Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Tag riccardo scamarcio

Al cinema con Mine vaganti

Il titolo mi piace forse perchè mi ci ritrovo: mi sento una mina vangante. E mi piace pensare allo scompiglio che questo vagare comporta,  assalendo certi ambienti ingessati, piccolo borghesi di provincia, dove pensano di farla franca i predicatori che razzolano male. Lo ammetto: Mine vaganti, l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, non mi ha entusiasmato. Quando vedi l’ennesima pellicola dello stesso regista finisci col fare i confronti con i titoli  precedenti. Saturno contro era un’altra cosa, Le fate ignoranti meglio ancora. E’ inutile fare i “paraculi sapientoni”, ma il gay-oriented funziona oggi, in letteratura come al cinema o in tv. Ci fa sentire guariti da quei fottuti pregiudizi che consegnano alla nostra superbia il diritto usurpato di dire se sia giusto o no.  In Mine vaganti lo humor ci sta ed è pure incalzante; il cast ci sta e Ilaria Occhini, nei panni della vecchia nonna, è raggiante, Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi pure ci stanno e si sono rifilati nella nuova tendenza hollywoodiana che ha trasformato sciupafemmine come Sean Penn e Colin Firth in sex simbol gay. Si fa quel che si può. Ozpetek mette troppa carne a cuocere e i soliti girotondi della macchima da presa si sono già usurati. Il film è un ottimo biglietto da visita per la città di Lecce, che fa da sfondo alla storia e non ha bisogno di “raccomandazioni” per essere scelta come meta delle nostre prossime vacanze estive.

Al cinema con “Il grande sogno”

"Il grande sogno" di Michele Placido

Rosario PipoloMichele Placido si è messo a dura prova girando un film che fotografa il ’68. Nel 1995 la grande sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico mi svelò il limite dei nuovi registi: guardare con insistenza all’Italia delle due Guerre e del Boom economico, quasi fosse un privilegio dei Monicelli o dei Visconti quel vissuto cinematografico. Per fortuna in Il grande sogno Placido esce fuori da quel perimetro storico, ma inciampa in una visione troppo emotiva del ’68 in Italia. Il suo film scimmiotta troppo Mio fratello è figlio unico di Lucchetti (bocciato ingiustamente alle candidature degli Oscar!), persino nello scontro tra i due protagonisti maschili (Scamarcio-Argentero). E’ interessante, nel raggio dell’emotività, la polaroid dedicata a chi sognava di fare l’attore allora, tra le mura di un’Accademia teatrale soffocata dalla sua rigidità. L’unica ninfa reale del film è la brava Jasmine Trinca: mi piace il suo personaggio con quella femminilità decisa e sicura, pronta a lasciarsi alle spalle le certezze del nido familiare per condividere con gli altri un nuovo sogno culturale, sociale e politico (“Mi manterrò facendo lezioni private(…)”. Mi è dispiaciuto della polemica tra Michele Placido e il ministro Brunetta perché l’ex commissario di La Piovra è un attore e regista che si rimbocca le maniche e mette l’anima in quello che fa, anche quando non raggiunge i risultati sperati!