Omicron, recente variante del Covid, ci ha fregato un’altra volta. Pensavamo che il 2022 ci avrebbe portati a stappare lo spumantino messo da parte per tornare a rincorrere il futuro. Macchè, gli antichi romani – vi dice niente Publilio Siro – avevamo l’occhio lungo: “Il giorno che segue ricorda la lezione del giorno che lo ha preceduto.”
AFFANNI E FUTURO
Neanche due anni infernali di pandemia ci hanno messo alle strette tra lockdown, zone rosse, vaccini e tamponi. Niente, la corsa affannosa verso il futuro è più forte di tutto. Le agende e i calendari inbevuti di progetti finiranno per essere reperti archeologici? Ci abbiamo messo una vita intera per fare di ogni minuscolo bene prezioso qualcosa di scontato: andare a trovare un amico, camminare liberamente per strada, guardare un film al cinema, mettersi su un treno e partire, accompagnare nostro figlio a scuola, abbracciare una persona che non vedevamo da tempo per il solo gusto di intrattenerci con noiose chat.
SENZA GLI OCCHI BENDATI
Con l’anno nuovo in cima ai buoni propositi ci dovrebbe essere quello di attraversare il presente senza gli occhi bendati, per dirla alla Kundera. Non accontentiamoci di indovinare ciò che stiamo vivendo, aspettando che ci tolgano le protesi per capire cosa ci perdiamo nel percorso. Quasi vent’anni fa, un lungo viaggio di 6.000 chilometri dalla West alla East Coast americana mi diede una gran bella lezione da spostare nella vita di ogni giorno: per il vero viaggiatore deve contare il tragitto e non la destinazione.
BUONI PROPOSITI
La libertà vigilata di questo tempo pandemico dovrebbe aiutarci ad esternare gratitudine verso il Presente. Un proposito per questo 2022? Occuparci del Presente, di ogni suo istante, rendendolo nostro alleato nella vita di tutti i giorni e senza scadenze guastafeste. Ahimé, dimenticavo che i buoni propositi durano il tempo di un brindisi. Cin, cin.
Cosa fai se leggi “Ma per ora niente rischi, su 17 milioni di vaccinati, 37 tra embolie e trombosi”? Cosa fai se in contemporanea tua moglie nell’altra stanza singhiozza perché una sua conoscente, Sonia Battaglia di San Sebastiano al Vesuvio, è in fin di vita dopo un vaccino?
AstraZeneca, 54enne napoletana in terapia intensiva dopo vaccino. I familiari: «Non aveva patologie pregresse»
Ti fermi un attimo, in silenzio, farfugliando con i tasti del PC: vaccino o non vaccino, ruolo istituzionale o non, chi può arrogarsi con nauseante prepotenza il diritto di sminuire un decesso, assecondando il valore numerico di una percentuale? Chi, me lo spiegate? Neanche l’infermiera di turno della porta accanto che vorrebbe convincermi del contrario con la riflessione spicciola: ci sono più probabilità che all’uscita di casa sia investito da una moto che vada all’altro mondo a causa di una dose di vaccino.
Andatelo a spiegare alla famiglia di Sonia che da un giorno all’altro ha visto morire sotto i suoi occhi la madre, la moglie, l’amica, la sorella. L’incubo è iniziato ai primi di marzo con la somministrazione della dose e i primi sintomi preoccupanti, il ricovero, il decesso e va avanti ancora mentre le indagini delle autorità giudiziarie faranno il loro corso dopo l’autopsia. Sonia non è l’unica in Italia a cui è toccata la stessa sorte.
E’ morta Sonia, i familiari denunciarono che stava male dopo il vaccino AstraZeneca
Siamo in guerra e il Covid è un nemico che abbiamo sottovalutato. In quante azioni militari hanno lasciato passare sotto i nostri occhi fiumi e fiumi di omertà, mandando a morire soldati di ogni parte del mondo, perché il XX secolo ha fatto della grandi e piccole guerre il motore economico di intere civiltà a discapito di altre. La parola diritto alla salute passeggia in silenzio nella piccola bottega degli orrori: è bizzarro contrapporre il business delle multinazionali farmaceutiche a chissà quali azioni belliche di un tempo?
I parenti della donna, deceduta alcuni giorni dopo la somministrazione di una dose di Astra Zeneca, pronti allo scontro legale: “Non siamo no-vax, ma vogliamo che ammettano che quella fiala l’ha fatta ammalare.”
La partita è ancora tutta da giocare, ma chi come Sonia Battaglia potrebbe averci rimesso la pelle non può essere ricordata in un ritaglio di cronaca, al di là che ci sia un nesso tra il suo decesso, il vaccino o un lotto difettato. Tra l’altro lo scorso 22 marzo Aldo, un collega di Sonia a cui era stato somministrato lo stesso vaccino, è stato ricoverato per un’ischemia celebrale e qualche giorno dopo a Latina, una donna sulla trentina, è finita in ospedale per una trombosi. Effetti collaterali?
Le coincidenze si riducono a numeri, dalle nostre parti.
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