Il ricordo: Su e giù in ascensore con Tonino Guerra
Nel periodo dell’università chiesi il rimborso di un biglietto del cinema. Mi avevano tagliato i titoli di coda. Lo reputavo una mancanza di rispetto per tutti coloro che avevano contributo alla realizzazione del film. Il nome di Tonino Guerra non è un uno spasimo emotivo temporaneo da piazzista social, ma un’anagrafica dei titoli di testa delle pellicole, che hanno decisamente segnato la mia vita.
Più di venti anni fa, ero in ascensore all’Excelsior del lido di Venezia. Ero di corsa per una conferenza stampa. L’ascensore iniziò a fare su e giù. L’anziano signore che mi stava accanto, mi rimproverò con ironia: “Non guardare l’orologio. Godiamoci questo bel momento. Questo sali scendi mi riporta ai luna park della mia Romagna”. Non lo avevo riconosciuto. Poco dopo mi resi conto che l’uomo baffuto fosse Tonino, la penna poetica intinta nel cinema.
Tonino Guerra è riapparso sporadicamente negli anni avvenire: alla cena degli ottanta anni di Michelangelo Antonioni ero imbambolato ad osservare il regista semiparalizzato. Mi chiedevo: “Dov’è finito Tonino? Se si alzasse per abbracciarlo, lo libererebbe con la sua poesia dalle sbarre che lo rendono detenuto in un corpo malato”.
Pensavo a Tonino Guerra tutte le volte che volevo fuggire a Sant’Arcangelo di Romagna, perché lì Leo (de Bernardinis) aveva avvolto un festival di teatro con la spiritualità monastica che ci voleva per riabilitar la scena italiana.
Pensai a Tonino Guerra quando misi in piede un omaggio girovago a Federico Fellini, ma non ci fu l’occasione per farlo salire sul carrozzone.
Mi vien voglia di tornare su una giostra e guardare la vita da lassù. E’ tutta un’altra cosa, non ci sono prospettive prestabilite. Forse era proprio quello che voleva dire Tonino Guerra al giovanotto sconosciuto in ascensore. Il giovanotto sconosciuto ero io.
E da quel giorno non fu più un nome e cognome dei titoli di testa del cinema della mia vita, ma il signore che mi fece fare il primo passo per diventare attento osservatore della realtà e allontanarmi dalle distrazioni che ci privano delle vere bellezze della vita.