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Diario di compleanno: Il bimbo “pirata” e i 50 anni della cassiera della Standa

Rosario PipoloAlla fine degli anni Settanta aprirono una piccola Standa, nel centro storico del mio paese. Mentre fuori il territorio metteva i tappi alle orecchie per non sentire i colpi roventi della criminalità di allora, io in quel supermercato capii come guidare il carrello e mi vantavo di riconoscere i prodotti della spesa di mamma attraverso i colori delle confezioni. Quando imparai a leggere, mi divertivo a decifrare le etichette ad alta voce e spesso attiravo l’attenzione di un gruppo di ragazze carine che lavoravano lì.

Ce ne era una che mi colpiva. Era spesso al reparto cosmetici. Mentre allestiva la vetrinetta, riuscivo a strapparle un sorriso. Ai tempi mi sentivo un bimbo occhialuto e per giunta “pirata”: Il Prof. Marcello Gaipa mi aveva piazzato un benda sull’occhio sinistro e quella era l’unica via di salvezza per il mio occhio pigro. Tornando alla ragazza della Standa, una volta all’uscita da scuola, la trovai alla cassa. Avevo il broncio. A scuola non avevo trovato nessuna damigella per il ballo di Carnevale. La cassiera della Standa mi chiese se avessi la fidanzata. Ed io, indicandole l’occhio bendato, le feci segno come a dire chi mi avrebbe mai preso conciato in quella maniera. Prese una manciata di caramelle e la mise nel palmo della mia mano, smaltendo tanta tenerezza in un filo di voce rassicurante: “Quando toglierai la benda, il tuo occhio guarirà e tornerai ad essere il bambino più bello del mondo”.

Le caramelle finirono e la Standa, a ridosso della vecchia piazza San Pietro, chiuse i battenti quando mi tolsero la benda. Volevo farmi vedere dalla cassiera, ma lei non c’era più. Infilando la mano nel grembiule trovai una caramella, l’ultima, che non avevo mai scartato.
Oggi la ragazza della Standa compie 50 anni. L’ho ritrovata nella notte del suo compleanno e le restituisco l’ultima caramella che ho conservato in tutti questi anni, regalandole questo aneddoto da libro Cuore. A quel tempo ero un cucciolo addomesticato, oggi sono un randagio vagabondo che però non ha mai strappato le pagine del suo diario. Non conoscevo il nome della cassiera della Standa, ma visto che a volte il destino ci mette del suo per farci ritrovare le persone che hanno sfiorato la nostra infanzia, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, posso scegliere liberamente e legittimamente come chiamarla: Buon compleanno, zia.

Al supermercato, una cassiera tutta per me!

cassiera150Da bambino non ero affatto servizievole a casa, ma fare la spesa era il mio forte. Ho fatto la prima spesa a mia madre all’età di cinque anni. La salumeria era sotto casa e la signora Buzzo, titolare del piccolo alimentari, erà lì pronta ad aspettarmi. Le consegnavo la lista, le davo 5.000 delle vecchie lire (nel ’78 mi avanzava pure la mancia per il salvadanaio) e me ne tornavo. Poi è arrivata l’era dei supermercati più grandi e le cassiere mi sono diventate subito simpatiche. Alcune mi stritolavano le guanciotte, ma in compenso me ne andavo con una manciata di caramelle. Negli anni degli ipermercati e dei centri commerciali, nonostante la frenesia, resta ancora il tempo per scambiare qualche battuta con la cassiera di turno. Quanto tempo durerà ancora? In diverse catene alimentari ci sono queste maledette casse automatiche. Tutto è computerizzato e se va qualcosa storto arriva un addetto per aiutarti. E il fascino della cassiera? Per favore, voglio fare la fila con un sacrosanto diritto da consumatore: una cassiera tutta per me!