Dopo aver ripreso la sua missione, nei paraggi del raccordo anulare di Roma, la cicogna fu multata per eccessi di velocità. E il papà di Federico urlò, facendosi sentire da tutto il palazzo: “Non mi mandate le multe, che io non le pago!”. Arrivata in Campania, cambiò direzione improvvisamente, dirigendosi verso Mondragone. Si fece afferrare per pazza: “Prima della consegna, una mozzarella di bufala non me la toglie nessuno”. Pochi istanti dopo, si fece consigliare dalla ragione, facendo un’inversione verso Sessa Aurunca: “E se mi viene il cagotto dopo tutta ‘sta burrata che ho mangiato stamattina prima di partire? – disse tra sé e sé – Rinuncio alla mozzarella”.
Dopo una luna sosta al passaggio a livello di Villa Literno – era incazzata nera perché il treno locale Roma-Napoli l’aveva superata – sorvolò il litorale domitio e svolazzò beata tra Cuma e Pozzuoli. Anzi, per fargliela pagare a quel maledetto autista indisciplinato, lasciò che il bimbo gli facesse addosso una piccola “cacatella”.
Giunta sul Vesuvio, dopo esserci incantata planando sul Golfo di Napoli, trascorse lì l’ultima notte assieme a Federico. Poi gli sussurrò: “Ricorda che non sarà il posto dove nascerai a fare la tua persona. Al di là dell’amore delle persone vere che ti saranno accanto, sarai sommerso da tante ipocrisie. Ti sbaciucchieranno in tanti che si credono poeti e invece sono dei miserabili; o quelli che si fanno chiamare Maestro e invece sono dei sepolcri imbiancati; quelli che avranno la presunzione di dirti cosa devi fare. Tu ascolta solo la voce del tuo cuore, della tua coscienza. Viaggia e conosci. E spero che questo viaggio condiviso ti resti addosso, anche quando ti affaccerai alla vita. Caro Federico, questo è il mio ultimo viaggio, vado in pensione. Sono invecchiata anche’io. Non ti dimenticherò mai. E spero che quando un giorno diventerai papà e la tua amata aspetterà la cicogna, ti ricorderai della tua Rosilde. Sì, io mi chiamo Rosilde ed ho portato a destinazione centinaia di bimbi”.
Dicendo queste bellissime parole, la cicogna fece il passaggio di consegna, affidando il bimbo a Martin, il suo angelo custode. Poi, alzand0 lo sguardo al cielo, disse: “Signore, il mio ultimo viaggio è stato compiuto. Dona alla mamma di questo bimbo la forza per allevarlo, consegna nella mani del papà la costanza di sostenerlo in qualsiasi momento. E a me,cicogna da una vita, fammi ritrovare sulla via del ritorno tutti quei bimbi che in questi 32 anni ho consegnato”. La cicogna ripartì e il buon Dio ordinò all’angelo custode: “Vai Martin, è giunta l’ora. Spingilo verso la vita e fallo diventare un bambino vero. E’ lui Federico!”. Martin Rispose: “Signore, l’anestesista è in ritardo. Cosa faccio?”. E il Signore irritato replicò: “A Napoli mi fanno sempre diventare furibondo. Negli ospedali è sempre la stessa storia”. Federico è nato il 21 giugno poco dopo le 10 e sul viso aveva il sorriso dell’estate. Mentre la cicogna Rosilde era in fila all’Inps per verificare i suoi contributi, il buon Dio la fermò: “Non puoi andare in pensione, cara Rosilde. Ho scoperto che sei la stessa cicogna che il 12 aprile di tanti anni fa consegnò Ada, la mamma di Federico, ai suoi genitori. C’è un incantesimo in atto che passa di generazione in generazione. E deve continuare”*.
(*) La fiaba è stata scritta da R. Pipolo in maniera estemporanea e pubblicata a puntate sulla bacheca di Facebook della mamma di Federico Luigi dalle 19.43 del 18 giugno alle 10.15 del 21 giugno 2010.
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...che dire ....solo tu hai la capacità di trasformare la realtà in una "meravigliosa favola" ... e la fantasia viaggia... come la cicogna !!! Mille volte grazie ....
Sorrisi e poi...tante lacrime, leggendo la tua meravigliosa favola. In ospedale, subito dopo la nascita di Federico Luigi, é iniziata la mia lotta contro le complicazioni subentrate dopo l'intervento. Ero stordita dal dolore fisico unito a quello psicologico del non riuscire ad occuparmi del mio bambino sin da subito, date le mie condizioni. All'improvviso una parente che aveva letto la mia bacheca di Facebook, mi disse che "qualcuno" aveva scritto per Federico una favola stupenda. Ho aperto gli occhi, ho sorriso....il mio primo sorriso in mezzo al dolore lancinante. Ho capito subito chi fosse quel "qualcuno" e ho cominciato a fremere da quel momento. "Presto mi alzerò da questo letto...perché voglio leggere quella favola" mi sono detta. Era lo stesso "qualcuno" che, al mio rientro a casa, in camera di Federico, mi ha lasciato una sorpresa per lui e una lettera bellissima....il segno, tangibile e forte, della sua costante presenza che mi ha avvolta come un caldo abbraccio. Purtroppo non é stato così presto né così facile rimettermi in salute ma oggi, primo giorno in cui sono in piedi, il mio primo pensiero é stata la favola. Mi sono trascinata al pc, l'ho cercata, l'ho letta, l'ho gustata parola per parola. Ho pianto, sorridendo, ad ogni riga.
La leggo di nuovo, e poi ancora e ancora....voglio impararla a memoria. Perché voglio raccontarla al mio bambino ogni sera quando, mettendolo a letto, lo accompagnerò nel mondo dei sogni. E quando lui mi chiederà: "Mamma, chi ti ha insegnato questa favola?" gli risponderò "Bimbo mio, l'ha scritta per te una persona speciale....una persona che occuperà sempre un posto d'onore nel mio cuore".
Grazie per aver regalato al mio bambino l'amore e la cura con cui hai scritto di lui e per lui.
E grazie per averlo regalato anche a me, per avermi fatto tremare il cuore d'emozione mentre leggevo.
Grazie per aver scelto di essere nella nostra vita.
Ti voglio bene, Rosario....con tutto il mio cuore.
p.s. bacia Rosilde da parte mia ovemai ti capitasse di incontrarla. Ha fatto davvero un ottimo lavoro. Le devo tanto...le devo tutto! Le devo questa gioia che ora stringo tra le braccia, ma dille di andarci piano con la burrata e i bicchierini di troppo! Ha ancora tante missioni da compiere! :-)