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Lettera dall’Alaska a Mary Shields, prima donna americana a partecipare ad una gara con i cani da slitta

Cara Mary Shields, in un ritaglio di un giornale americano lessi la tua incredibile  storia. Non avevo terminato ancora il liceo. Dissi a me stesso: “Un giorno voglio andare in Alaska ed intervistarla.” Per me non eri soltanto la prima donna americana ad aver partecipato e concluso una gara con i cani da slitta. Eri il simbolo femminile di chi aveva schiaffeggiato il becero maschilismo d’oltreoceano nelle mille miglia del percorso da Anchorage a Nome.

Quando sono passato a casa tua a Fairbanks, mi è sembrato di entrare in un luogo fatato e non perché la tua tana scodinzoli gnomi e fatine. E’ magica perché c’è l’anima appassionata e determinata di chi, a mio modesto parere, è diventata senza saperlo uno dei simboli dell’emancipazione femminile americana. Nella tua valigia di cartone di ragazza di provincia venuta in Alaska nel 1965 c’erano i sogni di una donna qualsiasi, pronta a difenderli a denti stretti.

Mentre sorseggiavo il caffè americano guardandoti diritta negli occhi, pensavo che quando sei arrivata in mezzo ai cani da slitta, l’American Dream era già evaporato con i proiettili conficcati a John F. Kennedy e che di lì a poco, dentro il pantano della sanguinosa guerra del Vietnam, sarebbero state confiscate persino le utopie agli americani che avevano riposto fede nelle urla antirazziali di Martin Luther King.

Cara Mary, non è che i tuoi bellissimi cani hanno segreti poteri da “stregoni”? Sono riusciti a farmi vedere davanti agli occhi i momenti cruciali di quella gara, la tua conquista di aver liberato i cani da slitta dal pregiudizio della schiavitù, rendendoli copratogonisti della tua vittoria per la libertà.
La nostra chiacchierata mi ha fatto ritrovare la bellezza di tutte le donne libere come te, libere di pensare e sognare, libere di essere sé stesse, anche quando temi di essere finita tra una banda di bifolchi.

Cara Mary, mi hai fatto felice e quando me ne sono andato, senza fartene accorgere, ho inghiottito il magone della prima e ultima volta insieme alla signora che dall’Alaska schiaffeggiò il becero maschilsmo americano.

Ti voglio bene.

Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita. (William Shakespeare)

Cartolina dall’Alaska: Paws for Adventure con Leslie, Chase e i cani da slitta

Leslie era arrivata in Alaska per fare l’insegnante, ma poi col tempo si era resa conto che la sua vera passione i famosi cani da slitta che hanno imposto l’ultima frontiera nell’immaginario collettivo. Oggi la Paws School For Adventure è uno dei centri più noti di Fairbanks e dintorni per chi vuole avvicinarsi a questo mondo affascinante.

I cambiamenti climatici non sono di certo dalla mia parte e non c’è abbastanza neve. Leslie e Chase mi mettono nelle condizioni di vivere al meglio l’esperienza, rendendo questa tappa uno dei momenti più emozionanti del viaggio in Alaska.
Il workshop di Chase mi porta alla scoperta di un emisfero per me nuovo, catapultandomi tra le pagine di il Richiamo della Foresta di Jack London: la preparazione della slitta, il nutrimento dei cani, la fase delicata dell’addestramento, le gare e tutto ciò che c’è dietro la vita di un musher, ovvero chi conduce la muta dei cani da slitta.

 Chase me li presenta uno ad uno, raccontandomi le storie che danno al cane la peculiarità di essere l’amico più fedele dell’uomo. Poi si parte, i cani da slitta della Paws for Adventure School sono furie, inizia un mini viaggio in un paesaggio fatto di misteri e segreti, sembra una contorsione temporale nell’antropologia dell’Alaska quando i cani da slitta facilitavano gli spostamenti, permettendo ai agli alaskini di sopravvivere ovunque.

Leslie e Chase, in questa mattinata speciale alla Paws School for Adventure, mi hanno ricordato che i pregiudizi offendono le opportunità di esplorare mondi lontanissimi che non ci appartengono, ma abbiamo sognato leggendo un libro o guardando un bel film. Da quella slitta ho vissuto in prima persona una nuova prospettiva, quella che fa di un cane e di un uomo la contaminazione del creato perché dopotutto se non ci fossero i nostri amici a quattro zampe saremmo così infelici da rimproverare il Padreterno per averci negato un amico fedele.

In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo.
(Mark Twain)