Ieri sera, attraverso una catena di messaggi finita su whatsapp, ho scoperto la vicenda nascosta dietro Prince Jerry, il venticinquenne nigeriano suicida. A diffondere la notizia è stato il messaggio di don Giacomo Martino, Responsabile del centro accoglienza Migrantes del capoluogo ligure:
Cari tutti, ieri sono stato tutto il giorno a Tortona .
Uno dei nostri ragazzi di Multedo, Prince Jerry, dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno. Ho dovuto provare a fare il riconoscimento di quanto era rimasto di lui. È stato un momento difficile ma importante perché ho ritenuto di doverlo accompagnare in questa sua ultima desolazione.
Vi scrivo perché abbiamo deciso di portarcelo su a Coronata e seppellirlo nel cimitero lassù.
Venerdì mattina alle 11:30, all’Annunziata, celebrerò il suo funerale.
Quanti vorranno e potranno essere presenti sarete il segno dell’ultimo abbraccio terreno a questa vita così desolata.
Una preghiera per lui e la sua famiglia.
Le parole di don Giacomo non hanno bisogno di commenti, sono chiare, ci restituiscono il peso di sensate riflessioni. A ciascuno la sua secondo coscienza: continuiamo a celebrare la Giornata della Memoria, svuotandola con luoghi comuni, nascondendo sotto il tappeto dell’omertà la nostra insistenza a costruire “lager invisibili”, piccoli o grandi che siano.
Come aveva raccontato Primo Levi a Enzo Biagi in una bellissima intervista “Lager in tedesco vuol dire almeno otto cose diverse, compreso i cuscinetti a sfera. Lager vuol dire giaciglio, vuol dire accampamento, vuol dire luogo in cui si riposa, vuol dire magazzino, ma nella terminologia attuale lager significa solo campo di concentramento, è il campo di distruzione”.
Per noi, gente comune e istituzioni, lager cosa significa?
Prince Jerry, eccellente laureato in chimica, è stato sepolto nel cimitero del quartiere genovese di Coronata. Persino i costruttori di “lager invisibili” lo vedranno, sotto le sembianze di un angelo, tra i cieli di Genova.
Lui sì che ha imparato a volare, da solo, senza le preghiere di noi in balia delle barriere.
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