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La rivolta degli studenti “spogliarellisti”

Sono passati quaranta anni dal 1968, l’anno dei cambiamenti e delle rivolte per eccellenza. Mi sembra che nulla sia mutato da allora vista l’aria che tira in questi giorni: in tutta Italia gli studenti sono tornati ad occupare scuole e università per protestare contro l’ultima manovra del Ministro Gelmini. Quale è stata in concreto la via del dialogo al fine di evitare “mani e scazzottate”? Le urla del coro della protesta viaggiano in autonomia senza una controproposta concreta. Ho terminato l’Università dieci anni fa e, ahimè, non sono più studente da un bel pezzo. Tuttavia, il mio rammarico resta sempre lo stesso. Si fa davvero abbastanza – pur alzando la voce col megafono – per cambiare le cose? Ho lavorato diverso tempo all’università e ritrovo ancora ex colleghi che si lamentano per le misere paghe. Alcuni hanno il coraggio di andare all’estero, altri si consolano con la filosofia del “tiriamo a campare”. In giro c’è puzza di troppe contraddizioni perchè alcuni studenti – al di là delle scenette, degli spogliarelli o delle istrioniche mazzate tra bande di sinistra ed estrema destra – fanno parte del “popolo dei parcheggiatori degli atenei”.  Il Senato ha appena trasformato in legge il decreto 137 e domani i Sindacati sono pronti a scendere in piazza. “La piazza” è davvero la più grande conquista di una democrazia, ma rischia di trasformarsi in un cortile di caciaroni se non c’è continuità di proposte. A questa riforma perché non c’è una controriforma? Gli eroi del ’68 sono svaniti. Il pressapochismo dei giorni nostri servirà davvero a salvare il mondo della scuola dalla catastrofe ipotizzata?

Scuola, caro o maledetto maestro unico?

Non vuole essere uno sdolcinato incipit da libro “Cuore”, ma io sono figlio della generazione che alle Elementari si è formato con la maestra unica. Il mio primo giorno di scuola? Settembre 1979, in cattedra la dolcissima maestra Iole e al mio fianco il compagno di banco Giuseppe. Quei cinque anni al II Circolo Didattico di via dei Mille ad Acerra, ad una manciata di chilometri da Napoli, sono stati davvero idilliaci. Quando “il maestro unico” è stato abolito, io avevo lasciato quei banchi da qualche anno, ma dal punto di vista sentimentale non l’avevo mandata giù! Lungo il percorso mi sono convinto che “il maestro multiplo” avrebbe colmato alcune mie lacune e avrebbe indicizzato la mia conoscenza su diversi fronti. Adesso, per tagliare i costi della “scuola sprecona italiana”, il Ministro Gelmini vuole fare un passo indietro e tornare al maestro unico. Mentre il mondo della scuola protesta (i sindacati hanno appena proclamato uno sciopero generale in data da definire), la Camera dice sì al nuovo decreto legge. Non devono essere né gli alunni né le famiglie a pagare questo scotto, ma i fannulloni. Per ridurre le spese inutili, Mariastella Gelmini dovrebbe puntare il dito contro gli sfaticati della scuola pubblica italiana: gli invalidi fasulli che sono balzati in vetta alle graduatorie; i supplenti che fanno tre giorni di annualità e poi si mettono in maternità; gli assenteisti che usano i certificati medici per fare “i cazzi loro”; o alcuni delle segreterie che si scaccolano il naso per metà giornata. Per fortuna, il corpo docenti come il resto del personale non è tutto così. Giù le mani dalla mia maestra Iole, ma per mio figlio non voglio inciampare nella nostalgia: un solo insegnante è roba da libro Cuore!

Anno 1991/1992: La III F del Liceo Imbriani di Pomigliano d’Arco (Na)

Alcune facce della III F

Rosario PipoloNevio, un mio ex compagno di liceo, mi ha rimproverato di brutto diversi anni fa. Diceva che sul mio sito non c’era spazio per la mitica III F del Liceo Classico “Vittorio Imbriani” di Pomigliano d’Arco. Spero che adesso sia riuscito a rifarmi di questa dimenticanza sul mio blog. Ottobre è il mese che associo agli anni di scuola superiore. Forse perché a mano a mano che entravamo nel tunnel autunnale, aumentavano le interrogazioni ed era un delirio. Soprattutto per me che marinavo i noiosi classici latini e greci per interessarmi di musica e teatro, due grandi passioni e oggi parte del mio lavoro. Ero finito in un liceo classico della provincia di Caserta, tra vecchi professori ammuffiti e un’aria di provincialismo, che per levarmela di dosso avrei dovuto cambiare regione. Mi sono trasferito a Pomigliano d’Arco, ad una manciata di chilometri da Napoli, al Liceo Ginnasio Vittorio Imbriani. Allora il mio liceo era in un condominio, mentre adesso si è trasferito in una bellissima struttura: hanno anche il sito http://www.liceovittorioimbriani.it/! Sono capitato in una classe di scalmanati, a cui mi sono legato fin dai primi giorni. C’è voluto tempo, ma poi ci siamo affiatati. Per carità, come in ogni classe che si rispetti c’è il secchione, “il lecchino” (questa categoria è da evitare assolutamente!), la volenterosa che ti fa copiare il compito in classe o “la cazzimmosa” che non aiuta neanche se ti vede spiaccicato alla lavagna. La mattina il viaggio in autobus veniva alleggerito dall’incontro con alcuni compagni di sventura: Nevio, Lilly, Annamaria, Rossella, Cinzia, Enzo e Gaetano, quest’ultimo di un’altra classe. Appena si entrava in classe, ognuno finiva dietro al suo banco e poi c’era la suddivisione come in Parlamento. Il gruppo degli esuberanti, pronti a mettere in croce i professori. C’eravamo io, Nevio, Giacomo, Fabrizio, Alessandro, Genny (Gennaro!) e chiunque si poteva aggiungere era sempre il benvenuto. Il più equilibrato era Tiziano, il primo della classe, che aveva tanta bontà sotto il cappotto. Ho trafitto di sfottò la mia prima compagna di banco – la dolcissima Claudia – perché pensavo fosse snob. Invece era una ragazza stupenda… Ricordo con nostalgia Sara, Loredana, Tiziana, Rachele (che aggiornavo sulle sorti del suo amato Luca Barbarossa!), Nadia, Carmen, Marilena, Grazia, Maria e Valeria. Ah, Valeria che spesso in Vespa andavo a salutare al Parco Arcadia. Una volta abbiamo studiato anche assieme. E poi confessiamolo pure: mi piaceva la sorella Marina, che tenerona! E i professori? Una tragedia:li cambiavamo ogni anno. Simpatici e antipatici, molti dei quali erano per fortuna estremamente umani. Alcuni insegnano ancora lì: Rosa Anatriello, Raffaele Corcione e Anna Maria Esposito (My Sweet English Teacher!). La mitica III F si è congedata nel luglio del 1992 con l’agognata maturità classica. Da allora ci siamo rivisti in diverse occasioni e poi ci siamo persi di vista. Quando ho visto il film “Notte prima degli esami” di Brizzi con quella marea di zaini Invicta ho pensato a quel periodo. Un po’ di nostalgia è legittima sì o no? Scagli la prima pietra chi di voi non è legato agli anni delle scuole superiori! Mi piacerebbe ritrovarli su questo blog, magari qualcuno vi finirà prima o poi. Raccontare tutto sarebbe troppo lungo. E se ognuno di voi aggiungesse una polaroid scovata tra i banchi di scuola superiore?