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Natale e la ricerca dell’angelo di “Meraviglioso”

Clarence, l'angelo del film "La vita è meravigliosa"

Rosario PipoloE’ faticoso riconoscere gli angeli nei giorni che precedono questo Natale. E’ tutto sottotono, la crisi economica divora tutti, ma soprattutto è l’assenteismo a farla da padrone. Quell’assenteismo di essenzialità e sostanza, che in queste ore i social network vorrebbero farci recuperare con lo sharing dell’ennesima citazione pacchiana. Morale della favola: vogliamoci bene tutti e diffondiamo le ultime stelle filanti di buonismo virtuale che ci rimane.

Prima di finire dalla padella alla brace, c’è un angelo che non è rimasto invisibile. E quello cantato dai Negramaro nella cover di Modugno “Meraviglioso”. Quell’angelo ha una carta di identità. Si chiama Clarence. E’ lo stesso che salva la vita a George Bailey, protagonista di un vecchio film americano che la generazione social dovrebbe vedere: La vita è meravigliosa di Frank Capra.

Qualcuno potrebbe dire la solita americanata in bianco e nero, in cui lo spettatore è destinato a subire la banalizzazione del fantastico. Punti di vista. Che gli angeli non abbiano le ali è risaputo, ci sono accanto tutti i giorni e non li vediamo. Spesso, come cantava Lucio Dalla, “sono tra gli uomini”. Tornando a Clarence che salva Bailey dal suicidio alla vigilia di Natale, è necessario richiamare la grande lezione dell’angelo citato nella canzone di Modugno. Nessuno di noi è inutile, perché la nostra esistenza, per un motivo o un altro, è legata, anche a nostra insaputa, a quella di un altro essere umano. Clarence fa vedere a George come sarebbe stata la vita se non fosse mai nato.

Il “meraviglioso”, appunto, è quello che dovremmo riscoprire assieme al protagonista del vecchio film di Capra. Fuori dalla prigione del virtuale c’è un angelo impaziente che ci aspetta. Tocca a noi dargli un nome e ringraziarlo perché siamo venuti al mondo per godere di uno stupore. E ricordarlo a Natale sarebbe un grande passo per uscire fuori dal tunnel.

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Regalo di Natale

E’ in arrivo il Natale. Se non ce ne siamo accorti, sono le vetrine dei negozi a ricordarcelo! Sin da novembre ci impongono di respirare aria natalizia con largo anticipo. L’agenda di questi giorni è già segnata da “una condanna”: trascorrere il nostro tempo libero nelle corsie dei centri commerciali, ad accaparrarci con avidità più “roba” possibile per addobbare le nostre case e bandire le nostre tavole. Confusione e rumori, nient’altro. I miei Natali più belli li ho trascorsi a Napoli. Me la ricordo ancora nonna Lucia che friggeva i crocchè e nonno Pasquale che veniva a spalancarmi la porta di casa come a volermi dire: “Anche quest’anno ci sarà una letterina di auguri per noi?”. E chi le ha viste più quelle feste luminose con tutta la famiglia raggomitolata attorno all’albero e al presepe?

Sì, torno ancora a festeggiare il Natale a Napoli, ma non è più la stessa cosa. Tutto galleggia nella memoria e, pur ficcando il naso fuori, mi sembra che in giro non ci sia più la vitalità di un tempo. Tutto si è trasformato in banalità, persino i regali che ci scambiamo. Quale regalo vorrei per questo Natale 2007? Incontrare Clarence, l’angelo custode che ha salvato la vita a George Bailey, il protagonista di un film in bianco e nero di Frank Capra. Se venisse a liberarmi da questo caos, dovrebbe fare a spintoni tra carrelli, pacchi e contropacchi. Per fortuna, “il presente” riserva sempre regali a sorpresa sotto l’Albero. Il mio Natale l’ho vissuto a Belfast, in Irlanda del Nord, il 19 novembre scorso. Sono rimasto senza parole di fronte ai murales nel quartiere divenuto campo di guerra e terrorismo tra cattolici e protestanti. Nello sguardo di uomini, donne e bambini, ho visto germogliare dal dolore e dalla sofferenza un bagliore di voglia di ritrovarsi. E il tuo Natale come vorresti che fosse?