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Al cinema con “Il grande sogno”

"Il grande sogno" di Michele Placido

Rosario PipoloMichele Placido si è messo a dura prova girando un film che fotografa il ’68. Nel 1995 la grande sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico mi svelò il limite dei nuovi registi: guardare con insistenza all’Italia delle due Guerre e del Boom economico, quasi fosse un privilegio dei Monicelli o dei Visconti quel vissuto cinematografico. Per fortuna in Il grande sogno Placido esce fuori da quel perimetro storico, ma inciampa in una visione troppo emotiva del ’68 in Italia. Il suo film scimmiotta troppo Mio fratello è figlio unico di Lucchetti (bocciato ingiustamente alle candidature degli Oscar!), persino nello scontro tra i due protagonisti maschili (Scamarcio-Argentero). E’ interessante, nel raggio dell’emotività, la polaroid dedicata a chi sognava di fare l’attore allora, tra le mura di un’Accademia teatrale soffocata dalla sua rigidità. L’unica ninfa reale del film è la brava Jasmine Trinca: mi piace il suo personaggio con quella femminilità decisa e sicura, pronta a lasciarsi alle spalle le certezze del nido familiare per condividere con gli altri un nuovo sogno culturale, sociale e politico (“Mi manterrò facendo lezioni private(…)”. Mi è dispiaciuto della polemica tra Michele Placido e il ministro Brunetta perché l’ex commissario di La Piovra è un attore e regista che si rimbocca le maniche e mette l’anima in quello che fa, anche quando non raggiunge i risultati sperati!

Brunetta e l’assenteismo da “statale”

brunetta150Tutti si lamentano, ma poi quando si passa all’azione qualcuno grida al “terrore”. In Italia c’è aria di bizzarro proibizionismo da una parte, ma dall’altra è giusto che si prendano seri provvedimenti nei confronti dell’ingiustificato assenteismo da lavoro. Emblematico è il recente scandalo a Portici, dove sono finiti in manette 36 dipendenti del comune della città campana. Tutti puntano il dito contro il ministro Renato Brunetta e la sua rivoluzione per arginare la decadence del lavoro pubblico in Italia. Mi pare di capire che qualche dato c’è e non si può fingere di ignorarlo: a gennaio le assenze per malattia nei comuni sono calati del 30%, per non parlare delle scuole dove gli insegnanti adesso ci pensano due volte prima di fingere di “far alzare il termometro”. Anche il cambio di orario della visita fiscale ha sortito il suo effetto, anche se qui il provvedimento andrebbe rivisto con alcune eccezioni. Boomerag Brunetta insomma, alla faccia del Belpaese che cazzeggia, nel rispetto di chi un posto di lavoro non lo ha mentre i sindacati stanno a guardare. Se questo assenteismo ad oltranza fosse stato coccolato dai sindacati italiani, sarebbe un oltraggio puzzolente e “cacoso” nei confronti di chi la mattina si alza e si reca sul posto di lavoro con serietà ed impegno.