Anche chi non aveva mai visto un film di Pietro Germi, aveva imparato a distinguere i burattini della provincia arrivista dell’Italietta di mezza età: i democristiani papponi che ti mettevano in tasca pezzi da 10 e 20 mila delle vecchie lire per allenare l’olfatto al profumo fradicio del potere locale; i socialisti craxiani che inseguivano carri funebri per spargere garofani di prima scelta, mummificando le vecchie glorie; i comunisti cinguettanti che se la menavano con la solita filastrocca che in Russia tutto filava liscio come l’olio; i radicali chic a dieta perenne, perché lo sciopero della fame era un pretesto comodo per fare la cresta sulla spesa; i liberali insicuri che non sapevano mai quale fosse la strada del rigurgito tra libertinaggio e permissivismo; i fascisti piagnucoloni perseguitati dall’ombra del vittimismo plebeo.
I social network hanno cambiato la scenografia – la roccaforte dello sharing e del virtuale sembra più immediata ed incisiva – ma non il vizio. Anzi, hanno contribuito ad incrementare l’illusione ottica di pensare che basti poco per affacciarsi alla politica: un numero consistente di contatti su Facebook, attirati e coltivati nella tana del lupo, con le frasi scemotte che renderebbero interessante anche la peggiore delle bacheche.
Se una volta davamo ai tipografi la colpa per i manifesti osceni da campagna elettorale, oggi non possiamo che bastonare “i photoshoppari” improvvisati. Sono loro a far girare nei nostri feed o bacheche i santini grezzi che spostano una campagna elettorale locale verso una propaganda politica glocal, dimenticando che il voto dovrebbe riguardare chi vive ancora in quel posto.
Di fatto non è così, tanto che l’ultima tendenza è ritrovarsi membro di un gruppo su Facebook senza alcun preavviso o invito. Le notifiche proliferano e ti accorgi di essere contemporaneamente un simpatizzante di Destra, Sinistra e Centro. Come fare a non scontentare il “compagno di gioventù” che ti ha arruolato come supporter alla sua compagna elettorale?
Qualsiasi strada sceglieremo, sarà legittimo rimpiangere i vecchi tempi, quelli in cui erano riconoscibili i volti goffi degli aspiranti consiglieri comunali, assessori o sindaci, oggi moribondi e rifilati in un gruppo del qualunquismo facebookiano, e peggio ancora convinti che basti camuffarsi da piazzista-social per essere un divo volgare, pardon un politico glocal!
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