Non dite a Sbirulino che Sandra (Mondaini) non c’è più!
Non dite a Sbirulino che Sandra (Mondaini) non c’è più perché non capirebbe. Tutti hanno pensato che quel personaggio buffo, nato nel bel mezzo degli anni settanta, fosse stato un capriccio infantile o un passatempo di chi aveva vissuto la gloria del varietà. Nel giorno in cui si svolge il funerale della Mondaini, distraete il malinconico pagliaccio con quelle canzoncine che contagiarono la tv dei ragazzi e i siparietti memorabili che consacrarono l’altra faccia della “dama burlona” dello spettacolo italiano. Sbirulino non ha mai capito chi si nascondesse dietro quel trucco perché hanno provato a convincerlo che il suo “esistere” fosse innocua robetta per far felici i bambini.
Non dite a Sbirulino che Sandra (Mondaini) non c’è più, perché scivolerebbe con prepotenza dalla risata furfantesca alla profondità del dolore. Il “trucco” c’era, ma non si vedeva. Dietro la faccia del clown più famoso del piccolo schermo, si era assiepata l’anima di una donna, che aveva lasciato lustrini e paillette e messo nell’angolo l’egocentrismo della diva per indossare la maschera. Era la maschera a far evaporare il cliché del personaggio, apparentemente burlone, ma trafitto dal cinismo e dalla tragicità della vita.
Non dite a Sbirulino che Sandra (Mondaini) non c’è più perché è l’idiozia umana a farci vedere quanto carnevalesca sia la morte. La donna con la maschera da clown, oggi è tornata ad essere bambina per sempre, come quelli della mia generazione che, col faccino infarinato e in po’ di trucco rubato alle nostre mamme, si sono interstaditi ad essere “Sbirulini” per un pomeriggio, restando prigionieri della bellezza e dello stupore.
Non dite a Sbirulino che Sandra (Mondaini) non c’è più, altrimenti lui smetterebbe di ridere e lei da lassù non si prenderebbe più gioco di noi, che continuiamo a prenderci troppo sul serio, anche tra le righe di un elogio funebre.