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L’Uomo che venne da lontano

L’Uomo che venne da lontano si manifestò senza alcun preavviso: solcò il deserto, attraversò il mare, si spinse fino ai confini della terra. Arrivò quella mattina sul ciglio della strada mentre lei era lì che giocava con sua sorella. La prese sulle spalle, facendole credere di essere suo padre per non farsi riconoscere: “Guarda com’è bello il mondo da quassù. Quando sei triste, vienimi incontro, sali sulle mie spalle per guardare la danza del ventre della vita”.

L’Uomo che venne da lontano arrivò alla masseria di buon mattino. Il contadino lo scambiò per il solito mendicante che sporadicamente veniva a chiedergli un sorso di latte fresco. Il forestiero aveva la pelle scura, i capelli lunghi, uno sguardo intenso come il paesaggio che si vedeva da quella casetta in campagna. Gli sussurrò: “Mi piace questa cascina, mi ricorda la casa dove sono nato, ma adesso non ci posso più tornare. C’è la guerra”.

L’uomo che venne da lontano andò via, rovesciò a terra tre bottiglie di latte. Il contadino lasciò correre, non ci fece caso. Da quel latte germogliò del grano e in mezzo al campo intravide la sagoma di una donna, la stessa che oggi è qui assieme a lui.

L’Uomo che venne da lontano arrivò nel centro del villaggio e la gente gli tirò addosso le pietre urlando: “Vattene, torna al tuo paese”. Lui, dopo aver preso una bomboletta spray, scrisse su un muro: “A-M-O-R-E”. In quell’istante alcuni ragazzi lo riconobbero e dissero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Montarono una tenda e campeggiarono con lui.

L’Uomo che venne da lontano partì prima del sorgere del sole e sussurrò agli altri che dormivano: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Al tramonto, dopo aver camminato a lungo, si fermò in riva al mare e sgranocchiò le ultime noccioline assieme ad un condannato a morte. Quest’ultimo gli espresse un ultimo desiderio: “Ricordati di me quando arriverai a Casa tua”. E prima di sparire nel vento, l’Uomo che venne da lontano lo rassicurò: “Oggi sarai a Casa con me”.

Da allora nessuno lo ha più visto, neanche sugli altari, neanche nelle processioni. Eppure ogni volta che l’amore diventa il vero pretesto della vita, l’Uomo che venne da lontano si riaffaccia all’orizzonte della vita, nel mistero delle nostre esistenze che si ritrovano.

Silvio e Veronica, trappola mediatica?

silvio150Il reality trasloca dalla casa del Grande Fratello nella tenuta di Arcore. Veronica Lario annuncia il divorzio da Silvio Berlusconi e tutti i media stanno al gioco, persino i siti web stranieri. E questa volta non si tratta di un anonimo vicino della porta accanta né di un capriccioso gossip per vendere qualche copia in più dei giornali: al centro della tormenta c’è il Premier e la sua first Lady in una nuova tornada di campagna elettorale. I panni sporchi si lavano in famiglia e i più saggi preferirebbero che le questioni private restassero tali. Senza entrare nel mertito del romanzetto rosa che va avanti da mesi – dalla Carfagna al caso Noemi – mi concedo una considerazione.  Leggo in un articolo del Corriere.it l’affermazione “Non esageri, presidente, Repubblica e Stam­pa hanno fatto semplicemente il loro lavoro”. Io farei un passo indietro a cavallo delle notizie di inciucio da salotto di due prestigiosi quotidiani italiani. A quel 31 gennaio del 2007, data in cui Repubblica decise di pubblicare un lettera di Veronica Lario dal titolo  “Mio marito mi deve pubbliche scuse”. E forse qui ad essere indignati dovremmo essere “noi lettori” nei confronti di un direttore di testata che ha accartocciato il giornalismo in una pattumiera da reality show. Sia o no una trappola mediatica, la love story di Silvio e Veronica ha il sacrosanto diritto di vedere  in privato la fine dei suoi giorni!