Eppure, guardando mio padre invecchiato nell’ennesimo viaggio verso casa, mi sono chiesto quando riuscirà mai un figlio ad essere grato ad un genitore. All’improvviso mi ha indicato un albero e mi ha detto: “Quel tronco già c’era quando sono nato. E’ cresciuto con me. Sono passati più di settant’anni e guarda come è alto”. Ho alzato lo sguardo e mi è sembrato che quell’albero altissimo prendesse le stelle con i suoi rami. Da bambino, quando papà mi raccontava del suo lavoro e di come illuminasse case e strade, mi ero convinto che le stelle si potessero acciuffare per davvero. Oggi, salendo sulle sue spalle, potrebbe accadere. Non è la presenza costante di un genitore in ogni angolo della vita di un figlio a renderlo possibile?
Continuando la nostra camminata a passo lento, è come se all’improvviso avessi avuto un abbaglio. Mi ero accorto che poche persone avevano colto il significato del mio viaggio, apparentemente inutile, ma profondamente ricco di quella prospettiva: distinguere ciò che è “sostanza” dall’“apparenza”. E così mi sono tornati alla mente i fiumi di parole e gli scarabocchi degli ultimi mesi, rivolti a chi non esisteva nella realtà. E’ il pericolo di chi fa il mio lavoro, di chi scrive, di chi immagina. I fantasmi sono esistiti prima di diventarlo, le ombre no perché non vivono mai di luce propria. Sarò pure un giocoliere di parole, ma il Vesuvio osservato qualche tempo fa si era ridotto ad essere una cartolina adombrata. Nell’ultimo tratto della camminata con mio padre, ho ritrovato un Vesuvio folgorante come quello dipinto da Andy Warhol. Ho restituito il giusto peso alle persone che mi circondavano, a coloro che avevo trascurato, a coloro che mi ero semplicemente inventato.
Spero di passeggiare tanto tempo ancora al fianco di mio padre, se questa preziosa compagnia può aiutarmi a distinguere e non a etichettare, a vivere i sentimenti nell’intimità e non nel pettegolezzo virtuale, ad allontanarmi dalle ombre per inciampare nella consistenza, che abita altrove e mi restituirà il cambio di scena dall’interno notte in esterno giorno proprio in questo lunedì speciale: inizierò la settimana svegliandomi nel letto dove sono cresciuto. Noi blogger saremo pure dei giocolieri di parole, perchè ci ostiniamo a dare un senso alle nostre sensazioni.
Sessantacinque giorni in viaggio nel Sudest asiatico mi tornano in mente uno per uno nel…
Michaela (DePrince all'anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo…
Addio ad Alain Delon (1935-2024), il principe della bellezza al cinema, tra polemiche, faide ereditarie…
Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del…
I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio "libro delle facce" delle…
IL Festival di Sanremo è sempre stato caratterizzato dalla melodia fin dalla sua età della…
This website uses cookies.
View Comments
I genitori sono radici, sono ancore. Sono lenti di cannocchiale, sono fari.
Ogni viaggio che facciamo lo dobbiamo a loro, alla capacità che hanno di starci vicino anche quando non ci siamo: partiamo perchè loro restano e sono il porto sicuro a cui tornare.
Qualsiasi errore uno faccia nella vita, un genitore lo perdona, anche se sa che è un errore. Perchè fa parte dell'essere genitore amare sena condizioni, senza limiti, senza sosta. Nessun altro nella vita può darci tanto. Il nostro compito è non perdere questo tesoro nella routine, non abituarsi alla loro presenza, al loro amore. Da bambini va bene, da adulti è imperdonabile. Perchè prima o poi arriva il momento in cui dobbiamo dirci che non sarà sempre così. E non possiamo farci niente.
I genitori condizionano la nostra crescita fin da bambini, impariamo a capirli in età adulta, quando invece di contrastarli come nell'adolescenza, cerchiamo di capirli, come persone innanzitutto e poi come genitori.
Il padre ci dà sempre un limite alle cose, le mamme sono più accomodanti, attraverso il suo limite riesco ad intravedere fin dove mi posso spingere oltre. E' un pò come avere un diario di bordo, dove ogni tanto ci piace guardare cosa c'è oltre, per poi ritornare sui binari...se non ci fossero andremmo a briglia sciolta...
La tua è una bella riflessione, soprattutto nell'ultima parte. Non tutti sono all'altezza di condividere i nostri stati d'animo perciò una persona speciale diventa all'improvviso una persona qualunque. L'errore imperdonabile è circondarsi di persone inutili. L'ho provato sulla mia pelle.