Il silenzio che fa rumore: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”
C’è un silenzio che fa rumore, questo del mio ultimo viaggio durato un anno e mezzo. In un tempo in cui straripa la bulimia di apparire sui social ad ogni costo e che spesso si riduce a goffaggine, svuotamento della sostanza, beffarda illusione di costruire un alter ego che non corrisponde alla realtà, c’è una strada maestra della vita che non dovremmo mai perdere di vista. Me l’aveva ricordata il vicino di posto nel lunghissimo viaggio in treno che mi portò dalla Cina in Tibet: “Rumorosi sono i piccoli torrenti, il vasto oceano è silenzioso.“
Ho navigato in questo oceano di silenzio senza barche a motore o lussuosi yacht. Se non avessi usato i remi sarei finito nella trappola della corsa sfrenata di abbattere il tempo, rinnegando il verbo del mio incontro fortunato con lo scrittore cileno Luis Sepúlveda al lido di Venezia: l’elogio della lentezza.
Dopo l’esame di terza media in una scuola alla periferia di Napoli, la cara professoressa Rosalba mi lasciò in eredità una riflessione che spianò la strada della mia crescita: “Tu non ami le mode perché il tuo animo è fuori moda. Cresci sempre anticipando i tempi e non avrai la smania di restare nel gregge”.
Ho anticipato i tempi con un lockdown interiore prima che arrivasse quello della pandemia, che ha messo in crisi tutti gli illusi mediocri in cima alla piramide di cartapesta di voler essere padroni del tempo.
C’è un silenzio che fa rumore e accade quando prende la piega inconsapevole di battaglia civile contro arroganze e soprusi, in difesa dei propri diritti, perché avere talento significa prima di tutto avere una personalità: “Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso il vero: non andare fino in fondo e non iniziare”.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato rispettando quest’oceano di silenzio, dimostrandomi vicinanza e solidarietà in punta di piedi, con un ricordo vissuto assieme, un messaggio letto in ritardo, una vecchia foto. Le amiche di gioventù come Mascia, Isabella, Concetta, Elisabetta sanno sempre come smuovere cuore e anima: “Non sempre è necessario incontrare e/o vedere una persona per volerle bene, e non leggerti più, non sapere come stai, non ricevere più in regalo foto dei tuoi viaggi e i tuoi racconti mi manca. Tvb”.
Un pensiero va anche a due persone importanti della mia vita, Massimo e zio Peppino, volate in cielo durante il lockdown ai quali non ho potuto dare l’ultimo saluto.
C’è un silenzio che fa rumore e mi torna in mente la parabola dello statista in esilio a cui fa visita un ex allievo. Quest’ultimo invece di trovarlo tra vecchie scartoffie alla scrivania, lo scova con le grambe incrociate davanti all’oceano: “Perché ti sei preso la briga di compiere questo lungo viaggio per venire a trovarmi?”, esordisce lo statista. “Perché dalle mie parti abbondano i pappagalli”, spiega l’allievo. “Torna indietro – conclude il vecchio in esilio – con la consapevolezza che prima o poi i pennuti ti accerchieranno per farti lo sgambetto. Tu fai finta di niente perché, quando meno te lo aspetti, arriverà il tempo della rivalsa”.
C’è stato un silenzio che ha fatto rumore, ma adesso è tempo della rivincita: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.” (Divina Commedia, Canto III, Inferno)
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