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Chiamami ancora amore: Caro Prof. Vecchioni, ti scrivo…

Oggi non ho voglia di scrivere, non mi va. Ho piuttosto voglia di scriverti perché, quando sono partito per Milano otto anni fa, avevo in valigia una tua canzone: Sogna, ragazzo, sogna. In quelle rare occasioni in cui ci siamo incrociati, continuavo a ripeterti che al liceo sognavo di avere un professore come te. In fondo è come se tu lo fossi stato, perché attraverso i tuoi dischi ho imparato a guardare il mondo diversamente, facendo sempre intromettere il cuore nel cervello. A volte mischiare i sentimenti col pensiero non è un’idea così malvagia.
Quest’anno dalle ceneri di un bruttissimo Festival di Sanremo, è saltata fuori la musica che appassiona, perchè “tra il silenzio e il tuono” c’è letteratura, rispunta la poesia, si impone la forza di ogni singola parola sulla volgarità delle inutili canzoncine che lasciamo il tempo che trovano. Chiamami ancora amore, il tuo brano che ha vinto il 61 Festival di Sanremo, è un grande inno alla vita, ma anche il canto del cigno contro le dittature invisibili che viviamo giorno dopo giorno. Che dolore far finta di niente “per il poeta che non può cantare, per l’operaio che non ha più il suo lavoro, per chi ha vent’anni e se ne sta a morire in un deserto come in un porcile”.
Io non ci sto, anche se crescendo ho capito che camminare fuori dal coro costa rinunce, ma la bramosia della libertà vale più dell’urlo soffocato dalla stupidità, che si propaga nella mostruosità dell’omologazione. “Questa maledetta notte dovrà pur finire perché la riempiremo noi da qui di musica e parole”: allora rimetto lo zaino in spalla e sai cosa ti dico? Vengo con te, professor Vecchioni, a cercare uomini e donne per condividere il nostro sogno comune “perché le idee sono come farfalle che non puoi togliergli le ali; perché le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali; perché le idee sono voci di madre che credevano di avere perso e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo”.
In questa notte è necessario che io condivida la pagina del mio libro con quella sua, perchè anche se fossi l’ultimo uomo sulla terra avrei bisogno almeno di lei per “difendere questa umanità”. E tra trent’anni, invecchiato come sarò, voglio combattere per incrociare per l’ultima volta i suoi occhi e ripeterle in una notte stellata come questa il tuo pensiero: “Anche se non mi ha capito mai nessuno, non mi sono mai sentito solo. L’importante che mi hai capito tu. Grazie, amore mio.”
Allora sì che avrò attraversato il territorio del destino, lì mano nella sua mano, con l’unica donna che avrà dato un significato alla mia esistenza. Avremo respirato assieme questo “disperato” (bi)sogno… d’amore.

Passaparola
Rosario Pipolo

Giornalista e Communication specialist. Una Laurea in Lingue straniere con lode all'Università Federico II di Napoli e una specializzazione in Web Communication allo IED di Milano.

View Comments

  • Un articolo/lettera bellissima caro Rosario.
    Sì, Vecchioni ha dato in tutti questi anni passione e fiducia nella vita e sopratutto nell'amore,a tutti noi...perchè se si vive d'amore non si muore mai!
    Io ne sono convinta e su questo ho basato la mia vita, anche se come dici tu, spesso queste scelte costano fatica.
    Quando parti fai un fischio...perchè io vengo con Voi!
    Un abbraccio.

  • Fantastica, sensible dimostrazione che ancora una volta hai dato voce e parole a ciò che penso. E ci riesci anche bene. Sono proprio contenta di leggere ciò che scrivi.

  • Caro Rosario sei riuscito a farmi emozionare con le tue parole, un dedica ad un cantautore che proprio tu dieci anni fa con la tua curiosità e il nostro eterno romanticismo mi facesti ascoltare in un mangianastri ed allora l'ho sempre amato il nostro caro Prof. Sono contento per la sua vittoria, soprattutto per il testo, ricorderò sempre la tua lezione su sanremo, " Saremo è il festival della canzone, quindi dei testi e non del cantante"
    “Anche se non mi ha capito mai nessuno, non mi sono mai sentito solo. L’importante che mi hai capito tu. Grazie, amore mio.”....beh rosario parlaci anche dei tuoi amori ;-) !!!

  • Io sono giovane, ho solo 23 anni dieci anni fa non lo conoscevo, eppure già amavo quella parte fondamentale della nostra canzone cantautoriale che è Fabrizio De Andrè, per una sorta di trasmissione genetica della passione per lui, che mi viene dai miei genitori.
    Dieci anni fa, non potevo quind idire di conoscere Vecchioni come lo conosci tu e un po' ti invidio, per averlo conosciuto, perché vorrei anche io. Con l'energia dei miei vent'anni avrei mille cose da chiedere a quest'uomo che mi ha fatta emozionare, a quest'anima speciale e altrettante avrei da dirgli e basta, un po' come hai fatto tu.
    Poesia, romanticismo, amarezza e quel sorriso un po' beffardo e infantile insieme, che dice silenziosamente quanto speciale lui sia.
    E sono contenta che abbia vinto, perché come ho già scritto altrove, mi ridà speranza.

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