Sembra un confronto inadeguato ma è come se questa saetta lampeggiante, più che rappresentare una sculacciata del Padreterno, segnasse lo sforzo della Chiesa per un “ritorno al futuro”. Da giovedì scorso la Chiesa non ha più il suo Pontefice e, nel sotterfugio della nostra contemporaneità, non si erano viste ancora le dimissioni di un Papa. E’ accaduto. Qualcosa cambierà, anzi è già cambiato.
Ratzinger non è stato il principe del Vaticano che si è guadagnato il consenso popolare e la simpatia di Karol Wojtyla. Mettiamo pure in conto che un tedesco parte in netto svantaggio rispetto ad un polacco. La sua statura teologica non è bastata a reggere un pontificato, dilaniato da scandali e ombre all’interno di una Chiesa, in difficoltà a dialogare con gli stessi fedeli.
Il ritiro dalla scena di Benedetto XVI fa riflettere tutti, dai teologi agli storici, dai dissidenti ai laici. E lascia stupiti persino “i movimenti”, nati tra i cattolici, che si spartiscono consensi tra i progressisti e i conservatori, facendo il bello e il cattivo del tempo ai margini del porporato. Chi non crede al Conclave baciato dallo Spirito Santo sa che la differenza la fanno i numeri: Ratzinger, sostenuto dai conservatori, è stato sul trono papale meno del previsto. Chi sarà il successore?
“Ed oggi, a causa di una recente intervista, tutti dicono che il Papa è diventato comunista”, cantava Giorgio Gaber nella graffiante “La Chiesa si rinnova”. Benedetto XVI “dimissionario” ha raccolto nel suo gesto, pregnante di umiltà, un consenso generale che in questo momento non hanno neanche i nostri vecchi e volubili politici, che si ostinano a voler restare. Papa Ratzinger se n’è andato in punta di piedi, senza lo scettro e il mantello da principe. Se il fulmine su San Pietro fosse davvero preso in prestito dalla sequenza famosa di “Ritorno al Futuro”, potrebbero venir meno i sospetti di complotti, di raggiri diabolici, dell’ingratitudine della curia. Il gesto del successore di Karol Wojtyla, incauto per i conservatori, ha forse già spianato la strada per un nuovo Concilio e spetterà al Conclave non renderlo inutile.
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