Quelli che cercano già il Natale nelle vetrine senza godersi “il tragitto della vita”
Da viaggiatore in giro per il mondo ho imparato che il tragitto è il punto focale di ogni spostamento, più della destinazione o delle tappe intermedie. Lo stesso vale anche nel viaggio della vita, dove ormai è sempre più frenetica la rincorsa con affanno verso la meta, la tappa intermedia, perdendo di vista il dono prezioso dell’esistenza: la quotidianità.
Non sanno quanto si perdono coloro che ficcano già il naso nella vetrina alla ricerca del Natale, hanno l’aria di chi al rientro dalle ferie estive declama con aria afflitta: “Non ci resta che aspettare le festività natalizie”.
I calendari hanno denigrato la nostra vita. Ognuno ha il suo. Il mio barbiere storico, alla periferia di Napoli, vive tenendo a portata di mano quello delle partite del Napoli e credo che il figlio conosca le date a memoria. Una volta gli ho chiesto: “Quando è stata l’ultima volta che ti sei steso su un prato insieme a tuo figlio per osservare il passeggio delle nuvole?”. Pensavo mi ridesse in faccia, invece ha risposto sottovoce: “Non l’ho mai fatto”.
Nel “banale” passeggio delle nuvole c’è molto di ciò che ci è sfuggito di mano: il tempo di vivere non è agganciato ai nostri calcoli mediocri. Quando perdiamo una persona cara, ad esempio, ce ne rendiamo conto ma poi torniamo ad affannarci per rincorrere la meta.
La vita è fatta di quotidianità, la quotidianità è fatta di attimi, gli attimi sono fatti di minuscoli istanti. Gli istanti erano fatti dal primo bacio o dal fidanzamento perduto per correre a passo spedito verso il matrimonio; gli istanti erano fatti dal pianto di nostro figlio nella culla o dalle notti insonni e non dalla smania di vederlo crescere in fretta per farlo diventare un campione; gli istanti erano fatti dalla premura di nostra madre nel mettere un piatto caldo a tavola e non dal conto alla rovescia sul calendario della maggior età per andare a vivere da soli.
Tornando a coloro che hanno ficcato già la testa come gli struzzi sotto le luci artificiali del Natale che verrà, mi sembra di ritrovare gli abitudinari che fanno delle chiacchiere alla macchinetta del caffè la scorciatoia per vivere la nullità, saltellando da una tappa intermedia ad un’altra.
L’orizzonte perduto l’ho sempre ritrovato nel tragitto e non nella meta. Speriamo che il prossimo Natale non arrivi mai, ho ancora milioni e milioni di istanti da vivere ed accorciare così le distanze dall’esistenza.
Se si potesse dare in elemosina tutto il tempo sciupato, moltissimi mendicanti sarebbero ricchi.
(Carmen Sylva)