Cartolina da Pechino a carico del destinatario
Agli arrivi dell’aeroporto di Pechino il tempo sembra essersi fermato, sigillato nell’involucro del comunismo che fa della Cina l’ultimo baluardo di falce e martello. L’unico partito di governo, che fa resistere la Repubblica Popolare Cinese alle intemperie del tempo, fa sventolare la bandiera rossa su piazza Tienanmen.
DISTRATTI
I turisti sono troppo indaffarati a fare selfie per guardarsi intorno, per alzare lo sguardo sulle guardie che con la loro stazza fanno da sentinella alla piazza-macelleria della storia.
I nonni tirano dalla tasca 60 rmb, poco meno di 1 euro, per regalare ai bambini una bandierina rossa in ricordo del patriarca Mao Zedong, il cui mausoleo domina Tienanmen.
CENSURE
Mi viene voglia di tirare dalla tasca lo smartphone, scaraventare da YouTube su tutta la piazza quel video del 4 giugno 1989 in cui i carri armati scrissero la pagina crudele della strage di piazza Tienanmen contro gli studenti ribelli al regime. YouTube e gli altri social network non sono accessibili dalla Cina. La censura spettrale del regime mi costringe ad usare un’app VPN per collegarmi su server stranieri e avere accesso a Facebook, Instagram e Twitter.
Meglio non dare nell’occhio. Noi giornalisti siamo costretti a nascondere le nostre identità, perché Pechino sa bene che, anche sotto le spoglie di instancabili viaggiatori, siamo degli impiccioni, vogliamo capirci qualcosa e non ci accontentiamo degli specchietti per le allodole dati in pasto ai turisti europei.
CONTRADDIZIONI
Per gli europei mettere piede nella Città Proibita è calcare le orme dell’omonimo film di Zhang Yimou; per l’italiano medio addentrarsi nel set cinematografico di L’ultimo imperatore di Bertolucci.
Per me non è niente di tutto ciò, è piuttosto un tunnel zeppo di contraddizioni che vomita la storia di una civiltà. In quel perimetro tutto sembra lucido, lindo. Basta uscire da un cancello laterale per ritrovarsi nel lercio, nella zolla pechinese riservata alla gente comune: condizioni igieniche lontane anni luce dagli standard europei.
Non basteranno lo splendore abbagliante del Palazzo d’Estate o il raccoglimento del Tempio del Cielo a distogliere il mio sguardo sulla Cina, distante dai noiosi racconti di viaggio patinati che affollano la Rete come un catalogo da turismo di massa.
IL VIAGGIO
Mi incammino in piena notte con la consapevolezza che è appena cominciato il viaggio più lungo e faticoso della mia vita da vagabondo. Niente riuscirà a bendarmi gli occhi, perché affronterò ogni chilometro di questo tragitto con un piede nella pozzanghera della memoria e un altro in quel che resta del domani mai giunto a destinazione.
Dopo aver cancellato per decenni la propria cultura storica, oggi la Cina ritrova un legame con il proprio passato, anche rispetto al periodo imperiale. L’idea, però, è di raccontarlo attraverso canoni holliwoodiani, uscendo dalla tradizione. (John Woo, regista)