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Immigrato di Checco Zalone affossa il pop di Laura Pausini

Non è una beffa. Immigrato di Checco Zalone ha vinto il David di Donatello come miglior canzone originale, destando scalpore tra tutti i fricchettoni del pop che davano per scontato la vittoria di Laura Pausini. Cosa c’è di scandaloso? E’ la volta buona in cui ironia e riflessione cantate nel film Tolo Tolo soppiantano il solito canzoniere, con tutto il rispetto per una grande artista come la Pausini.

LA TRAVOLGENTE “FIGHT FOR YOU” E LA PAUSINI SENZA OSCAR

L’Oscar mancato della Pausini il 25 aprile scorso mi ha ricordato quello del film Pinocchio di Benigni nel 2002, scartato alla candidatura come miglior film straniero. Non tutte le strade del marketing cine-musicale spianano la strada all’ambita statuetta: Io sì (Seen) era accoppiata al film di Ponti junior con donna Sophia.
Niente Oscar per il pop anti-razzista della Pausini, sconfitta a Hollywood dalla rivoluzionaria H.E.R. che aveva mitragliato in puro stile R&B i colpi mortali della travolgente Fight For You.


IL DAVID DI DONATELLO A ZALONE

Il David di Donatello a Immigrato resta una bella sorpresa da parte dell’Accademia del Cinema Italiano presediuta da Piera Detassis. “La solita cricca di sinistra che premia i soliti, no questo era il foglietto se perdevo – ha commentato a caldo il vincitore – Grazie all’accademia per il riconoscimento meritocratico.”
Il polverone che si è alzato sui social per la seconda sconfitta della nostra regina del pop lascia il tempo che trova. Il podio a Zalone ha portato una ventata di freschezza su uno dei palchi più prestigiosi in Italia. Inoltre, una vetrina ambita come il David di Donatello, attraverso lo sguardo su cinema e dintorni, ha il compito di essere anche lo specchio sociale del Belpaese e dei suoi umori.
Seen, scritta in inglese da Diane Warren e poi tradotta in italiano dalla Pausini, è troppo d’oltreoceano e manca di quella “profonda italianità” che invece Immigrato di Zalone sprigiona.

All’uscita del supermercato

Ti ho incontrato

(“il carrello lo porto io”)

Al distributore di benzina

(“metto io, metto io”)

Monetina

NELL’ITALIA MULTIETNICA DI ZALONE

Non sono forse i primi versi della canzone di Zalone già una polaroid autentica dell’Italia dei nostri tempi? L’umorismo tagliente sega i luoghi comuni, limando gli spigoli surreali di “Poi la sera la sorpresa a casa Al mio ritorno Ti ritrovo senza permesso nel soggiorno Ma mia moglie non è spaventata” in amarezza, dolore, riflessione:

Immigrato

quanti spiccioli ti avrò già dato

Immigrato

mi prosciughi tutto il fatturato

Checco Zalone ha fatto centro con un testo dissacrante che viene messo in bocca al razzista di media levatura. Tra versi e ritornello “apparentemente” scanzonati emerge invece un’arguta meditazione sull’Italia multietnica del nuovo millennio.
Tra le righe si legge la noiosa assuefazione dell’instinto di sopravvivenza del Belpaese tra pregiudizi e polemiche per niente costruttive.
Alla fine del gioco resta sempre la scorciatoia del fare a scaricabarili con il rischio e un prezzo alto da pagare: finire in un vicolo cieco.

Immigrato

Chi ha lasciato il porto spalancato?

Immigrato

Ma non ti avevano rimpatriato?

Checco Zalone, superstar in rete e al botteghino!

Ci voleva la canzoncina dedicata alla Daddario e ai suoi incontri “a luci rosa” a far diventare Checco Zalone il più cliccato della rete. Ovunque su Internet non si fa altro che parlare di lui. Adesso il comico barese, figlio irriverente della combriccola di Zelig, è sbarcato al cinema ed ha stravinto al botteghino.  Cado dalle nubi, il film di Luca Medici (questo è il suo nome all’anagrafe), ha incassato lo scorso weekend quasi 3 milioni di euro. Zalone mi è particolarmente simpatico perchè porta in giro il prototipo del “tamarro” (il suo nome d’arte richiama lo slang barese “Che cazzolone”), sotto le vesti del cantante neomelodico da matrimonio. E i neomelodici da “matrimonio” – di cui la mia città, Napoli, abbonda – sono un fenomeno sociale e folcloristico in continua evoluzione,  dappertutto. La stessa sorte tocca pure ai comici che finiscono in pasto ai netturbini, se si fermano al solito clichè o pretendono di campare di rendita col tormentone di turno. E se lo stereotipo te lo impongono gli autori o il pubblico, come è successo tanti anni fa a Lino Banfi? Il compaesano di Checco era un bravo attore di avanspettacolo, ma il pubblico lo ha incoronato il reuccio della commedia sexy all’italiania. Zalone è uno che sa il fatto suo, saprà scacciare la mala sorte, quella che ha travolto la povera “Sconsolata” (Anna Maria Barbera), il cui personaggio oggi sembra roba di altri tempi.