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Il mio addio “in ritardo” a Domenico Di Meglio, direttore del quotidiano IL GOLFO

domeni-di-meglio-ischia150Ho sempre snobbato la stampa locale campana e i motivi sarebbero troppo lunghi da spiegare. Quando ho iniziato a fare questo lavoro, il mio destino mi ha portato al Golfo anziché al Giornale di Napoli. Ho preso il traghetto per Ischia e mi sono presentato dal direttore per un colloquio dicendogli: “Voglio fare questo mestiere, ma non sono né figlio né nipote di un giornalista”. E lui mi ha dato una pacca sulla spalla, replicando: “Sei coraggioso, ma da noi non c’è bisogno della raccomandazione.”. Qualche giorno fa a Milano, per un beffardo gioco del destino, ho scoperto che Domenico Di Meglio, esemplare giornalista e direttore del quotidiano Il Golfo, se n’è andato poco più di un mese fa: giusto il tempo di finire l’ultimo editoriale e la sua penna si è fermata per sempre. Di Meglio o lo adoravi o lo detestavi. Lo detestavano coloro che non gradivano “i militanti dell’informazione” combattivi e senza peli sulla lingua. Lo adoravano quelli come me che, al di là degli allineamenti ideologici, erano esterefatti dalla sua tenacia. Non ho mai subìto alcuna “censura” sotto la sua direzione: una volta ho scritto un lungo elogio al teatro-canzone di Giorgio Gaber e lui col suo modo sornione mi ha sussurrato: “Da qualsiasi parte sei, la grande arte resta sempre tale”. Conoscendo Domenico Di Meglio ho imparato a voler bene agli “isolani” e il rammarico è quello di non esserci stato all’ultimo saluto. In ritardo gli scrivo: “Direttore, mi spiace essermene andato perché tu dicevi sempre che noi giovani eravamo la salvezza del Sud. Ho mollato, sono stato un vigliacco”. Addio a Domenico Di Meglio, giornalista di trincea che ha trasformato un quotidiano locale in una voce forte del golfo di Napoli e delle sue Isole.

Chiude 24 Minuti, il free press del Sole 24 ore

24minuti150Ci ha fatto compagnia nelle città di Roma e Milano  in tanti pomeriggi dal 2006 ad oggi. Era a mio parere un buon prodotto editoriale, ma la crisi nera non perdona. Chiude i battenti 24 Minuti, il free press del gruppo editoriale del Sole 24 ore. Chi lo avrebbe mai detto, così come noi addetti ai lavori non ci saremmo auspicati il tracollo della stampa locale negli USA. E’ crisi nel mercato pubblicitario e così l’editore saluta i lettori in poche righe. Da oggi in metropolitana, in autobus o in strada, niente più 24 Minuti. La crisi contagia anche il free press, mentre i prodotti editoriali on line riescono a tener duro perché si adeguano facilmente alle circostanze del momento. Al di là delle visioni catastrofiche per il nostro settore,  questo giornale ha avuto il merito di riportare in auge la sorpassata edizione serale del quotidiano con una fruizione fast molto vicina alla mentalità del web. Con tutti gli sprechi in giro, spero che Giancarlo Cerruti faccia marcia indietro e tagli altrove pur di riprendere il discorso di 24 Minuti. Ieri all’uscita della metro a Milano ho ritrovato il solito ragazzo di colore che lo distribuiva e mi ha detto: “Questo è l’ultimo. Da domani non ci vediamo più“. Lo incontravo quasi tutti i giorni e scambiavamo qualche chiacchiera. Da oggi lui che cosa farà così come i colleghi e i blogger della redazione?