Ci voleva la canzoncina dedicata alla Daddario e ai suoi incontri “a luci rosa” a far diventare Checco Zalone il più cliccato della rete. Ovunque su Internet non si fa altro che parlare di lui. Adesso il comico barese, figlio irriverente della combriccola di Zelig, è sbarcato al cinema ed ha stravinto al botteghino. Cado dalle nubi, il film di Luca Medici (questo è il suo nome all’anagrafe), ha incassato lo scorso weekend quasi 3 milioni di euro. Zalone mi è particolarmente simpatico perchè porta in giro il prototipo del “tamarro” (il suo nome d’arte richiama lo slang barese “Che cazzolone”), sotto le vesti del cantante neomelodico da matrimonio. E i neomelodici da “matrimonio” – di cui la mia città, Napoli, abbonda – sono un fenomeno sociale e folcloristico in continua evoluzione, dappertutto. La stessa sorte tocca pure ai comici che finiscono in pasto ai netturbini, se si fermano al solito clichè o pretendono di campare di rendita col tormentone di turno. E se lo stereotipo te lo impongono gli autori o il pubblico, come è successo tanti anni fa a Lino Banfi? Il compaesano di Checco era un bravo attore di avanspettacolo, ma il pubblico lo ha incoronato il reuccio della commedia sexy all’italiania. Zalone è uno che sa il fatto suo, saprà scacciare la mala sorte, quella che ha travolto la povera “Sconsolata” (Anna Maria Barbera), il cui personaggio oggi sembra roba di altri tempi.