vedo il futuro o le nuove promesse della musica italiana. Qualche esibizione, animata da qualche stonatura di troppo, è stata così scadente da farmi convincere di una cosa. Il degrado della televisione generalista è così fluttuante da farmi gettare oggi o domani il telecomando dalla finestra. E speriamo che il prossimo Festival di Sanremo di Bonolis non dia il colpo di grazia. Per fortuna, spalancando la finestra del web, si intravede qualche rarità, qualcuno destinato a fare il musicista o il cantante di professione né per “i calci in culo” né per la solita “fortuna tricolore”, ma per capacità e talento!

Nel covo dei Terrasonora

terrasonora150Mi sono impigrito in questi giorni perché tra le band emergenti ci sono migliaia di proposte e troppo fumo in giro. Abbandono per un po’ il pop e il rock e naufrago tra la musica folk, quello di matrice partenopea. Il primo pensiero va alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, ma quella è acqua passata. Rimane per fortuna un testamento musicale, ricco ancora di proposte e provocazioni. Di recente sono tornato a casa e allo svincolo autostradale di Afragola, alla periferia di Napoli, mi sono trovato in auto con un gruppo di musicisti. Sono i Terrasonora (www.terrasonora.it), che apprezzo molto da quando ho tirato fuori dalla mia sterminata discografia il loro album Core e Tamburo. Mi hanno invitato a visitare il loro “covo”, in un palazzo pittoresco delle vecchia Afragola. Ho assistito alle prove, da cui mi sono portato via una riflessione. A Napoli e dintorni c’è un’innata malattia, tutti pensano di essere musicisti e cantanti, alcuni hanno addirittura la presunzione di atteggiarsi a piccoli divi. Sarà la mia deformazione professionale, ma io ci vado cauto. I Terrasonora hanno avuto il coraggio di incidere un album, producendo la stessa e identica atmosfera che si respira alle prove, fatta di quelle piccoli imperfezioni a cui il mercato discografico ci ha disabituiti nei giorni grigi del “perfezionismo digitale”. Con Gennaro, Raffaele e Antonio Esposito, Fabio Soriano, Antonello Gajulli, Francesco Ferrara e Gaia Fusco la musica ritrova emotività ed umanità, la folgore della tradizione e la sperimentazione del futuro (visitate il loro Myspace). E se fossero loro in qualche modo gli eredi della Nuova Compagnia? Ne hanno di strada fare, ma sono coraggiosi, umili e professionali, tanto che in alcuni paesi europei si parla già di loro. Sarà una maledizione, ma ogni volta che vado ad un concerto dei Terrasonora non riesco mai a raggiungerli. Sarà la volta buona per gettar via il televisore, e trovarmeli un bel mattino nel soggiorno di casa a fare una jam session tutta per me!

Valentina Giovagnini, l’ultimo passo silenzioso della neve

valentina_giovagnini150Me la ricordo sul palco dell’Ariston di Sanremo. Me la ricordo scalza come Sandy Shaw e mi sono innamorato in un batter d’occhio della sua voce.  Nel 2002 il secondo posto di Valentina Giovagnini al Festival di  Sanremo ha significato molto. Per una volta un pezzo intenso come “Il passo silenzioso della neve” aveva osato sbaragliare la canzonetta melodica in stile Tatangelo, tanto gradita al Belpaese popolare. La cantante toscana aveva tutte le porte per diventare un fenomeno. Il mercato discografico non sempre va come vorremmo e così adesso è bastata la notizia della sua prematura scomparsa a restituirle un attimo di notorietà. Squallido gioco della fatalità come è accaduto a Rino Gaetano. E’ stato un incidente stradale a far smettere di cantare l’ugola aretina. Mi sarebbe piaciuto incontrarla, passeggiare con lei tra le colline toscane e farmi raccontare cosa si prova a propogare le sonorità celtiche tra un pubblico abituato ad altra musica. Avrebbe compiuto 29 anni il prossimo aprile. La discografia italiana, troppo distratta di questi tempi, perde un cavallo di razza. Al di là della centrifuga mediatica che lascia il tempo che trova, è soltanto porgendo l’orecchio che ci rimettiamo sulle orme del passo silenzioso della neve!

8 dicembre 1980: la musica senza John Lennon

lennon150E’ raro che la data della scomparsa di un musicista lasci tracce così profonde nell’immaginario collettivo. John Lennon fu ucciso a colpi di pistola da un suo fan, Mark David Chapman, l’8 dicembre di ventotto anni fa. A New York, dinanzi al Dakota Building, la memoria resta viva come un rito: ogni anno uno sciame di persone si riunisce e gli dedica una fiaccolata. L’artista assassinato lascia residui profondi tra le indefinite distrazioni della nostra memoria. John Lennon ci manca perché la musica è cambiata, ma senza di lui è come se non ci fosse stato un ulteriore slancio. Chiamiamolo fremito creativo come le composizioni scritte assieme a McCartney, rendendo i Beatles “più famosi di Gesù Cristo”; chiamiamolo diluvio pacifista, racimalato nei versi del manifesto lennoniano “Imagine”; chiamiamolo spudorata irrequietezza artistica nella storia indefinita con Yoko Ono. Il Lennon degli anni settanta ha mutuato la musica beat degli imbattibili sixties in rabbioso rock, capace di adattarsi ai tempi e alle modalità di fruizione delle nuove generazioni. Ascolto ininterrottamente le sue canzoni da oltre venti anni e ogni volta scopro sempre qualcosa di nuovo. I musicisti emergenti avrebbero molto da imparare da lui. Desideravo ricevere i suoi auguri natalizi, ma era impossibile. La signora Yoko Ono Lennon mi ha stupito, inviandomi un biglietto di auguri datato 16 dicembre 2000. Quella piccola dedica con la doppia firma è stato uno specchio in cui mi sono ritrovato adolescente, con i capelli lunghi e un folgarante desiderio di ribellione e libertà.