All’improvviso è come se Libia, Tunisia, Algeria ed Egitto si fossero risvegliate da un lunghissimo letargo e l’orrido fantasma del colonialismo fosse tornato a girovagare nell’immaginario collettivo del Nord Africa. Dai colonialisti erano finiti nelle mani degli imperatori che avevano stordito tutti, confondendo il confine che c’è tra una dittatura e una democrazia. E noi sottobanco ci abbiamo messo del nostro, dalla base del Vecchio Continente, fornendo a tempo debito armi, soldi e belle donne. E quando noi italiani facevamo i vacanzieri sulle coste del Nord Africa, preferivamo rinchiuderci nei lussuosi resort come in un paese dei balocchi: panza al sole, culi formosi e drink dissetanti, senza buttare l’occhio nei piccoli villaggi dove c’era la miseria nera.
La necessità della libertà qualche volta diventa giustamente furibonda, incontrollabile e così in queste ore si inasprisce l’ira funesta contro l’ultimo imperatore Libico, tra morti ammazzatti e gente che rischia la vita ogni minuto che passa. La storia è una trottola che gira, incredibile. Alla fine del 1942, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, due soldati napoletani, Pasquale e Tonino, furono fatti prigionieri proprio da quelle parti. Stavano per ammazzarli e il secondo fece un voto: “Dio mio, se mi salvi, quando ritorno a Napoli tolgo una donna dalla strada e sposo una prostituta”. Nel ’43 sbarcarono gli alleati e i due furono messi in salvo. Pasquale tornò tra le braccia della fidanzata Lucia e Tonino andò in una casa di prostituzione della Riviera di Chiaia, facendo fede alla sua promessa. Questi due ometti in divisa, dimenticati in una fotografia in bianco e nero del Nord Africa, non sono i protagonisti immaginari del film La Grande Guerra di Monicelli, ma due persone vere.
Pasquale era mio nonno e, appena mi raccontò questo episodio, io gettai via il fucile giocattolo che mi avevano regalato e dissi: “Nonno, non voglio più giocare a fare il soldato”. E adesso mentre scrivo, mi torna il magone, perché in Libia centinaia di persone rischiano di perdere la vita e la libertà, come allora stava per succedere a quelle due reclute partenopee. E allora, vecchia voce, non cantare più da quel grammofono “Tripoli, bel suol d’amor” perchè non ci siano più colonialisti sotto il tricolore, ma messaggeri di pace e democrazia.
Sessantacinque giorni in viaggio nel Sudest asiatico mi tornano in mente uno per uno nel…
Michaela (DePrince all'anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo…
Addio ad Alain Delon (1935-2024), il principe della bellezza al cinema, tra polemiche, faide ereditarie…
Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del…
I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio "libro delle facce" delle…
IL Festival di Sanremo è sempre stato caratterizzato dalla melodia fin dalla sua età della…
This website uses cookies.
View Comments
Anche questo tema sarà trattato in diretta questa sera nella rubrica Pipolo call's people, a cura di Rosario Pipolo, su Radio Antenna Verde.
http://www.radioantennaverde.it
P.S. salvo imprevisti sarà effettuato anche un collegamento telefonico, con un collega radiofonico, da Lampedusa