Cartolina da Skopje
Arrivato alla stazione degli autobus di Skopje, mi sono chiesto: “Dove caspita sono finito?”. Sarà l’effetto del sole cocente, ma la città non ha per niente l’aria di essere la capitale della Macedonia. Quando ti lasci alle spalle la piazza principale e il suo centro commerciale nuovo di zecca, arrivi nel quartiere turco e sospiri: “Non male… E se avessi sbagliato strada e fossi ritornato ad Istanbul?”. Il cazzeggio è una buona alternativa e condividere un sacchetto di noccioline con due giovani macedoni è rassicurante: lui, 25 anni, è disoccupato e deve sorbirsi la stessa filastrocca del padre nostalgico della ex Jugoslavia; lei, 20 anni, studia come fashion designer e sogna almeno una volta di venire a Milano. Laggiù la vita scorre tranquilla e me lo ripetono tutti. Dove vanno gli skopjni (si dice così?) a refrigerarsi quando in centro ci sono quasi 40 gradi? Al lago Matka, raggiungibile comodamente in auto, ma in maniera folcloristica con un autobus (e pensare che mi lamentavo di quelli greci!). Quella pozzanghera d’acqua sembra un’oasi in mezzo al deserto, anche se è tutta artificiale. Niente bagno, niente tintarella. Al ritorno però non faccio cazzate e mi improvviso autostoppista, più sicuro del servizio pubblico. Un signore e il suo bambino mi hanno accompagnato per una manciata di chilometri. Peccato che il pargolo fosse pestifero e si è divertito a mordermi le orecchie per tutto il tragitto. Ecco perchè nelle foto le ho tutte arrossate!