Oggi siamo tutti sanniti nel cuore in un clima di misurata sportività, rara ai tempi in cui il rigurgito del pallone indiavolato sa di business. Per una volta il calcio ripulisce il campanilismo zotico che c’è in noi, quello che dagli spalti di uno stadio mette città e comunità le une contro le altre, nel lungo scivolone dei pregiudizi.
Non è un fenomeno da metropoli calcistica, è un atteggiamento che coinvolge più o meno tutti, raggiungendo talvolta punte di un icerberg infame e pericoloso.
La prima volta del Benevento in Serie A, ad un passo dalle 90 candeline di attività calcististica, restituisce a tutti noi un brio di sana sportività che sculaccia il divismo dello star-system calcistico. Sentirsi oggi un sannita, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, è una promettente sensazione che trasforma il tifo nel grandangolo che fa del sogno della comunità beneventana un patrimonio di tutti.
Sessantacinque giorni in viaggio nel Sudest asiatico mi tornano in mente uno per uno nel…
Michaela (DePrince all'anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo…
Addio ad Alain Delon (1935-2024), il principe della bellezza al cinema, tra polemiche, faide ereditarie…
Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del…
I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio "libro delle facce" delle…
IL Festival di Sanremo è sempre stato caratterizzato dalla melodia fin dalla sua età della…
This website uses cookies.