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Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia: basta allo sproloquio su Facebook!

Rosario PipoloPiù di cinquant’anni fa sui rotocalchi di mezzo mondo circolavano gli scatti degli inquilini della Casa Bianca con i propri pargoli. Questo di JFK è uno dei tanti. Chissà se oggi, nell’epoca del consumismo usa e getta dei social network, le stesse immagini cadrebbero nella trappola che fa dell’infanzia “la merce” dell’egocentrismo di mamma e papà.
Il 20 novembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Sarebbe “cosa buona e giusta” far pulizia nel marasma di Facebook e rottamare l’abuso di immagini e racconti che trasformano i nostri figli in piccoli super-eroi.

I primi a farsene promotori dovrebbero essere insegnanti ed educatori. Si sa però che è arduo intromettersi, perché la paternità e la maternità si alimentano di piccole soddisfazioni che vanno assolutamente condivise. Ai tempi del telefono SIP si chiamava la suocera e si raccontava che “il pupo aveva fatto il primo caccone”.
Ai tempi di Facebook si inizia dalla gravidanza con un racconto quotidiano. Poi arrivano le foto della nascita e gli status dei primi mesi di vita, finché scatta il campanello d’allarme: le immagini del bimbo seminudo e il primo bagnetto.

Ai tempi delle scuole elementari, in attesa che suonasse la campanella, origliavo discorsi raccapriccianti. “Il mio secondo è davvero un genio. Fa la cacca profumata”, proclamava il papà di un mio compagno di classe. E l’altra mamma, dallo sguardo invidioso, replicava: “La cacca deve puzzare, altrimenti che maschio è?”.
Oggi ai tempi dei social network, i pupi si ritrovano in prima elementare un bell’account di Facebook tutto per loro, con gli elogi di mamma e papà, che li vogliono tutti bravi “cantanti, ballerini, musicisti, calciatori” e la promessa di spedirli presto dalla regina del talent show Maria De Filippi, che farà di loro una vedette.

Il primo passo potremmo farlo proprio in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: spegnere tutto questo e mandare in corto circuito la giostrina virtuale. Potremmo rincasare prima, goderci in privato il sorriso dei nostri cuccioli. Non sono “supereroi” perché sono bravi in questo o in quello, ma semplicemente perché sono la meravigliosa espressione della generosità della vita nei nostri confronti.

Signor Giudice, il mio Capodanno 2012 con i bambini “senza famiglia”

Signor Giudice,
non voglio aprire il nuovo anno, affetto dal solito morbo di festeggiamenti a tutti i costi: panettone, spumante, stordimento festaiolo, botti e magari sbadigliando accanto a persone che a mala pena conosco. Voglio condividere l’inizio di questo 2012 con migliaia di bambini che affollano in Italia istituti e case famiglia, perché sono finiti nel grembo di donne non all’altezza di essere madre.

Signor Giudice, busso alla sua porta poco dopo la mezzanotte, perché vorrei che me li desse in affido nel giorno di Capodanno. Voglio preparare un tavolo lungo da Reggio Calabria a Milano e osservarli festeggiare tutti assieme. Non ho alcun requisito né per l’affido temporaneo né per l’adozione, ma mi è bastato inciampare in una storia per farmi avanti:travestito da Babbo Natale, ho conosciuto A***C***, 30 mesi, e F***, 8 anni. Al momento sono in attesa di una famiglia che si prenda cura di loro, per sempre. Mi sono sentito un Santa Claus impotente perché non ho potuto restituire loro la mamma naturale. Per quel bimbo e la sorellina sognavo una mamma come la mia.

Quanto tempo ho dovuto aspettare per crescere e rendermi conto che i genitori non sono tutti uguali. Quanta vita buttiamo via per niente. Signor Giudice, mi lasci entrare in tutti gli istituti e case famiglia. Svegliarli dal sonno per cercare qualcosa di più del solito Capodanno. Voglio cercare assieme a tutti questi bambini l’insolito e formare un grande girotondo, rotolandoci in riva al mare, assaggiare la prima alba. Solo attraverso le loro storie di vita mi spoglierò delle banalità con cui ci trucchiamo agli inizi di un nuovo anno.

Ad A***C*** e F*** ho regalato una penna, perché spero un giorno mi scrivano. Tornerò da loro senza il travestimento per mostrare il mio volto, che fino a poco fa era di uno qualunque. Signor Giudice, è arrivato il 2012. Sono pronto, ma lei mi prometta che non li separerà mai.

Felice Anno Nuovo, a modo mio, a tutti gli educatori che in questa notte vegliano e difendono queste anime innocenti.