Michaela, papavero per l’eternità tra noi narcisi

Michaela (DePrince all’anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo affaccendati, di corsa, mentre alla tv i Trump e le Harris duellano e se le danno di santa ragione.

Hai scampato la morte nella tua terra natale, nello scenario sanguinario della guerra civile in Sierra Leone passata inosservata persino a quelli della mia generazione con un piede di gioventù dentro gli anni ’90.

TU SPLENDI COME SIRIO

Dall’Africa occidentale agli Stati Uniti d’America presa per un capello dall’amore della tua nuova famiglia, tra rinascita e crescita, nello slancio artistico che ha fatto di te una stella luminosa della danza.
Non un’etoile, narcisa e snob come tante, bensì una stella appartata come Sirio, il cui fascio luminoso spesso passa inosservato di fronte alla bellezza dominatrice di Venere o della Luna.

CHI E’ NERO E’ DESTINATO A NON AVERE VITA FACILE

Ad Harlem hai imparato una cosa: chi è nero è destinato a non avere una vita facile. Lo ha capito persino l’America degli slogan elettorali alla “Yes, You Can” o quella nostalgica dei sermoni di Martin Luther King. Io l’ho capito con delusione nell’estate del ’92, su una panchina di Central Park, mentre nel tuo angolo d’Africa colava sangue, i guerriglieri abusavano di bambini e facevano scomparire uomini, donne, anziani. Su quella panchina mi dissero : “Ad Harlem non ci puoi andare, sei un bianco, ti fanno la pelle. Vacci con con un tour organizzato.”

PAPAVERO TRA NOI NARCISI

In una domenica americana della scorsa estate, mentre partecipavo ad una messa cantata in una chiesa imboscata di Harlem, pensavo a quelli come te vittime di sberleffi, insulti razziali. Persino “la vitiligine” sulla pelle di colore può trasformarsi nel bersaglio del guardone frustato che, sul divano di casa, con lo smartphone in mano prova a sentirsi padrone del mondo.

Perdonami, a cinquant’anni neanche io so più a chi credere. Respira leggera e danza tenendo per mano mamma Elaine, volata in cielo insieme a te. C’è una lucciola accesa in questa estate invernale. Sei stata speciale per pochi o tanti, non importa. E a noi che ti abbiamo voluto un pezzettino di bene resta il tuo bisbiglio che morde le nostre coscienze assuefatte: “Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di narcisi.”

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