In tarda mattinana sono su un van che scorazza nel raggio di un centinaio di chilometri da Reykjavik in direzione del Golden Circle, la prima scoperta paesaggistica dell’Islanda occidentale. In realtà il Circolo d’Oro è un misto di parco nazionale, area geotermica e cascate. Sorseggio acqua sgorgata dai ghiacciai, sgranocchio noccioline come se fossi al cinema e dal finestrino mi godo la lunga catena montuosa.
L’area geotermica di Geysir mi ricorda i trascorsi attraverso la Nuova Zelanda quando avvertivo le correnti calde sotto i piedi. La fumarola del gayser sputa contro il cielo come se fosse un rigetto della Madre Terra per tutti gli scempi compiuti e che pagheremo a caro prezzo ogni giorno. In realtà è tutta area vulcanica che risale a 10.000 anni fa, tempo infinito da conteggiare ma non per capire che tutto si trasforma in questa isola incredibile. Domani l’Islanda non sarà la stessa che sto vivendo.
A confermarmelo è una sosta indimenticabile nel parco nazionale di Thingvellir in cui gli andamenti vulcanici hanno portato sopra il livello dell’oceano la dorsale medio atlantica, la cui fossa è nel mezzo delle placche tettoniche che separano l’Europa dal Nord America. Una chicca unica apprezzata anche da chi mastica gli elementi basilari di geologia.
L’incanto del primo pellegrinaggio naturalistico on the road resta la cascata di Gullfoss, che mi ricorda da lontano le cascate di Iguazù spartite tra Argentina e Brasile. Patti chiari e amicizia lunga. Le cascate sudamericane sono inarrivabili e restano al primo posto nella classifica del mio giro del mondo. Gullfoss le richiama nel percorso, nelle serpentine che ci permettono di osservarle da più prospettive, godendo di uno spettacolo unico e irripetibile.
Quando ci avviciniamo, i getti d’acqua sono così possenti da travolgere l’anima del viaggiatore. Insomma, piuttosto che farvi tanti chilometri per le cascate canadesi del Niagara (la parte americana non la considero, è una diga!), ormai prepotentemente commerciali e turistiche, venite in Islanda e vedrete come, dopo aver visto Gullfoss, non vi pentirete.
Risalgo sul van con Gullfoss nel cuore, sulla strada del ritorno.
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