Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Incendio sulla Costa Allegra a fil di Twitter

In rete e nei social network corre la notizia dell’incendio sulla nave Costa Allegra a largo delle Seychelles. C’è chi parla di “terrorismo mediatico” o addirittura chi fa intendere che “un focherello a bordo” non avrebbe meritato un titolo così allarmante. Io direi che qui entra in gioco il criterio di notiziabilità.
Fuoco e fiamme a bordo? La notizia c’è e c’è tutta. Poi spetta alla compagnia e alle autorità di competenza fornire i dettagli.

Intanto, mettiamo in chiaro una cosa: c’è stato un incendio a bordo di una nave con mille e passa persone e la notizia andava comunicata con questi toni, Costa Crociere o non. Poteva capitare su qualsiasi imbarcazione, ma purtroppo la legge di Murphy ha detto la sua: quando di mezzo c’è la sfiga – quella che i napoletani chiamano mala ciorta – tutto diventa opinabile. A quasi due mesi dalla tragedia della Costa Concordia, ci risiamo. Per la disfatta dell’isola del Giglio è stato mandato alla forca il capitano e adesso?

Su Twitter, c’è chi la butta sullo humor: “Se Costa Crociere voleva avere engagement rate più alto della storia di Fb poteva dirlo, non c’era bisogno di distruggere due navi”. Qui c’è poco da scherzare. Chiediamoci piuttosto quanti saranno a pianificare una crociera come vacanza.
Fino ad ieri c’erano dubbi, oggi potrebbero esserci certezze. Mentre gli strateghi della comunicazione sono ancora a lavoro per attutire l’uragano dell’Atto I, per questo Atto II ci appendiamo alla tweettata di Snoopy the Writer: “L’incendio sulla #CostaAllegra ci dà una certezza: ora alla Costa Crociere hanno bisogno di @lddio al marketing.”

Italia incazzata: “E la nave va” tra ambientalisti, tassisti, benzinai, tir e forconi

Mi concedo una pausa dallo sceneggiato mediatico “Concordia & Giglio” e dalla partita di ping-pong tra l’armatore e il comandante sul “mea culpa”. Si rischia il disastro ambientale, sì o no? Ad ogni male c’è rimedio, tanto vogliono convincerci che i residui inquinanti molleranno gli ormeggi intorno all’isolotto toscano. Mi viene in mente il mio golfo di Napoli: si scannano per la bandierina blu a tutela di alcune località. Chissà se a Forte dei Marmi, l’estate che verrà, saranno tutti sorridenti come a Capri. Non perdetevi i bagnanti chic all’ombra dei Faraglioni, illusi che le loro chiappe siano lontane dalla zozzeria infognata sotto la fascia costiera che dalla Penisola Sorrentina si spinge fino a Bacoli.

Meglio un pedalò o un canotto a remi, almeno si è sicuri di raggiungere la destinazione in tempi ragionevoli. Benzinai e tassisti incazzati. Diciamo che gli umori devono alternarsi in una vera democrazia. Ieri eravamo incazzati noi quando i distributori se la spassavano con la benzina alle stelle o salendo a bordo di un tassì, perchè in Italia costa quanto un giro in limousine rispetto al resto d’Europa.

Si mettono pure gli autotrasportatori e così le nostre autostrade sembrano diventate il set del remake di Convoy – Trincea d’asfalto di Sam Peckinpah. Questa volta la rivolta è molto più complessa di quella messa in atto dal protagonista del film sulle strade deserte dell’Arizona. Con gli aumenti di pedaggi e carburante, la vita diventa ormai insostenibile e non solo per loro.

Con l’urlo dei Forconi stiamo tornando ai tempi in cui il tiro alla fune si giocava tra i Sabaudi dal’alto e Borboni dal basso. Almeno per una volta non si dica che siano solo i leghisti a parlare col megafono. Allevatori, agricoltori e pastori dell’isola “senza ponte sullo stretto” hanno mollato zappa e strumenti di lavoro per stilare un manifesto di rivolta popolare, su i social e con il passaparola a fil di rete che fa di Facebook e Twitter due strumenti efficaci. Illudiamoci pure che la Sicilia di oggi per certi aspetti non sia più quella “gattopardiana” di Di Lampedusa. I Forconi urlerebbero un bel vaffa pure a Peppiniello, il Garibaldi da fiction riproposto in tv ultimamente nel solito decotto.

Presi da questo stato di rissa, è passato inosservato il compleanno di Federico Fellini. Google ha fatto bene a celebrare con un doodle le 92 candeline per il maestro, così almeno qualche sbadato non ha la scusa di scambiarlo per “un forcone”. Ci vorrebbe l’occhio cinematografico di Fellini e il tratto a matita di Hugo Pratt o Milo Manara per raccontare l’Italia di questi giorni, “smarrita” come nel penultimo film dimenticato del regista riminese “E la nave va”. Questa volta la nave non è arrivata neanche a largo. E ci è scappato più di un morto.

La Concordia e Facebook: La beffa burlona del capitano gradasso

Il volto barbuto dell’attore John Hewer, protagonista di un famoso spot dei primi anni ’80, ci fece affezionare bonariamente ai capitani delle imbarcazioni. Ci chiedevamo quali pericoli corressero e se prendessero una paccata di soldi, nonostante di mezzo ci fossero dei bastoncini di merluzzo. Dall’altra parte lo staff della Pacific Princess, la nave protagonista della serie tv Love Boat dell’Abc, appiccicò sul nostro immaginario la crociera come il viaggio verso l’isola della felicità. L’America di Love Boat era la stessa che aveva seppellito gli orrori del Titanic.

In queste ore dell’Italia sta parlando il mondo intero e non è follia pensare che tra una decina d’anni ci gireranno un film sull’ Isola del Giglio. E non solo per il disastro ambientale che potrebbe infognare il mar Tirreno, ma per la “nave-albergo” – così chiama le navi da crociera Aurora, una mia lettrice di otto anni – affondata come sulla pedana da tavolo di una battaglia navale. Tralasciando l’uragano mediatico che sta coinvolgendo emotivamente chi più e chi meno, c’è un piccolo dettaglio “social” su cui mi soffermerei: non tanto la riconoscenza verso Twitter come piattaforma per gli aggiornamenti istantanei, quanto il posizionamento di Facebook sul podio dei confessionali del malcostume nazional-popolare. Finita in soffitta la belle epoque del Grande Fratello, un post su una bacheca di Facebook potrebbe confermare l’ipotesi di un giochetto d’azzardo finito male, quello del capitano gradasso che vuole salutare il luogo natale del cuoco di bordo.

Questa volta non è stato necessario reclutare un bravo sceneggiatore hollywoodiano per (ri)scrivere un film da incasso assicurato o una fiction lacrimogena in puro italian style, passando dall’happy end degli episodi di Love Boat al desolato finale di Titanic. “Elementare Watson!”, avrebbe esclamato in un passato remoto Sherlock Holmes, senza né il benestare di Facebook né il consenso della penna del padre putativo Conan Doyle. Ognuno ha la sua opinione ed ha il diritto di esprimerla, ma l’intervento della giustizia, nel caso accertasse certi fatti, dovrà rimettere in circolazione un vocabolo che noi impropriamente associamo soltanto alle malefatte dei capi mafiosi: Ergastolo.

E non se la prenda a male la beata del 13 agosto se non battezzerò mia figlia con il nome di “Concordia”, ma è la rabbia soffocata per rispettare il lutto di chi ha perso la vita. Purtroppo qui non si tratta della faccia bonaria di un capitano da spot pubblicitario, ma del volto mostruoso dell’imperdonabile leggerezza dell’essere.

Facebook: Tra poco passerà vicina vicina…

L’equipaggio e la rete difendono il comandante

Post e pagine Facebook sul comandante…