Il 1 marzo 1973 The Dark Side of the Moon, uno dei dischi capolavoro dei Pink Floyd veniva alla luce mentre io sgomitavo ancora nel pancione di mamma per entrare in questa vita. Possibile che quest’album, che sembra arrivato da chissà quale galassia, abbia già 50 anni? Sì, perché il tempo ci passa sotto il naso ma l’arte può ricompensarci, cristallizzando il divenire e farci sentire immortali anche per il minuscolo tempo di una canzone.
The Dark Side of The Moon, ovvero il Lato Oscuro della Luna, ha raccontato in musica attraverso il formulario del concept album il lato oscuro che si nasconde dentro di noi. La copertina geometrica di Thorgherson e Hardie, la rifrazione della luce attraverso un prisma, a cui si aggiungono le composizioni musicali in cui le tenebre scazzottano con la luce che è in noi. Resta uno dei pochi dischi dei Pink Floyd composti a otto mani da David Gilmour, Rogers Waters, Nick Mason e Richard Wright, è quasi un percorso metafisico grazie anche al tocco del “fisico del suono” Alan Parsons. La voce spettacolare di Clare Torry, ninfa del quartetto londinese, ha trasformato il brano The Great Gig in the Sky in un vero e proprio manifesto vocale.
Ero in prima fila a Venezia, accreditato stampa, nella notte magica del concerto del 12 agosto 2006 con una parte dei Pink Floyd. David Gilmour tirò fuori dal cilindro alcuni gioielli di The Dark Side insieme al compianto Wright, John Carin e al sax storico Dick Parry. Tremavo quando appuntavo sul taccuino il pezzo da pubblicare l’indomani.
Approfitatte delle celebrazioni per portavi a casa un bootleg ufficiale in vinile, pubblicato in occasione del cinquantesimo: The Dark side of the Moon – Live at Wembley registrato a Londra nel 1974. Non aspetterai tanto fossi in voi. A causa delle scazzottate continue tra Gilmour e Waters, i dischi del catalogo dei Pink Floyd sono ristampati a singhiozzo.
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