Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Habemus il Presidente: Re Giorgio e la disfatta della classe politica di Pierluigi Bersani

Un caricatura dal web

Rosario PipoloNella nostra storia repubblicana non si è mai visto un teatrino così ridicolo come questa elezione del Capo dello Stato. Giorgio Napolitano, l’ultimo volto istituzionale, ritratto in questa vignetta di Portoscomic.org, sopravvissuto ai balletti del Belpaese movimentista, ci ha salvati dal naufragio. Ha accettato di essere rieletto Presidente della Repubblica. Speriamo che il Quirinale non prenda esempio del Vaticano e che “Re Giorgio” non segua le orme di Papa Ratzinger per un ritiro anticipato.

Su tutto questo ambaradan si sono espresse troppe voci, persino quelle discordanti che vacillano fuori dal coro, ma nessuna ha centrato la stonatura. Lo ha fatto invece con la classe e l’ironia di sempre Lady Luciana Littizzetto, che ieri sera a “Che tempo che fa” ha letto a “Re Giorgio” una letterina con un post scriptum emblematico: “Napolitano torna al Quirinale, si mormora di Amato come Presidente del Consiglio, se le gemelle Kessler accettano una prima serata su Rai Uno, siamo veramente un paese proiettato verso il futuro!”.

Dall’altra parte dell’ambaradan ci sono le “lacrime” romanzate di Pierluigi Bersani, dimissionario in esilio dopo aver ridicolizzato Marini e Prodi , che ci hanno rimesso la faccia cascandoci come due pesci lessi: i due santini della Prima Repubblica pensavano davvero di poggiare il culo sulla poltrona del Quirinale. Questa elezione presidenziale ha dimostrato con i numeri alla mano che in Italia, con il tiro alla fune tra Destra e Sinistra, siamo in pasto ad una grande armata Brancaleone. Neanche un pianto alla Fornero, potrebbe convincerci del contrario.

Mentre il PD cerca alla svelta la scorciatoia di un congresso per farsi passare il più dolorso mal di pancia degli ultimi vent’anni, qualche vecchia volpe socialista se la ride e se la canta. E’ come dire che la storia repubblicana è una ruota che gira e i tradimenti prima o poi si pagano. La classe politica che, dopo l’uragano di Tangentopoli, intortò il Belpaese confezionando le vecchie falce e martello con il decalogo del socialismo europeo e lo scudo democristiano, è pronta per andare in pensione. Basta vedere le facce trafitte di un Massimo D’Alema o di una Rosy Bindi.

Consoliamoci. Abbiamo un Presidente della Repubblica quasi novantenne, la cui autorevolezza non basta a far sentire l’Italia un Paese “ringiovanito”. Ammettiamolo. Viviamo in un Paese ammalato di nostalgia cronica per gli inciuci in stile Pentapartito, che non sa affrontare le sfide del futuro. E l’ironia sopra le righe di Luciana Littizzetto ce lo ha ricordato con garbo.

Tania, l’insegnante con i sogni lasciati al vento

Il Presidente Giorgio Napolitano ha firmato la nuova manovra finanziaria del governo, ricordando a tutti gli italiani che è il momento di “fare sacrifici”. Cosa abbiamo fatto fino a questo momento? Il commento che Tania ha lasciato al mio post sulla nuova Finanziaria 2011-2012 mi ha colpito e mi sono detto: per una volta voglio bloggare con le parole di una lettrice. Ho conosciuto Tania su un autobus che ci portava a scuola alla fine degli anni Ottanta. Poi ci siamo persi di vista e il web ci ha fatto ritrovare. Quella di Tania non è una lamentela, è un’amara presa di coscienza che si rifugia in quella che appare come la pagina da strappare di un vecchio diario di scuola. Questa pagina va conservata alla luce dei fatti di questi giorni:

“In questi giorni avverto una strana sensazione di impotenza dinanzi a cotanta indifferenza, a scuola tutti proseguono per la loro strada come se nulla accadesse, qualcuno sibila un piccolo e rassegnato “mamma mia”. Personalmente ho una rabbia tremenda, è stato già difficile accettare che nonostante la fatica, l’impegno, non ho potuto fare il tanto ambito scatto sociale: io figlia di un autista dell’Atan con madre casalinga e proveniente da una cittadina di periferia non ho mai sognato di diventare ricca. Anzi ricordo le battaglie al liceo quando il prof mi replicava che l’insegnamento mi avrebbe relegato ad una vita di stenti. Io ostinatamente urlavo la mia voglia di dedicare l’esistenza alla conoscenza esplorata ma anche tramandata, speravo al contempo di non condurre una vita tanto sacrificata, mi dicevo tra me e me che comunque avrei avuto un lavoro,ambivo,forse ingenuamente, ad entrare nella così detta classe media, quella che poteva permettersi le vacanze, il cinema ed una pizza al sabato sera.
Oggi a 34 anni, sono insegnante, mio marito è capo stazione, ho due bimbi, un mutuo trentennale per un alloggio di 80 metri quadri. Non posso certamente andare al cinema neanche una volta al mese, abbiamo una piccola utilitaria e ringrazio già Dio perché posso pagare le attività sportive ai bimbi e fare un po’ di mare (in campeggio però!). Poi ad un tratto mi viene chiesto di fare ancora sacrifici. Mi chiedo: o sono l’unica sfigata di Italia che non ha rendite, che ha una famiglia d’origine amorevole, ma che può donarle solo aiuti morali – essendo anche loro solo pensionati a stento ci invitano a pranzo un paio di volte l’anno – oppure qui il Paese è in uno stato remissivo e non si rende conto che l’Italia sta andando alla deriva”.

Caro Presidente Napolitano, mi scuso per la sfacciataggine: ci pensa lei a rispondere a Tania? Io non ne ho né il coraggio né l’autorevolezza. Tania ha un sacrosanto diritto, quello di riprendersi i sogni lasciati al vento.

Lodo Alfano, il Belpaese perde il pelo o il vizio?

Silvio Berlusconi

Rosario PipoloStropicciato nella centrifuga del caos mediatico, il pensiero dell’italiano medio vacilla dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta. Il lettore arguto smanetta su Internet e si appella all’oracolo della stampa straniera. Il quotidiano inglese Times picchia duro contro Silvio Berlusconi e, senza troppi raggiri di stile, scrive con fermezza: “Silvio Berlusconi ha gettato vergogna su se stesso e sul suo paese con le sue buffonate sessuali e i suoi tentativi di evitare i processi. Ora si deve dimettere”.  Quale è il destino del Premier e del suo governo adesso che le quattro cariche più alte dello Stato perdono l’immunità temporanea? I fantasmi e gli orrori della Prima Repubblica tornano a fare toc toc alle nostre porte, mentre un’indagine parla di crisi nera e povertà alimentare: quasi 4 milioni di italiani non hanno abbastanza soldi per fare una spesa adeguata. Adesso l’Italia ha un semaforo rosso sul suo cammino politico e sociale, e non può stare più con due piedi in una scarpa. Questa vicenda mi fa tornare in mente un episodio di tanti anni fa. Passando in piazza Giovanni Leone a Napoli, mi chiedevo tutte le volte perchè la mia città avesse intitolato uno spazio pubblico ad un Presidente della Repubblica, travolto dallo scandalo Lockheed e  costretto a lasciare il Quirinale. Ahimè, gli eroi della mia generazione erano “un partigiano come Presidente” (Sandro Pertini) e un Papa rivoluzionario che sognava il dialogo delle religioni (Karol  Wojtyla). Non sempre il significato di “eroe” o “martire” sta dalla parte giusta!